sabato 9 marzo 2019

Visita sabato 16 marzo: mostra su Chagall

Sabato 16 marzo ore 10:30 (15 euro), nel centro storico di Napoli, nella bella Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, si terrà un’interessante visita alla mostra su Marc Chagall, il grande pittore russo.



Carissimi amici ed amici degli amici esultate, la prossima visita guidata, la 27^ del nuovo anno accademico, sarà sabato 16 marzo ed interesserà la mostra su Marc Chagall che si tiene presso la basilica della Pietrasanta con appuntamento alla biglietteria della stessa alle ore 10:30  e con un biglietto (attenzione) di 14 euro. Essa sarà guidata dalla professoressa Elvira Brunetti, alias mia moglie.
Nelle more vi invio un suo articolo sull’argomento e vi segnalo che in futuro potrete sapere dove si svolgono le visite consultando il mio blog digitando il link
http://achillecontedilavian.blogspot.com/

Spargete la lieta notizia ai 4 venti

Achille


fig. 1 - Il corvo e la volpe


Chagall, il pennello di un poeta
(articolo di Elvira Brunetti)


Chagall piace.
Tra tutti i pittori del Novecento è quello cui si dedicano  più mostre, perché il successo è garantito, anche se il numero dei disegni o delle incisioni in bianco e nero supera quello dei dipinti.
Attualmente e fino al 30 giugno nella basilica della Pietrasanta di Napoli si possono vedere varie sue opere, che permettono di allargare la visione classica del pittore dei fidanzatini che si librano romanticamente in cielo.
I primi ambienti della sede espositiva accolgono le litografie, che illustrano le famose favole di Jean de la Fontaine, realizzate su incarico del celebre mercante parigino Ambroise Vollard tra il '28 e il '35. E' il poeta dell'immagine, che penetra il mondo di un bestiario fantastico per raccontare, attraverso gli animali, i vizi degli esseri umani, tuttavia sempre col sorriso dell'ingenuità. Vedi "Il corvo e la volpe" (Fig.1).
Il quadro più importante della mostra è :"Le coq violet" (Fig.2). In un'atmosfera tipicamente circense gli spettatori felici acclamano l'esibizione di quattro attori. C'è Bella con gli abiti da sposa in groppa ad un cavallo verde, che accoglie sorridente i fiori offerti dal cavaliere in maschera in primo piano nell'eterno gesto del grande amore; ci sono poi un clown che suona una tromba ed un gallo capovolto con la testa all'ingiù, di vaga reminiscenza surrealista. Quest'ultimo indica il mondo sotto sopra di Chagall. Come in un sogno il quadro è tutto blu, di memoria picassiana. Eseguito negli anni '60, Bella la moglie tanto amata è ormai deceduta da tempo. Ma il ricordo del passato è sempre vivo nella mente dell'autore, che vede con gli occhi dell'immaginazione una realtà che fa diventare fantastica.
Quello più piccolo sempre sullo sfondo blu è il ritratto dei due fidanzatini (Fig.3), teneramente avvinghiati, anche se una mano reca il solito bouquin di fiori. E'un'opera degli anni '30, pervasa da una profonda malinconia. In basso si notano le vecchie case di Vitebsk, il loro villaggio natale. Degna di nota è la sapiente scelta coloristica in grado di evidenziare i due corpi in primo piano, chiaro riferimento al fauvisme di Matisse, sebbene Chagall sia stato solo tangente, ha semplicemente sfiorato tutti i movimenti avanguardisti d'inizio secolo, perché in sostanza è rimasto un indipendente dallo stile e dalla poetica completamente inconfondibili e personali.
Del '55 è il ritratto di Vava (Fig.4), sua seconda moglie con la quale sembra aver ritrovato di nuovo l'amore attraverso i fiori, che ne sono il migliore linguaggio. Anche qui la pittura è fiabesca, dalle case ai personaggi, i colori estremamente vivaci, le dimensioni del tutto arbitrarie, come eseguite dalla mano di un fanciullo. Chagall guarda il mondo con l'innocenza di un bambino.
Molto bello è "Il villaggio russo" del 1929 (Fig.5) per l'efficacia dell'aria invernale coinvolgente l'intera rappresentazione. Non è solo la presenza della neve, è il cielo plumbeo, la slitta da favola, elementi che riempiono di solitudine e di nostalgia le case di legno degli umili contadini. Forse è Vitebsk alla fine dell'Ottocento. Oggi è in Bielorussia, ma durante l'impero russo c'erano i pogrom e gli Ebrei non potevano vivere nelle grandi città, dove vigevano persecuzioni maggiori. Chagall attraversa i momenti storici più terribili del secolo breve dalla rivoluzione russa alla Shoah.  Più di tanti altri ha incarnato il mito dell'ebreo errante, spesso presente nelle sue opere, insieme a molti simboli della sua appartenenza all'Ebraismo Chassidico, che valorizza il mondo contadino. Conosce e vive l'esilio, per questo riesce a rendere molto bene l'Esodo dall'Egitto nelle litografie che sempre Ambroise Vollard gli commissiona (Fig.6 Davide e Golia). La Bibbia era per lui la principale fonte di poesia di tutti i tempi. Racconta tutto il dolore del popolo ebraico, ma sempre come in un sogno. Viaggia per anni in Palestina, a Gerusalemme, in Egitto e senza foto, né documenti, solo con l'immaginazione dal '35 al '56 realizza centinaia di opere.
André Malraux nel 1969 le ha raccolte nel museo di Nizza. L'artista le ha donate alla Francia, sua patria adottiva, perché costituissero un monito di fratellanza e di pace per le generazioni future.
La mostra s'intitola "Sogno d'amore", perché Chagall (1887–1985) credeva veramente che nell'arte come nella vita tutto è possibile se si comincia dall'amore.

