fig. 1: Una splendida scultura inedita di Nicola Fumo |
Un celebre collezionista piemontese ci ha invitato a dare un nome all’autore di una splendida scultura lignea (fig.1–2–3) conservata da generazioni nella sua raccolta. Senza ombra di dubbio si tratta di uno degli esiti più alti mai raggiunti da Nicola Fumo, di cui, per chi non lo conoscesse, brevemente parleremo.
Nel vasto ed ancora poco studiato panorama della scultura in legno policromo nell’Italia meridionale tra Seicento e Settecento, accanto a Giacomo Colombo, vero e proprio caposcuola di quest’arte raffinata, ci sono una schiera di altri scultori altrettanto bravi e significativi, tra i quali spicca il nome di Nicola Fumo.
Nicola Fumo nacque a Saragnano di Baronissi, a pochi chilometri da Salerno, nel 1647, morì a Napoli nel 1725. Grande fu la sua fama di scultore. Fu il vero rivale di Giacomo Colombo. La loro attività fu pressoché parallela. Si contesero la clientela a colpi di maestria scultorea. Fu una gran gara quotidiana a chi riusciva a “piazzare” più opere tra i grandi e piccoli committenti d’arte sacra. Di fatto inondarono di loro opere, devozionali e a volte anche seriali, tutto il Sud d’Italia fino a esportare alcuni grandi capolavori in Spagna. I loro nomi erano conosciutissimi tra i grandi committenti. Si ricorreva spesso a loro per le statue in legno policromo più prestigiose per chiese e cattedrali. Il catalogo completo delle loro opere ancora non esiste perché spesso emergono opere poco conosciute o inedite che lo arricchiscono. Non esistono libri monografici su questi due personaggi: è prematuro scrivere la parola “fine” in merito alla loro produzione artistica, perché vi è ancora tanto da scoprire.
I Fumo furono una dinastia di artisti, altri esponenti della famiglia furono Matteo, autore di una croce lignea nella Chiesa di San Giuseppe Maggiore a Napoli e tre statue raffiguranti S. Tecla, S. Archelaa e S. Susanna. Antonio fu un illustre pittore discepolo di Francesco Solimena. Di Gaetano, argentiere e ceramista, rimangono numerose opere per la Cappella del Tesoro di San Gennaro ed un piccolo San Michele in argento esposto al Metropolitan Museum di New York.
La figura di Nicola Fumo è stata studiata, tra gli altri, soprattutto da Raffaele Casciaro e Gian Giotto Borrelli, che ne hanno individuato numerose opere e dato un’interpretazione critica del suo stile. Non è chiara la formazione dell’artista, forse nell’ambito dello scultore Gaetano Patalano, certamente non è stato allievo del Fanzago come riferisce il De Dominici.
Poco prima o intorno al 1675 l’artista si trasferì a Napoli. Tra le opere notevoli degli anni ’80 e ’90 del Seicento vi sono sicuramente la nota “Assunta” per il Duomo di Lecce e il “S. Francesco di Paola” nella chiesa del Salvatore a Baronissi.
Nell’ultimo decennio del Seicento la produzione artistica di Nicola Fumo divenne particolarmente importante, al punto che alcune sue opere furono inviate in Spagna alla corte di Filippo V.
L’artista inviò nel 1698 in Spagna una «eccellentissima» statua di “Cristo Portacroce” (fig. 4), conservata a Madrid nella chiesa di S. Ginés, diverse statue della “Immacolata” (ad Almeida, nel 1697; a Antequera nel 1705) e la “Virgen de las Maravillas” di Cehegín (prima del 1725). ”La Madonna delle Meraviglie” è sicuramente una delle opere più belle dello scultore. Definita da molto critici come l’emblema della bellezza femminile, fu trasportata su una nave che affondò nei pressi del porto della cittadina spagnola. L’unica cassa sopravvissuta al naufragio fu quella contenente l’opera di Fumo. Gli abitanti subito approfittarono dell’evento per appropriarsi di una scultura che da allora tanto lustro ha dato alla loro comunità, incantò generazioni di visitatori: la bellezza di un viso giovane e aggraziato con lo straordinario panneggio tipico del Fumo ha letteralmente estasiato tanti critici d’arte giunti appositamente nel paesino. Fiumi di inchiostro sono stati versati nel corso di più di tre secoli per un’opera di rara bellezza.
Le espressioni ed i ”movimenti” del corpo tanto realistici quanto sorprendenti sono tra le specialità di Nicola Fumo. Facce espressive ed armoniose, sculture mai statiche; opere caratterizzate da una perfezione raramente raggiunta nel corso della storia. Tutte le statue della Chiesa del Convento Francescano “Santissima Trinità” di Baronissi sono di Nicolò Fumo. La Maria Assunta, ad esempio, sarà una delle specialità dell’artista: una si trova ad Avellino (fig. 5) dove il culto si rinnova ogni 15 agosto.
Nelle ultime opere del Fumo si respira una certa “arietta” giordanesca e una buona libertà esecutiva, come nell’ “Arcangelo Michele” in S. Maria Egiziaca a Napoli e nella “Madonna del carro” a San Cesario di Lecce. Nella sua opera si possono rilevare anche influenze solimenesche, a riprova che tra pittori e scultori vi erano comunque dei rapporti stilistici e influenze reciproche, spesso feconde e importanti.
Achille della Ragione
fig. 2 - Madonna - (particolare) - Alessandria collezione privata |
fig. 3 - Madonna - (dopo il restauro) Alessandria collezione privata |
fig. 4 - Cristo caduto portando la croce- Madrid chiesa di san Genesio |
fig. 5 - Madonna - Avellino cattedrale |
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