fig. 01 - Jusepe de Ribera - Evangelista - Genova collezione Marasini |
fig. 02 - Jusepe de Ribera -Pentimento di Pietro - Genova collezione Marasini |
La rappresentazione di mezze figure di santi e filosofi, investigati con crudo realismo, fu una moda nata nella bottega del Ribera a Napoli ed affermatasi poi anche in provincia grazie ai suoi discepoli, tra i quali, con una rilettura originale, si annovera anche il sommo Luca Giordano, che più volte ritornerà sul tema nel corso della sua lunga carriera, dilatando oltre misura la sua fase riberesca, identificata erroneamente dalla critica con un periodo unicamente giovanile.
Tra i più convinti seguaci del valenzano si distingue Francesco Fracanzano, il quale nel 1622, dalla natia Monopoli, si trasferisce con la famiglia nella capitale, entrando giovanissimo nell’ambiente artistico partenopeo, grazie anche al matrimonio, celebrato nel 1632, con la sorella di Salvator Rosa.
Lavorando con il Ribera ne recepì la stessa predilezione per la corposità della materia pittorica e ripropose spesso i soggetti più richiesti dalla committenza: studi di teste e mezze figure di filosofi e profeti su fondo scuro.
Nei due dipinti che esaminiamo in questo articolo, un Evangelista (fig.1) ed un Pentimento di Pietro (fig.2) per la qualità molto alta delle composizioni, riscontriamo viceversa il pennello del valenzano ed il riferimento più cogente possiamo riscontrarlo ammirando il S. Andrea (fig.3) conservato a Napoli nella pinacoteca dei Gerolamini.
Della collezione a cui appartengono, la celebre raccolta Marasini, da poco trasferitasi a Genova, ci siamo occupati di recente, studiando un altro dipinto dello spagnoletto in un articolo che ha ottenuto il plauso dei più importanti studiosi e che si può consultare digitando il link
http://achillecontedilavian.blogspot.com/search?q=una+replica+autografa+del+giacobbe
Con una tavolozza accesa vengono rappresentati con enfasi appassionata e senza alcuna pietà i due personaggi, sadicamente indagati nella smagrita decadenza dei corpi consunti, dalla epidermide incartapecorita e grinzosa, dagli occhi lucidi e brillanti. Il Ribera si abbandona ad un verismo esasperato al di là di ogni limite convenzionale col suo pennello intriso di una densa materia cromatica, con un vigore di impasto che ricorda l’accesa policromia delle più crude immagini sacre della pittura spagnola coeva, segno indefettibile della sua mai tradita hispanidad, ignara dei risultati della pittura rinascimentale italiana. Ed ecco rappresentato un infinito campionario di umanità disperata e dolente, ripresa dalla realtà dei vicoli bui della Napoli vicereale con un’aspra e compiaciuta ostentazione del dato naturale.
Concludiamo il nostro contributo accennando all’attività napoletana del Ribera, che raggiunse il culmine della celebrità all’ombra del Vesuvio.
Nell'estate del 1616 lo Spagnoletto giunge a Napoli e si trasferisce subito in casa dell'anziano pittore Giovanni Bernardino Azzolino e dopo appena tre mesi sposa Caterina, la figlia sedicenne di quest'ultimo, da cui avrà sei figli.
In pochi anni egli acquista una fama europea facendo uso della tragicità del Caravaggio, suo punto di forza. Inizia anche un'intensa produzione che non lo mantiene lontano dalla sua Spagna, dove comunque continuava a spedire opere. Il tema pittorico si fa più crudo e realistico e nascono così opere come il Sileno ebbro, 1626, oggi al museo nazionale di Capodimonte ed Il Martirio di Sant'Andrea, 1628, al Szépművészeti Múzeum di Budapest, solo per citarne alcune. Si accende in quel periodo la rivalità tra lui e l'altro grande protagonista del Seicento napoletano, Massimo Stanzione.
Negli anni Trenta subì l'influenza di artisti come Antoon van Dyck e Guido Reni e perfezionò il suo stile. Eseguì in questi anni capolavori assoluti ospitati oggi in diversi musei nel mondo. Dall'Adorazione dei Pastori del Louvre al Matrimonio mistico di Santa Caterina conservato al Metropolitan Museum of Art. Il decennio che va dagli anni Trenta fino ai Quaranta fu il più prolifico per il Ribera. Compose in questo periodo essenzialmente temi religiosi: la Sacra Famiglia con i santi Bruno, Bernardino da Siena, Bonaventura ed Elia (1632-1635) al Palazzo reale di Napoli, la Pietà al museo nazionale di San Martino, il Martirio di San Bartolomeo (1639) e il Martirio di San Filippo (1639) entrambe al Prado di Madrid. Non tralasciò anche opere profane, come le figure dei filosofi o la Maddalena Ventura con il marito e il figlio (1631). A Pozzuoli presso la Cattedrale di San Procolo è conservato il dipinto Sant'Ignazio da Loyola e San Francesco Saverio. A Cosenza, presso la Galleria Nazionale di Palazzo Arnone, è conservato un suo bellissimo dipinto del 1635-40, dal titolo Ecce Homo.
A Napoli, il pittore si impegnò nella monumentale opera di decorazione della Certosa di San Martino, portata a compimento in cinque anni (1638-1643). Per il luogo di culto partenopeo, Ribera aveva già dipinto la Pietà nel 1637. Nel 1638, sempre per la Certosa, gli fu commissionato il dipinto Comunione degli apostoli, terminato tredici anni più tardi e caratterizzato da un approfondimento psicologico dei personaggi.
L'ultima parte della sua vita è segnata tragicamente dalla malattia che di fatto riduce drasticamente il numero di opere eseguite. Gli anni Quaranta sono segnati da un ritorno alla sua prima fase compositiva, tenebrosa e cupa, abbandonando le luci assimilate dal Reni. Jusepe de Ribera morì nel 1652 e fu sepolto, come confermato dai documenti, nella chiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina, nell'omonimo quartiere di Napoli. A causa dei rimaneggiamenti apportati alla chiesa, tuttavia, dei suoi resti oggi non è rimasta traccia
Achille della Ragione
fig. 03 - Jusepe de Ribera - Sant'Andrea - Napoli pinacoteca dei Gerolamini |
Carissimo professore grazie!
RispondiEliminaCome sempre peraltro, la sua grande competenza rinnova nei lettori emozioni intense dove la contemplazione estetica fonde in un'unica forza espressiva la bellezza delle forme con l'eloquenza linguistica.
Spero di venire presto nella bella Napoli dove nacque mia nonna materna davanti al Gesù nuovo e d'incontrarla...
Marasini
Sono due Ribera molto belli
RispondiEliminaRosaria Di Girolamo
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