Il grido di dolore e speranza di Totò Cuffaro dal carcere di Rebibbia
Da pochi giorni in edicola ed in libreria sono state distribuite le prime 10000 copie de “Il candore delle cornacchie” (Ed. Guerini - 20 euro; i diritti d’autore saranno devoluti in beneficenza).
Il volume scritto da Totò Cuffaro racconta la sua esperienza da uomo politico più potente della Sicilia a matricola 87833 del carcere di Rebibbia.
Per il titolo l’autore si è ispirato alle numerose cornacchie che affollano il cielo del penitenziario cantando allegramente, libere di poter andare dove desiderano e dalla circostanza che una di esse, il primo giorno di detenzione, si posò sulla finestra della sua cella e pareva volesse intraprendere un sorprendente dialogo muto col prigioniero; si parlarono con gli occhi, poi il volatile scappò via verso il vento della libertà.
Cuffaro rivendica la sua innocenza, ma, nello stesso tempo, accetta con cristiana rassegnazione la sua condanna.
Egli è sorretto da una fede incrollabile, la quale gli permette di sopportare le angherie e le assurdità di un regolamento penitenziario colmo di divieti e dove i numerosi doveri umiliano i pochissimi diritti.
Molti gioiscono quando un potente viene sbattuto nelle patrie galere, ben pochi riconoscono il rispetto per chi era andato a costituirsi con i suoi piedi, senza imprecare contro i giudici, con una dignità riconosciuta dagli stessi avversari politici.
Nella narrazione vengono descritti senza acrimonia l’umiliazione delle manette del tutto inutili per chi si era consegnato spontaneamente, la cattiveria del sequestro degli effetti personali che con amorevole dolcezza la moglie aveva sistemato nella sua borsa, l’approfondita ispezione corporale subita, tutto nudo, in una stanza gelida.
Vedendo gli ergastolani egli si considera fortunato, che un giorno, a differenza di loro, potrà tornare ai suoi affetti familiari, alla sua tenuta in campagna dove farà il contadino, allevando pecore e capre e continuando a produrre un vino tra i più rinomati della Sicilia.
Si parla della sua ora di corsa mattutina che gli ha permesso una forma fisica perfetta, perdendo in un anno oltre trenta chili.
Oltre cento parlamentari sono venuti a fargli visita oltre a numerosi ecclesiastici da semplici sacerdoti a qualche cardinale. Ma la visita più gradita fu quella di Marco Pannella, venuto la notte del 31 dicembre per cenare con lui assieme a detenuti ed agenti carcerari.
Poco prima vi era stato il 18 dicembre l’incontro con il Pontefice, dopo tante volte che aveva parlato con lui affettuosamente nelle sfarzose sale del Vaticano.
Confessa che vi è una donna misteriosa di cui conosce solo il nome, Antonella, che ogni giorno gli manda una cartolina per fargli compagnia da ogni parte del mondo, forse una hostess.
Vi sono anche particolari raccapriccianti come il suicidio per impiccagione di Luigi, un detenuto dimenticato dai suoi familiari e che ha pensato che l’unico modo per uscire dall’inferno della galera era togliendosi la vita.
Vogliamo terminare con una sua poesia che fa da quarta di copertina del libro.
Il carcere è un posto
che ti priva
non soltanto della libertà
ma soprattutto
del respiro lungo della vita.
Ci manca il fiato.
Il carcere ti spezza il fiato.
Il libro "Il candore delle cornacchie" scritto in carcere da Totò Cuffaro, ex governatore della Regione Sicilia ora detenuto per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, è tra i ventiquattro titoli candidati al Premio Strega 2013
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