Celebrata nei secoli per la sua bellezza da pittori e poeti, la zona è stata completamente modificata dalle colmate che hanno avanzato la linea costiera nella seconda metà del XIX secolo, trasformando l'antica via Mergellina, che correva lungo la riva del mare a partire dalla Riviera di Chiaia, in una strada interna su cui affacciarono i nuovi palazzi di stile eclettico del viale Elena, oggi viale Gramsci.
Mergellina(in napoletano Margellìna) è una zona della città di Napoli, nel quartiere Chiaia, che si estende tra il largo Sermoneta e la Torretta, lambendo Piedigrotta e la Riviera di Chiaia. Si trova in riva al mare, ai piedi della collina di Posillipo. Il suo stesso nome è legato alla posizione sul Golfo: deriva infatti forse dal termine "mergoglino" (uccello acquatico), oppure prende nome da Mergoglino, un giovane pescatore che si era innamorato di una sirena.
L'ultimo intervento sul lungomare di Mergellina fu negli anni Trenta del XX secolo, quando fu realizzata la colmata che permise il prolungamento di via Caracciolo (che divenne il nuovo lungomare di Mergellina) fino al largo Sermoneta e dunque a via Posillipo. Sulla colmata nel 1939 fu posta la fontana del Sebeto.
Dal porticciolo di Mergellina (un tempo di pescatori, oggi turistico, con il molo Luise che funge da luogo di passeggio sul mare) partono quotidianamente gli aliscafi per le isole del golfo.
Mergellina è caratterizzata anche dalle rampe di Sant'Antonio, sistemate dal viceré Medina de Las Torres nel 1643, che salgono dal limite nord di piazza Sannazaro e prendono il nome dalla chiesa di Sant'Antonio a Posillipo, situata sulla loro sommità.
Sono inoltre presenti l'antica Fontana del Leone (detta anche del Mergoglino) lungo via Mergellina, l'ottocentesca Fontana della Sirena in piazza Sannazaro e la chiesa di Santa Maria del Parto, fondata (su un podere avuto in dono da Federico d'Aragona) dal poeta Jacopo Sannazaro, ivi sepolto. Il tempio si trova al di sopra di rinomati ristoranti meta per i buongustai della città e non, tra i quali spicca il rinomato Carminuccio a Mergellina celebre taverna di pescatori a conduzione familiare.
Mergellina occupa lo spazio incluso tra l’inizio di via Posillipo e la fine della Villa comunale nei secoli è sempre stato tra i più belli della città. Non è soltanto il nostro parere, ma anche quello di illustri poeti e scrittori del passato che lo hanno affermato, da Plinio a Tacito, da Boccaccio a Goethe, da D’Annunzio a Virgilio, che vi abitò stabilmente, scrivendo, ispirato dal clima dolcissimo e dal paesaggio irripetibile, le Georgiche, un inno immortale alla vita ed alla natura.
Oggi purtroppo come tanti angoli della città è stato devastato dal traffico incessante, una serie infinita di bancarelle, i cartelloni pubblicitari ed una frequentazione poco raccomandabile.
Un tempo vi erano soltanto laboriosi pescatori, con le loro barchette, indispensabile strumento di lavoro, sulla spiaggia ed allegri tarallari, che offrivano a napoletani e turisti i loro prodotti, appena sfornati, croccanti e saporiti.
Via Caracciolo è la lunga e larga promenade di Napoli: un lungomare che parte da Mergellina e arriva a piazza Vittoria, fiancheggiando la Villa comunale e la Riviera di Chiaia, antica spiaggia della città.
Il suo nome ricorda l'ammiraglio Francesco Caracciolo, eroe della Repubblica Partenopea, impiccato nel 1799 da Nelson all'albero maestro della sua nave e gettato nelle acque del golfo di Napoli, il cui cadavere riemerse e fu raccolto sul litorale di Santa Lucia.
Solitamente strada a scorrimento veloce, ma con ampi marciapiedi per passeggiare, fare sport e respirare aria di mare, la strada si popola di famiglie, bambini, sportivi, saltimbanchi e artisti di strada nelle saltuarie domeniche in cui viene chiusa al traffico, e dedicata allo svago dei cittadini.
Fino alla fine dell'800, il mare giungeva quasi fino ai palazzi della Riviera di Chiaia; poi si decise di colmare la spiaggia, creando questa nuova strada, dedicata all'ammiraglio napoletano del Settecento, uno dei personaggi della Rivoluzione del 1799. Le scogliere presero così il posto della sabbia, eccezion fatta per alcuni lembi di spiaggia sopravvissuti, in corrispondenza delle celebri rotonde. Creata su una colmata nel 1869-80, la grande strada è considerata una delle più belle litoranee del mondo e corre fino a Mergellina con visioni panoramiche sulla città e sulle colline del Vomero e di Posillipo.
È separata dal mare solo da alcune scogliere artificiali, che hanno preso il posto delle antiche spiagge di cui restano solo alcuni frammenti in prossimità delle rotonde; un progetto del Comune di Napoli prevede per il futuro la ricostituzione dell'arenile. Dotata di ampi marciapiedi, veniva chiusa al traffico e dedicata allo svago dei cittadini la domenica. Attualmente, la strada è aperta al transito veicolare in entrambe le direzioni con due corsie per senso di marcia con annessa pista ciclabile sul lato mare. Il tratto di strada che va da Piazza della Repubblica fino alla confluenza di Viale Dhorn (comunemente chiamata "rotonda Diaz"), è dal 6 maggio 2013 area pedonale. A metà percorso si apre la rotonda Diaz, un ampio spazio circolare detto così per la presenza del monumento equestre al generale Armando Diaz, opera del 1936 di Francesco Nagni e Gino Cancellotti, affiancato da due grandi fontane circolari.
