Natura morta di pesci con gatto Olio su tela (73x100) Collezione della Ragione - Napoli |
Questa opera, inedita, presenta sulla base della pietra in primo piano la sigla G.R., un monogramma che talune volte ha generato problemi attributivi con Giacomo Recco e Giuseppe Ruoppolo. Nella tela in questione, ad ogni modo, l'analisi stilistica ed iconografica permette di assegnare, con ragionevole certezza l'opera a Giuseppe Recco nel suo momento espressivo più intensamente naturalistico, ancora sotto l'influsso e la suggestione caravaggesca, quando il pittore determina con precisione i singoli oggetti con uno studio attento della materia e della luce. Chiari elementi che conducono allo stile di Giuseppe Recco sono la presenza del grosso pesce rosso m primo piano con la bocca aperta verso l'alto, caratteristica di molti suoi quadri tra cui la famosa «Natura morta di pesci con pescatore» della collezione Pagano di Napoli.
Lo stesso pesce con piccole variazioni lo ritroviamo in molti altri quadri del Recco tra cui ricordiamo «Pesci ed ostriche» del National Museum di Stoccolma e «Paesaggio marino con Natura morta di pesci e aragoste» di collezione privata a Napoli, firmato e datato 1666.
Nel «Pesci e conche di rame» di collezione Canessa, Roma, anch'esso siglato, oltre all'identico pesce è presente anche un piano di appoggio molto simile ed un secchio di rame eguale a quello del quadro in esame.
Il secchio di rame è presente in molte altre opere firmate ed inoltre notevole è la somiglianza del gatto, teso ad afferrare come un fulmine un' anguilla, pesce tradizionale della cucina napoletana, con l'analogo «felino» della tela «Natura morta di pesci con gatto e conca di rame» conservata al Metropolitan di New York.
Giuseppe Recco dedica nelle sue tele una maggiore attenzione al soggetto «pesci» in un momento di acquisita maturità artistica, dopo aver trattato molti alti temi, quali gli interni di cucina, un genere caro alla tradizione napoletana, i fiori , fino alle curiosità ed alle vanitas, dimostrando una vastità di interessi ed un ampio registro di riferimenti culturali, oltre alla conoscenza di elementi della natura morta romana, spagnola e fiamminga.
Il quadro in esame è tutto giocato su una vasta gamma cromatica, dal rosso sfolgorante del pesce in primo piano agli argenti, ai grigi ed ai bruni degli altri oggetti raffigurati. Una particolare attenzione è dedicata al gatto, dagli occhi luccicanti, che, con scatto felino è colto nel momento in cui afferra un'anguilla. La luce proveniente di taglio dalla finestra crea effetti chiaroscurali molto intensi, mentre il trattamento pittorico delle superfici segue criteri lucidamente oggettivi, caratteristici del Recco offrendo così un'intensa naturalezza nella resa luminosa dei vari pesci ed oggetti rappresentati.
Particolare della sigla G R |
Giuseppe Recco (Napoli 1634 – Alicante 1696 ) è tra i massimi esponenti della natura morta napoletana del Seicento, figlio di Giacomo famoso come fiorante e nipote di Giovan Battista, celebre per i suoi interni di cucina ed a sua volta padre di Elena e Nicola Mana, anche essi pittori pur se su di un gradino più basso del loro predecessori.
Di recente alcuni ritrovamenti documentari di Perez Sanchez, che indagava su di un titolo dì cavaliere dell'ordine di Calatrava assegnato, secondo il De Dominici, al Recco, hanno identificato un Giuseppe Recco probabilmente insignito del titolo di «Eques», con cui il nostro artista amava firmarsi negli ultimi anni della suaattività, ma da riferirsi ad un Giuseppe figlio però di un Guglielmo e nato non nel 1634 ma nel 1645. Il dubbio di un'omonimia e di una mescolanza operata dal De Dominici da fatti inerenti a due persone distinte permane, per cui la situazione anagrafica rimane confusa e bisognosa di nuovi studi chiarificatori, mentre sembravano del tutto accettati dalla critica i dati prodotti dalle ricerche del Salazar, confermati anche dal Prota-Giurleo. L'inizio dell'attività di Giuseppe Recco mosse dall'esperienze del padre e dello zio rinnovando le formule di famiglia dei «fiori» dei «pesci» e delle «cucine».
II suo cammino è stato abbastanza ben definito dalla critica perché molte sono le sue opere datate e firmate, anche se a volte si sono creati dei problemi attributivi legati alla confusione che il monogramma «GR», presente dopo un certo periodo nelle sue opere solo siglate, genera tra lui, il padre e Giuseppe Ruoppolo.
Numerose sono le sue opere conservate nei più importanti musei del mondo (Prado, Capodimonte, Uffizi, Gemaldegalerie, Metropolitan, Stoccolma ecc.) e nelle principali collezioni private italiane e straniere.
RispondiEliminaChe meraviglia Achille. Una vita silenziosa che vale più di un patrimonio. Beato che ne puoi godere nel tuo palazzo fortezza sotto custodia dei tuoi rottweiler.
Antonio Giordano