venerdì 28 febbraio 2025

La fontana di Santa Lucia

 

 fontana come appariva a metà Ottocento
 (fotografia Giorgio Sommer)

La fontana di Santa Lucia è situata nella Villa Comunale (già Villa Reale). È una fontana tipicamente manierista, progettata dall'ingegnere Alessandro Ciminiello e costruita nel 1606 da Michelangelo Naccherino e Tommaso Montani con la collaborazione di Girolamo D'Auria e Vitale Finelli per volere del viceré Giovanni Alfonso Pimentel d'Errera duca di Benavente. Essa in origine era collocata sul lungomare del borgo di Santa Lucia, da cui la fontana prende il nome.

Bernardo De Dominici riferisce erroneamente che la fontana sarebbe stata voluta dal viceré Don Pedro di Toledo e realizzata da Giovanni Domenico D'Auria sotto la supervisione del suo maestro Giovanni da Nola, il quale avrebbe scolpito le ricche decorazioni. Tuttavia solo nel 1606 la fontana sarebbe stata assemblata. Da quanto affermato dal De Dominici (che fu riportato anche da Carlo Celano) invalse la denominazione di questa fontana come fontana Merliana o del Merliano. In seguito a successive ricerche ben più approfondite la ricostruzione del De Dominici è stata bollata come invenzione.

Nel 1620 la fontana fu abbellita e spostata più avanti verso il mare per volere del viceré cardinale Gaspare Borgia.

Nel 1845 Ferdinando II promosse lavori di risistemazione della strada di Santa Lucia e il restauro della fontana. Questo fu affidato all'architetto Carlo Bonucci, il quale sostituì alcuni elementi danneggiati. Sia la risistemazione della strada che il restauro della fontana furono ricordati con due lapidi poste sulla stessa fontana, il cui testo fu dettato da Bernardo Quaranta. Nella lapide sul restauro della fontana fu sancito l'errore del De Dominici perché affermava Giovanni da Nola esserne l'autore. Nel 1895 venne rimossa da via Santa Lucia nell'ambito dei lavori di colmata a mare della borgata che non erano ancora terminati ai primi del Novecento. Fu collocata nella villa nel 1898.

 

Particolare della fontana

Il monumento è caratterizzato dalla ricchezza dei bassorilievi. La vasca in cui cade l'acqua fa da base alle tre parti di cui è composta la fontana.

La parte centrale del monumento è formata da un grande arco, in cui vi sono tre delfini su uno scoglio che reggono la tazza circolare, alla cui sommità vi è lo stemma con l'iscrizione vicereale; questa è sovrastata dal timpano triangolare con il relativo stemma.

I delfini che reggono la tazza sono un'aggiunta del restauro del 1845. Prima di questo intervento reggevano la tazza delle sirene che stillavano acqua dalla bocca e dai seni.

Le parti laterali sono caratterizzate da lapidi nella quale è iscritta la storia della fontana. Alla base vi sono le vaschette, scolpite in forma di conchiglie. Nelle estremità laterali sono poste due cariatidi su delfini. 

    


mercoledì 26 febbraio 2025

La fontana del Belvedere


La fontana del Belvedere di Capodimonte si trova all'interno del parco di Capodimonte, sul lato orientale della reggia, nella parte detta del belvedere dal momento che è possibile osservare un ampio scorcio panoramico della città.

Il gruppo scultoreo che costituisce l'elemento principale della fontana, in marmo di Carrara, raffigura una figura maschile e una femminile e delfini. Opera del fiammingo Giuseppe Canart, originariamente era collocato al centro di una vasca situata presso il giardino della fruttiera, vicino al casamento della torre. Nel 1885 re Umberto I di Savoia promosse la sistemazione dell'area del belvedere e decise il trasferimento del gruppo scultoreo che fu qui collocato, al centro di una vasca larga venti metri. Il gruppo per l'occasione fu restaurato dallo scultore Antonio Belliazzi.

