Gentile direttore,
di recente ho letto sulla sua rivista molte pagine dedicate al tema dell’aborto.
Chi le scrive è un grande peccatore, perché per decenni ho praticato l’interruzione volontaria della gravidanza e nello stesso tempo sono il massimo specialista italiano della materia: mi sono battuto per l’approvazione e l’applicazione di una legge, che regolasse la spinosa questione; negli anni Settanta ho introdotto in Italia il metodo Karman (basato su una semplice aspirazione della durata di pochi secondi) che può essere adoperato solo nelle prime settimane di gestazione, quando esiste solo una rudimentale stria primitiva e nessuna traccia di attività elettrica cerebrale; nel 1992 ho sperimentato in ambiente ospedaliero, una associazione di farmaci in grado, sempre nei primi giorni di gestazione, di indurre l’aborto senza necessità di intervento chirurgico.
Ho organizzato simposi sull’argomento e scritto sulle principali riviste italiane e straniere.
Potrà sul web consultare, tra le tante mie pubblicazioni, digitando tra virgolette il titolo, la mia relazione introduttiva al convegno “L’Embrione, tra Etica e Biologia”, al quale parteciparono oltre a medici e scienziati di fama mondiale, anche docenti della facoltà di Teologia di Napoli.
Avrei molto da dire anche sulla fine della vita, quel delicato momento, sul quale la Chiesa non si è definitivamente pronunciata, a differenza del suo inizio, sancito nel 1869 da Pio IX con un dogma nell’Apostolicae Sedis, il quale fa coincidere la fecondazione con l’entrata dell’anima nel corpo. Un’asserzione che riveste un profondo significato, anche sotto il profilo scientifico, perché in quell’attimo si origina un nuovo essere, frutto di due diversi patrimoni genetici, che prima non esisteva.
Durante i 35 anni di professione ho sempre adoperato esclusivamente il metodo Karman, seguendo la teoria di quegli studiosi che distinguono un pre-embrione, antecedente l’embrione e ritengono che il primo, un mero agglomerato di cellule, privo di individualità, perché in ogni momento può trasformarsi in due gemelli monozigoti non abbia ancora dignità umana.
Ho sempre creduto in un Dio creatore, con profonda convinzione, poi all’improvviso ho incontrato il Dio della misericordia, che da mesi mi invita a riflettere ed a fare pubblica ammenda di tutto ciò che ho fatto e propagandato nel corso della mia vita.
Anni fa un celebre collega americano, dopo aver praticato circa 40.000 interruzioni di gravidanza, un numero inferiore a quelle da me eseguite, manifestò sui principali quotidiani i segni del suo pentimento, una sensazione identica a quella da me provata in questi ultimi mesi e vorrei, attraverso la sua autorevole rivista (se vuole anche sotto forma di intervista) rendere pubblica la mia resipiscenza, contando, grazie alla mia notorietà e alla mia autorevolezza, di poter influenzare, non certo il fedele, ma il laico e soprattutto l’opinione pubblica o il legislatore.
Achille della Ragione
Via Manzoni 261 B
80123 Napoli
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