Rosario Pinto |
Rosario Pinto è uno dei tanti studiosi locali la cui opera, poco nota al grande pubblico, è fondamentale per le ricerche e gli studi effettuati in particolar modo sull’attività delle pittrici napoletane dal ‘600 ai giorni nostri, argomento mai trattato in precedenza, che Pinto approfondisce facendoci conoscere, oltre alle famose Artemisia Gentileschi, Diana De Rosa (più nota come Annella Di Massimo) ed Elena Recco, altre sconosciute artiste, spesso monache, che, nel segreto del claustro, si sono espresse a livelli più che dignitosi. Inoltre, l’autore sottolinea come in quegli anni alle donne fosse concessa la penna, ma non il pennello.
Docente di storia dell’arte, Pinto ha dedicato tutto il tempo libero allo studio, divenendo esperto di pittura antica e contemporanea, curando mostre e relativi cataloghi di numerosi artisti, che lo cercano nella speranza di un giudizio positivo, che egli esprime costantemente con libertà ed onestà intellettuale.
Altra chicca nella sua produzione è una monografia sui pittori di Atella, terra prodiga quanto fertile, che ha dato natali a più di un artista famoso.
Il libro più noto di Pinto, oggetto di varie ristampe, è un ponderoso manuale che esamina tutta la pittura napoletana, dalla tomba del tuffatore ai nostri giorni, la cui lettura è indispensabile non solo per gli appassionati ma per gli stessi specialisti.
E’ stato il primo ad occuparsi di Giuseppe Marullo identificando dipinti che passavano come di ignoto, restituendo all’attenzione della critica un pittore più che valido.
“E qui comincian le dolenti note”, perché nel frattempo anch’io avevo reso l’artista oggetto delle mie ricerche e dopo una prima monografia, licenziata alle stampe a doppia firma, dopo pochi mesi ne pubblicai un’altra da solo, con una veste iconografica molto più curata, che ha avuto numerose ristampe.
Inevitabilmente si è venuta a creare una sorta di gelosia (gli studiosi soffrono di questo vizio peggio dei fidanzati) e si è incrinato un rapporto d’amicizia e collaborazione di vecchia data, che aveva visto Pinto relatore, assieme ad Agnisola, nel salotto letterario di mia moglie Elvira e tra i presentatori del mio libro Le ragioni di della Ragione nell’aula magna dell’Istituto Denza.
Ricordo, come se fosse oggi, che Pinto lesse alcuni passi di una mia lettera al Direttore nella quale rendevo nota al pubblico la mia scoperta di un Mattia Preti nella sacrestia di una chiesa di Forio d’Ischia per poi dilungarsi su un mio commento ai Moniloghi della vagina.
Sono certo che, in futuro, chiarito ogni equivoco, torneremo d’amore e d’accordo.
Vorrei concludere questa breve biografia con una mia considerazione sulla fondazione della pittura come arte, ricordando un poco noto mito greco secondo il quale Dibutate, figlia di un vasaio, disegna sul muro il profilo dell’amante intorno alla sua ombra. Questa nobile branca del pensiero umano avrebbe perciò un inizio al femminile, ipotesi plausibile per gli antichi, che possiede un fascino prorompente!
La pittura, figlia dell’amore, creata da una donna: un mito che ha il sapore della favola con una fanciulla che dona una tecnica all’umanità sull’altare dell’amore.
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