Nel 2019 viene sottoposta ad una utile opera di pulitura e restauro sponsorizzata da Ferrarelle. Dopo tale intervento, la fontana è visibile nei suoi colori originali. 




martedì 25 febbraio 2025

La fontana del leone

 

La fontana del Leone è una storica fontana di Napoli ubicata in via Mergellina.

La fontana, anche detta del Mergoglino, fu costruita nel XVIII secolo in occasione del rifacimento del Casino reale a Mergellina. Fu voluta da Ferdinando I delle Due Sicilie perché in quel punto, sotto l'altura di Monteleone, sgorgava un'acqua molto fresca e pregiata tanto da servire per l'approvvigionamento della famiglia reale quando risiedeva a Mergellina.


La fontana è composta da due livelli, a pianta semicircolare, determinando nella parte superiore della strada, un sedile. Al centro c'è un leone su un basamento, mentre ai lati del basamento su rampe di scale portano al piano inferiore che al centro presentava due cannule dalle quali fuoriusciva l'acqua che si depositava nelle vasche inferiori.

  

La fontana in una foto del 1865

lunedì 24 febbraio 2025

La fontana del carciofo



La Fontana del Carciofo è un luogo iconico di Napoli, infatti è situata nella centralissima Piazza Trieste e Trento a  pochi passi da piazza Plebiscito dal teatro San Carlo e da palazzo reale. Deve il suo nome "Carciofo" alla forma della corolla centrale da cui sgorga l'acqua, che ricorda un carciofo.



Fu Achille Lauro a volere la costruzione di questa fontana nel periodo della sua giunta comunale, tra il 1952 e il 1956. Nei progetti preliminari del Comune infatti al centro della piazza doveva essere posta la fontana di Monteoliveto, proveniente dall'omonima piazza, a questa volontà, si oppose fermamente nel 1955 il Consiglio Superiore delle Belle Arti. Ma "Il comandante" Achille Lauro non si arrese e per “dispetto” fece costruire, in tempi velocissimi una fontana ex novo, sostenendo personalmente tutte le spese e offrendo il nuovo monumento in dono alla città  di Napoli. Lauro affidò l'incarico di progettazione della fontana agli ingegneri  Carlo Comite, Mario Massari e Luigi Fedele. E la fontana del Carciofo, fu inaugurata la sera del 29 aprile 1956.



La fontana è composta da due livelli: alla base c'è una grande vasca con al centro un'altra piccola vasca sopraelevata che sorregge una scultura a forma di corolla floreale. Sui tre lati del monumento trovano posto tre coppie di vasi decorati. È dalla forma della corolla, somigliante ad un carciofo, che proviene il nomignolo popolare della fontana. Nel corso del 2015 il monumento venne sottoposto a profondi lavori di restauro e pulizia, tornando così al suo aspetto originario.


La fontana del Carciofo data la sua posizione è un importante punto di riferimento per tutti i Napoletani. Ma il monumento è legato a doppio filo con la squadra di calcio cittadina, visto che la sua costruzione fu fortemente voluta da Achille Lauro, ex sindaco, ma anche ex presidente della SSC Napoli tra gli anni '40 e '60. Purtroppo non di rado i tifosi, nell'impeto dei festeggiamenti per la squadra di calcio, hanno assaltato il monumento, causando danni alla ringhiera in ferro e ai marmi.




domenica 23 febbraio 2025

La fontana di Monteoliveto

 


La fontana di re Carlo II, più nota come fontana di Monteoliveto, è una fontana monumentale di Napoli situata nell'omonima piazza cittadina. Deve il suo nome alla statua bronzea di Carlo II di Spagna posta sulla sommità.