Elvira Brunetti 
fig. 2 - Le coq violet

fig. 3 - I due sposi
fig. 4 - Il ritratto di Vava
 fig. 5 - Villaggio russo
fig. 6 - David e Golia






1 commento:

  1. Carissima Elvira
    Complimenti per il tuo articolo

    è veramente molto interessante come anche la scelta delle 6 immagini : Il tema dell’amore (i due sposi e il ritratto di Vava), cosi come quello della religione ebraica (David e Golia) o il richiamo alle origini (Villaggio Russo), sono vivi nell’opera di Chagall.
    Mi è piaciuto molto il richiamo al mito dell’ebreo errante (il richiamo ai viaggi in Palestina, in Israele, in Egitto). Tutti gli ebrei, da Albert Einstein, a Sigmund Freud, a Karl Marx hanno dovuto patire più dei loro simili nelle discipline dove si sono affermati, solo per il fatto di essere ebrei. Ma le loro origini sono state sempre un motivo di orgoglio e di obbligato richiamo nella loro espressione artistica. Basta pensare ai film di Woody Allen o alla lobby sionista nel mondo da Zuckerberg a Miliband. Tutti elogiano il fatto di essere ebrei. Chagall non può evitare il richiamo alla bibbia, il ricordo di un passato di persecuzioni che traspare nei suoi personaggi tristi e malinconici e il ricordo dell’esodo ebraico.

    Mi piace anche il tuo richiamo al Blu di Picasso. Questo colore intenso, sfumato e alle volte pastoso, vorticante. Il colore dell’attesa no?
    Strano che un pittore povero in vita ne potesse utilizzare così tanto. Quando ho visitato il museo dell’acropoli ad Atene ci hanno spiegato che il blu era un colore molto costoso perché richiedeva l’utilizzo dei lapislazzuli che dovevano essere importati dalle zone arabe e lavorati tramite macinazione. Erano quindi riservati alle « occasioni speciali ».
    Però è vero che Chagall lo utilizza moltissimo. Pensa al quadro « una sera alla finestra » o « all’imbrunire ».

    Ho trovato interessante il tuo richiamo ai simboli (« simboli della sua appartenenza all’ebraismo chassidico che valorizza il mondo contadino ») perché’ è importante fare capire al lettore che nella pittura di Chagall i simboli sono ricorrenti anche se sono combinati in modo diverso. Questo richiamo al mondo degli animali che tu definisci divinamente « il bestiario fantastico » spiegando ancora una volta cosa simboleggia.
    Narrazione e contenuto simbolico sono credo inscindibili nell’arte di Chagall: il racconto è fatto per immagini e le immagini parlano sempre. Le sue opere sono sempre abitate almeno da un gallo, da agnelli e capre, talvolta anche da pesci. Sono tutti animali dalla forte componente simbolica sessuale, soprattutto maschile, ma che rimandano sempre anche alla sua cultura: il gallo canta l’avvicinarsi del giorno e l’arrivo della luce, l’agnello è l’animale sacrificale per eccellenza, il pesce è simbolo cristologico.
    Insomma mamma hai scritto un bel articolo che ha diversi livelli di lettura a seconda di chi lo legge.
    A me personalmente ha fatto pensare molto, soprattutto questo richiamo al sogno che trasfigura il quadro e permette di mettere le immagini dei personaggi sopra I paesaggi o far perdere il richiamo alla prospettiva.

    RispondiElimina