Costruita nel 1883 è ritenuta una passeggiata da favola, non solo dagli indigeni, ma anche da illustri personaggi del passato e dai turisti, che ancora si avventurano a visitare la città.
In precedenza la costa era caratterizzata da un susseguirsi di piccole spiagge, anfratti rocciosi e piccole rade, mentre affianco alle poche casette di pescatori, dominavano solenni dei pini secolari.
La città con la creazione della nuova arteria acquistò in modernità, ma dovette perdere un paesaggio bucolico impareggiabile.
Un discorso a parte merita il mercatino dell’antiquariato, che si svolge in alcuni fine settimana nei vialoni della Villa comunale, un appuntamento vivace che, nato in sordina, ha conquistato in breve tempo la fiducia dei collezionisti napoletani e soprattutto ha fatto avvicinare alla passione per l’antico ampie fasce di neofiti. La merce esposta è la più varia: mobili e ceramiche, quadri e vasi, croste e cianfrusaglie, tappeti, statue, cartoline, manifesti, libri antichi e moderni, telefoni d’epoca e giradischi rotti, e chi più e ha più ne metta. Ogni tanto ci scappa l’affare per l’intenditore, più spesso capita l’imbrusatura per chi si avvicina per la prima volta a questo tipo di mercatini.
Gli espositori non sono solo napoletani, ma vengono da tutta la Campania ed anche da altre regioni.
Qualche domenica, con il sole ed il divieto di circolazione, la folla è straripante e gli affari per i commercianti vanno a gonfie vele.
I libri antichi dalle preziose copertine sono offerti in numerose bancarelle e l’occhio del conoscitore spesso riesce a fiutare il pezzo di pregio sfuggito allo stesso commerciante. Molto è anche il ciarpame e tutta una serie di cose inutili che sembra incredibile possa trovare un acquirente, ma molti sono i frequentatori di bocca buona ed alla fine ogni oggetto, se ha pazienza, trova la sua collocazione.
Le vendite sono facilitate dall’atmosfera incantevole di una splendida villa baciata dal mare, l’elemento regolatore della visibilità e della vivibilità dell’intera città e della spettacolare via Caracciolo, la strada, senza false modestie, più bella del mondo.
Via Caracciolo, la regina tra le strade napoletane, si sviluppa per buona parte del lungomare napoletano, congiungendo Mergellina alla zona di S. Lucia, protraendosi, pur cambiando denominazione, fino a via Acton.
La zona di S. Lucia è una delle più belle ed eleganti della città di cui rappresenta un’efficace sintesi di storia e costume. Dall’isolotto di Megaride dove Lucullo imbastiva sfarzose tavolate con pranzi succulenti alla mole imponente del Castel dell’Ovo, fino al Chiatamone, al Pallonetto ed al Borgo marinaro palpitanti di vita, dove nell’Ottocento si accalcavano caratteristici venditori di acque sulfuree nelle originali mummarelle e di freschissimi frutti di mare.
Un luogo dove nel nono secolo a. C. nasce la stessa città di Napoli, anche se l’aspetto odierno è quello determinato dalla coraggiosa colmata verso il mare, eseguita nei primi anni del Novecento, che ha permesso di acquistare spazio vitale.
Ed inoltre una miscellanea di personaggi dalle dive del caffè chantant ai contrabbandieri, da impeccabili viveur ad artisti e scrittori, oltre a personaggi leggendari: Zi Teresa, Marotta e Ranieri ed i grandi della Terra riuniti nei grandi alberghi per il mitico G7.
Riportiamo una nostra lettera, pubblicata dai principali giornali nazionali: “Amore, non 6 un sogno, ma una splendida realtà, perciò posso sognarti”, questa frase è incisa su uno scoglio di via Caracciolo e leggendola anche io ho voluto sognare ed ho immaginato la strada più bella del mondo trasformata in un’arteria ad otto corsie con una spiaggia lunga chilometri e decine di migliaia di bagnanti accorsi da ogni angolo della Terra a rosolarsi al sole.
Un sogno malizioso, ma non proibito, che potrebbe diventare realtà con una spesa un decimo di quella preventivata per la bonifica di Bagnoli, se una volta tanto politici e mass media facessero fronte comune per assicurare alla città una risorsa prodigiosa in grado, oltre al prestigio planetario, di assicurare migliaia di posti di lavoro ed un futuro ai giovani costretti ad un esodo di dimensioni bibliche.
E su questa bellezza che tutti ci invidiano, concludiamo, per la gioia dei neoborbonici, con una favoletta.
Un bambino passeggia in compagnia dei genitori sul celebre lungomare e chiede al padre perché al famoso ammiraglio è stata intitolata una strada così importante.
“Perché era un martire del ’99 figliolo” - risponde il padre – “e cosa ha fatto per divenirlo?” – chiede ingenuo il pargoletto – “ha tradito il suo re!”.
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