Carlo II soprannominato lo Stregato (Carlos el Hechizado), fu l'ultimo Asburgo di Spagna.  Nel 1665, alla morte del padre Filippo IV, alla tenera età di quattro anni Carlo divenne sovrano della Spagna e dei suoi domini italiani e americani. Affetto da gravi menomazioni causate dalla pratica, molto frequente nella dinastia degli Asburgo dei matrimoni tra consanguinei. Morì a 39 anni senza eredi e fu l'ultimo degli Asburgo a regnare in Spagna. Una leggenda popolare racconta che lo sguardo del re fanciullo è rivolto verso il luogo dove è sepolto un favoloso tesoro.


I lavori della fontana iniziarono nel 1668 dai marmorari Bartolomeo Mori e Pietro Sanbarberio con la supervisione dell'architetto e ingegnere Donato Antonio Cafaro; nel 1671 il Mori morì e a lui subentrarono Dionisio Lazzari e Giovanni Mozzetti. Giunta all'ultimazione, vennero affidati i lavori per la realizzazione della statua in bronzo di Carlo II di Spagna agli scultori Giovanni Maiorino e Giovanni D'Auria, su disegno di Cosimo Fanzago; tuttavia i due non terminarono l'opera scultorea, la cui esecuzione venne affidata a Francesco D'Angelo, che la terminò nel 1673.

La struttura è in stile barocco e presenta con una vasca polilobata a tre bracci, con al centro un piedistallo di eguale forma, con tre leoni che reggono fra le zampe, gli stemmi: del re, del viceré e della città, alternati ad aquile che hanno, sulla base esterna, tre vaschette a forma di conchiglia sorrette da una voluta. Al centro vi è un basamento a forma di obelisco piramidale sormontato dalla statua bronzea di Carlo II di Spagna.

La fontana nel 2013 fu sottoposta a restauro a causa del parziale crollo della struttura di sostegno dovuto all'incuria.  Nel 2020 è stata dotata di una recinzione per difenderla da atti vandalici.

sabato 22 febbraio 2025

La fontana del Formiello



La Fontana del Formiello si trova in Piazza Enrico De Nicola, a ridosso di Castel Capuano. Venne eretta nel 1573 su una precedente struttura medievale, che era in disuso. In origine il nome era Fontana reale con abbeveratoio, ma trae il suo nome attuale dal latino "ad formis", ossia "verso i condotti" dei canali dell'acquedotto della Bolla, che portavano l'acqua a Napoli. Nel primo ordine in alto, al centro, è presente una lapide affissa dal viceré don Pedro Tellerz Giron duca d'Ossuna, datata 1583, che recita:

«PHILIPPO REGNANTE. SISTE VIATOR AQUAS FONTIS VENERARE PHILIPPO. SEBETHUS REGI QUAS RIGAT AMNE PARENS. HIC CHORUS AONIDUM PARNASSI HEC FLUMINIS UNDA. HAS TIBI MELPOMENE FONTE MINISTRAT AQUAS. PARTHENOPE REGIS TANTI CRATERIS AD ORAS. GESTA CANIT REGEM FLUMINIS AURA REFERT. MD LXXXIII»

«Regnante Filippo. Fermati viandante a venerare le acque della fonte, che il Sebeto padre deriva dal fiume al re Filippo. Qui il coro delle Aonidi. Qui l'onda del fiume Parnaso. Qui per te regala dalla fonte Melpomene. E l'aria canta le opere del re. Anno 1583»

Circa un secolo dopo la sua costruzione, nel 1671, il viceré don Pedro Antonio d’Aragona (lo stesso che, due anni prima, aveva commissionato la realizzazione della Fonata di Monteoliveto), decise di abbellirla inserendovi la statua del re Filippo IV che però fu subito eliminata per volontà del popolo, che non gradì l’offerta. Secondo altre fonti la rimozione della scultura fu dovuta all’inopportunità di collocare la statua di un sovrano in una zona tanto umile e degradata della città. Sul finire dell’Ottocento la Fontana fu smontata e custodita nei depositi comunali. Nel 1930 fu rimontata nella sua attuale collocazione, sul lato orientale di Castel Capuano, e in seguito fu anche protetta con una cancellata. Nel 2015 il monumento è stato restaurato grazie ad una raccolta fondi di alcune associazioni culturali operanti nel quartiere San Lorenzo.

Questa fontana monumentale si presenta come un’opera in muratura suddivisa in due ordini: nella parte inferiore, dove c’è la vasca, poggiata su una base in pietra lavica, sono collocate tre teste di leone dalle quali sgorga l’acqua, mentre sulla parte superiore sono posti lo stemma e lo scudo con le armi degli Asburgo. Sono anche presenti quattro mascheroni, scolpiti a bassorilievo, raffiguranti due volti femminili e due maschili, forse a rappresentare le quattro stagioni.

 




venerdì 21 febbraio 2025

La fontana della Sellaria

 


La fontana della Sellaria (o della Selleria) è una fontana barocca di Napoli situata nella piazzetta del Grande Archivio.

La costruzione della fontana fu voluta durante il viceregno del conte d'Oñate Iñigo Vélez de Guevara su iniziativa dell'Eletto del Popolo (rappresentante del sedile del Popolo) Felice Basile, in seguito all'abbattimento delle case di un capo carceriere della Vicaria eletto dal popolo durante la Repubblica partenopea capeggiata da Masaniello. In origine l'opera era ubicata in piazza della Sellaria pressoché in corrispondenza dell'attuale piazza Nicola Amore.

La fontana fu realizzata tra il 1649 e il 1653 con le spese dei proprietari delle case poste in quel rione che versarono le quote al giudice della Vicaria Aniello Porzio, il quale provvide a pagare gli artisti e le maestranze incaricati all'esecuzione. Il progetto fu commissionato all'architetto e ingegnere Onofrio Antonio Gisolfi con affidamento ai lavori al marmoraro Onofrio Calvano, al capomastro Leonardo de Mayo, al fabbro Salvatore Daniele e allo scappellino Domenico Pacifico.

Dal 1903 la fontana viene spostata presso la piazzetta del Grande Archivio, nelle vicinanze del complesso religioso dei Santi Severino e Sossio, dopo che l'incalzare dei lavori facenti parte del grande progetto del Risanamento di Napoli ne avevano determinato lo spostamento dal luogo d'origine.

Nel 2000 la fontana è stata oggetto di un intervento di restauro ed è tornata in funzione dopo anni di inattività e a seguito di un rilievo in Formato CAD ad opera dei rilevatori dell'Archivio, che preparavano il progetto del grande Archivio di Napoli.


Particolare dei mascheroni


La fontana è composta da una vasca poligonale, in piperno e marmo bianco, incassata in tra due piedritti che sostengono l'arco a tutto sesto con la chiave di volta su entrambi i lati, decorati con mascheroni. Due vaschette sorrette da volute, poste sulle facce interne dei piedritti, ricevono l'acqua da due mascheroni.

Ai lati delle due facciate della fontana ci sono delle colonne composite che reggono la trabeazione sormontata da un timpano a sesti spezzati, nel cui centro è posta una composizione a volute con lo stemma reale, mentre ai lati ci sono quelli del viceré con il motto «Malo mori quam foedari» (preferisco la morte al disonore) e della città. Nelle facciate sull'arco ci sono due lapidi: una voluta dal viceré e l'altra realizzata per ricordare lo spostamento della fontana dalla piazza originaria avvenuto nel 1903.

Ai lati della fontana sono poste due volute con un paio di coppe; originariamente c'erano anche quattro vaschette che raccoglievano l'acqua; tuttavia dopo la rimozione della fontana da piazza della Sellaria queste non furono trasportate e quindi se ne persero le tracce.

 

La fontana con lo stemma reale
 (Asburgo di Spagna, al centro),
del viceré (Guevara, a sinistra)
e della città di Napoli (a destra).


giovedì 20 febbraio 2025

La fontana del Nettuno



La fontana del Nettuno, detta anche fontana Medina, è una fontana monumentale della città di Napoli. Opera di Domenico Fontana, è ornaya con le sculture di Michelangelo Naccherino (che realizzò il Nettuno) Angelo Landi e Pietro Bernini (che scolprono i mostri marini). Attualmente è in piazza Municipio.

 

Particolare del Nettuno

Vediamo la storia di questa fontana. Voluta dal viceré Enrique de Guzmán, conte di Olivares, il quale governò a Napoli dal 1595 al 1599, fu effettivamente realizzata tra il 1600 e il 1601, durante il viceregno del conte di Lemos, su direzione di Domenico Fontana. Alla realizzazione della fontana parteciparono anche gli scultori Michelangelo Naccherino, Angelo Landi e Pietro Bernini. Si pensava in passato che la fontana fosse opera di Giovanni Domenico D'Auria, il quale tuttavia era già morto quando l'Olivares era viceré.

La fontana fu costruita presso l'Arsenale del porto e inizialmente lì sistemata. Rimasta a secco di acqua a causa del luogo idricamente infelice, nel 1628 per iniziativa del viceré duca d'Alba fu trasportata al largo di Palazzo (attuale Piazza del Plebiscito) presso il Palazzo Reale. Ricevono l'ordine di smontarla e trasportarla Vitale Finelli e Matteo de Curtis. Data l'importanza del provvedimento, il topografo Alessandro Baratta si premurò di disegnare la fontana nella nuova collocazione all'interno della prima edizione della sua veduta della città, pubblicata nel 1629.

Tuttavia risultando d'intralcio per le feste in piazza, nel 1634 durante il viceregno del conte di Monterey fu spostata a Santa Lucia, presso il baluardo d'Alcalà, dove fu arricchita dalle sculture di Cosimo Fanzago, il quale vi lavorò assieme ai figli Carlo e Ascenzio. Il nobile Cesare Carmignano, ideatore dell'omonimo acquedotto cittadino aperto nel 1629, progettò la tubazione che avrebbe alimentato la fontana nel suo nuovo collocamento.

Nei primi mesi del 1639 il viceré Ramiro Felipe Núñez de Guzmán, duca di Medina di las Torres, decise che la fontana fosse portata al largo delle Corregge, in corrispondenza della chiesa di San Gioacchino (la chiesa di San Diego all'Ospedaletto) e incaricò il Fanzago, che si avvalse della collaborazione di Donato Vannelli e Andrea Iodice, di rimaneggiarla ulteriormente. Nel 1642 i lavori erano terminati. Lo spostamento dell'opera era nell'ottica di abbellimento della strada stabilito dal viceré, per cui da allora sia la strada che la fontana furono indicate col suo nome: Medina. Mutilata al tempo della rivolta di Masaniello (1647-1648), fu nel 1649 oggetto di restauro da parte dello Iodice e di Francesco Castellano. Depredata dal viceré Pedro Antonio de Aragón (1672), fu di nuovo parzialmente restaurata nel 1675 e dopo questa data ebbe probabilmente un ulteriore spostamento, presso l'inizio della via del Molo.

Carlo Celano nel 1692 e Domenico Antonio Parrino nel 1725 infatti la segnalano all'altezza del palazzo Caravita di Sirignano, cioè all'inizio di via Medina (dove cominciava pure la via del Molo, che scendeva appunto verso il Molo Grande). La guida erudita de' forestieri di Pompeo Sarnelli del 1688 contiene al suo interno una stampa (con dedica del libraio Antonio Bulifon) che raffigura la fontana dirimpetto il Castel Nuovo. Anche la mappa del Duca di Noja, prima carta topografica moderna della città, completata nel 1775, la colloca in questo luogo.

Dopo circa due secoli, in cui si susseguirono altri restauri, nel 1886, in vista dei grandi lavori imposti dal "Risanamento" e che prevedevano il rifacimento di via Medina, fu rimossa da quel luogo e depositata nelle grotte sotto Pizzofalcone (in via della Pace, attuale via Domenico Morelli). Nell'aprile 1896 il regio commissario Ottavio Serena deliberò che il luogo deputato ad accogliere la fontana fosse una nuova piazza ottenuta dai lavori del Risanamento: piazza Agostino Depretis (attuale piazza Nicola Amore), ma problemi tecnici ne impedirono la collocazione. Sette mesi dopo, a novembre, una proposta della commissione municipale per i monumenti suggeriva di collocarla nella nuova piazza Municipio, che in quegli anni veniva ampliata con la demolizione di molti degli edifici che la ingombravano.

Nel 1898 (anno dell'ultima delibera del Comune sul suo riposizionamento) riapparve finalmente nella piazza della Borsa (attuale piazza Bovio), dove rimase fino al 2000, quando, rimossa per l'apertura del cantiere della metropolitana, riapparve nel 2001, con grande sorpresa dei napoletani, in via Medina (anche se la sua posizione differì di poco dalla prima, essendo posta all'altezza di palazzo Fondi) dopo accurato intervento di restauro.

Nel 2014 la fontana è stata restaurata e smontata per essere poi ricostruita (operazione conclusasi nei primi mesi del 2015) in piazza Municipio dinanzi palazzo San Giacomo, come previsto dal progetto della nuova piazza curato dagli architetti Álvaro Siza e Eduardo Souto de Moura che hanno progettato innanzitutto la sottostante stazione Municipio della linea 1 della metropolitana. L'inaugurazione della fontana e la conseguente apertura al pubblico della parte di piazza dove è collocata sono avvenute il 23 maggio 2015, giorno in cui si è svolta l'inaugurazione della stazione alla presenza delle autorità.


 

La fontana posta all'inizio di via Medina,
prima del 1886 

Dopo il 1898.
La fontana al centro di piazza Bovio

 

La Fontana del Nettuno
ancora a piazza Bovio, nel 1982

 

La Fontana del Nettuno
nuovamente a via Medina nel 2008

Riguardo la sua struttura, vediamo che questa fontana di forma circolare,  è circondata da una balaustra con quattro gradinate diametralmente opposte, ornate da eleganti viticci a traforo su cui sono posti quattro leoni dai quali sgorga l'acqua, recanti tra le zampe lo scudo della città e del duca di Medina e di Carafa, frutti di un rimaneggiamento ed ampliamento ad opera di Cosimo Fanzago.

Due mostri marini versano l'acqua nella vasca centrale sottostante, adornata con delfini che cavalcano tritoni che a loro volta emettono acqua: una composizione dovuta alla mano di Pietro Bernini.

Al centro della fontana, su uno scoglio, due ninfe e due satiri reggono sulla testa una coppa sulla quale troneggia una statua di Nettuno con tridente, opera di Michelangelo Naccherino, dalla quale zampilla l'acqua.

Achille della Ragione

  

Particolare della fontana con in risalto la targa


mercoledì 19 febbraio 2025

La fontana del Gigante

 



La fontana del Gigante è una delle fontane monumentali di Napoli di inizio XVII secolo; è locata in via Partenope nel centro storico Napoli, a poca distanza dal Castel dell'Ovo. È opera di Pietro Bernini e di Michelangelo Naccherino, che la realizzarono su commissione del duca d'Alba don Antonio Alvarez di Toledo. Prima di arrivare in via Partenope dove si trova tutt'oggi, la fontana ebbe molte collocazioni

La sua prima collocazione è stata in largo di Palazzo (l'attuale piazza Plebiscito), nel punto dove oggi inizia la salita del Gigante, odierna via Cesario Console, come viene mostrato in numerosi dipinti settecenteschi, tra i quali, uno di Gaspar van Wittel conservato presso il palazzo Zevallos a via Toledo. A pochissimi passi dalla fontana sorgeva la statua colossale del Gigante, assemblata nel 1670 dopo che fu ritrovato a Cuma un busto raffigurante Giove, a cui furono aggiunte le altre parti. La statua fu rimossa nel 1807.

La fontana fu rimossa nel 1815 dal largo di Palazzo in occasione di lavori di sistemazione della salita del Gigante. Rimasta per molto tempo senza collocazione, fu posta nel 1882 vicino al palazzo dell'Immacolatella al molo piccolo, ragione per cui la fontana è anche detta dell'Immacolatella. Questa locazione durò poco tempo perché vi fu rimossa nel 1886 per eseguire i lavori di ampliamento del porto e fu collocata nel 1889 all'interno della villa del Popolo, ma questa scelta fu considerata da molti infelice.

Infine nel 1905, complice il forte declino della villa del Popolo, ormai circondata dall'area portuale, fu deliberato il suo nuovo spostamento, che avvenne nel 1906. Il suo nuovo luogo fu lo slargo terminale di via Partenope, nel punto dove principia via Nazario Sauro, ottenuto grazie alla colmata su via Santa Lucia. Già nel 1904 un lettore della rivista Napoli nobilissima aveva denunciato con una lettera indirizzata al periodico lo stato di degrado della fontana e aveva proposto di collocarla presso il rione Bellezza (cioè il nuovo borgo Santa Lucia) che a quel tempo si stava per realizzare. Nel 2022 la fontana è stata sottoposta ad interventi di restauro.



La fontana nella sua collocazione originale,
accanto alla statua del Gigante


Particolare dell'arco sinistro
e della cariatide di sinistra


Descrizione

Questa monumentale fontana è articolata mediante tre archi a tutto sesto, sopra i quali sono collocati i grandi stemmi che simboleggiano la città, i viceré di Napoli ed anche il re di quel periodo storico. Nell'arco centrale vi è la tazza che è sorretta da due animali marini, mentre, le statue nei restanti due archi laterali, rappresentano divinità fluviali che stringono tra le mani due mostri del mare. Le due statue (le cariatidi) sono poste all'estremità degli ultimi archi: esse sono intente nel reggere cornucopie.

A questa fontana si ispirò Manfredo Manfredi per la rappresentazione di Napoli nella nuova sigla di Carosello, il celeberrimo programma pubblicitario trasmesso dalla RAI tra il 1957 e il 1977. In onda dal 1962, la sigla mostrava, oltre alla città partenopea, anche Venezia, Siena e Roma.

 

Panoramica della Fontana con il Vesuvio e il Golfo di Napoli in sottofondo.

 

  

La fontana nella sigla TV

 



martedì 18 febbraio 2025

La fontana più grande di Napoli

 


La fontana dell’Esedra è la più grande fontana di Napoli, situata nel vasto complesso architettonico della Mostra d’Oltremare. La grandiosa Fontana dell’Esedra è opera d’inizio Novecento degli architetti Carlo Cocchia e Luigi Piccinato, che presero ispirazione dalla fontana della maestosa Reggia di Caserta. 

La più grande fontana di Napoli si estende su una superficie di circa 900 metri quadrati con getti che possono raggiungere i 40 metri di altezza, con una quinta scenografica costituita da centinaia di alberi d’alto fusto a fare da sfondo.

La Mostra d’Oltremare è una delle principali sedi fieristiche italiane e, assieme alla Fiera del Levante a Bari, la maggiore del Mezzogiorno. Si estende su una superficie di 72mila metri quadri e comprende edifici di notevole interesse storico-architettonico, oltre a padiglioni espositivi più moderni, fontane (tra cui appunto la monumentale Fontana dell’Esedra), un acquario tropicale, giardini con una grande varietà di specie arboree e un parco archeologico. La Mostra sorge nel quartiere napoletano di Fuorigrotta. 

 


 


Proprio alla Mostra D’Oltremare ogni estate, si svolgono una serie di eventi speciali con gli spettacoli di acqua e di luci. Famoso lo show mozzafiato in cui i getti d’acqua vanno a tempo con la musica.

La struttura della Fontana dell’Esedra, ispirata ai settecenteschi modelli della fontana della reggia di Caserta, con la sua estensione di 900 metri quadrati, è in grado di contenere una massa d’acqua di 4000 metri cubi ed emettere getti altissimi. Intorno è circondata da ottocento alberi d’alto fusto, soprattutto da pini e lecci. Attualmente la fontana può contare su 76 vasche ad esedra, 1300 ugelli costituiti di ottone e di bronzo, dodici fontane a cascata e altrettante elettropompe. Grazie a circa 800 proiettori che emettono luci di vari colori e un impianto audio, la fontana è in grado di offrire spettacoli molto suggestivi. La decorazione della fontana, eseguita in maiolica, è opera di Giuseppe Macedonio.

La fontana fu progettata nel 1938 da due architetti, Carlo Cocchia e Luigi Piccinato, e inaugurata nel 1940. Fu voluta dal regime fascista, in quanto avrebbe dovuto celebrare la politica coloniale italiana. L’inaugurazione fu spettacolare: venne eseguita la sinfonia “Fontane d’Oltremare” (composta dal Maestro Guido Pannain) e i getti d’acqua erano sincronizzati con la musica.

Il 23 maggio 2006, dopo circa trent’anni di pressoché totale abbandono e due anni e mezzo di lavori costati circa sei milioni di Euro, la fontana è stata restaurata e nuovamente inaugurata.  

 


   



lunedì 17 febbraio 2025

La fontana del Sebeto


La fontana del Sebeto è una delle fontane monumentali di Napoli; si erge in largo Sermoneta, al termine di via Francesco Caracciolo e  l'onore più grande è costituito nell'aver dato nome ad un'importante associazione culturale diretta dalla professoressa Silvana Geirola, che organizza senza soste mostre, convegni, presentazioni di libri e visite guidate.

La fontana del Sebeto
in una antica stampa 


La fontana fu costruita nel 1635 per volere del viceré Emanuele Zunica de Fonseca, su progetto di Cosimo Fanzago; l'esecuzione dei lavori fu invece affidata al figlio Carlo Fanzago.

La sua originaria collocazione era alla fine della strada Gusmana, detta in seguito salita del Gigante (oggi via Cesario Console), addossata ad un muraglione che affacciava sul sottostante arsenale e posizionata in modo tale da essere di fronte a via Santa Lucia.

Nell'anno 1900 la fontana fu smontata e solo nel 1939 fu ricomposta nell'attuale collocazione, dopo che negli anni trenta fu realizzata la colmata del tratto finale di via Caracciolo.


Particolare del vecchio
 simboleggiante il fiume Sebeto


Particolare dei Tritoni

La base della fontana è tutta in piperno; la parte superiore è composta da tre vasche in marmo, di cui la centrale è quella più grande ed aggettante. Su di questa si ergono due mostri marini dalle cui bocche sgorga l'acqua.

La scultura di rilievo è situata al centro ed è rappresentata da un vecchio ignudo, simboleggiante il fiume Sebeto, l'antico corso d'acqua che scorreva nel cuore della città.

I due tritoni ai lati della fontana hanno sulle proprie spalle delle buccine che gettano l'acqua nelle vasche laterali. A completare la fontana vi è una lapide, sormontata dai tre stemmi del viceré, del Re di Spagna e della città di Napoli.

 




domenica 16 febbraio 2025

La sirena di piazza Sannazaro



Una sirena dal seno poderoso si trova a Mergellina. È una delle fontane simbolo di Napoli. Fu eretta dallo scultore Onofrio Buccini, nel 1869 per ornare i giardini della stazione ferroviaria, ma nel 1924 fu spostata in piazza Sannazaro, in occasione dell’inaugurazione della Galleria Laziale, la galleria che collega Mergellina a Fuorigrotta. 

La fontana è un gruppo marmoreo composto da un’ampia vasca ellittica nel cui centro si erge lo “scoglio”, sul quale poggiano quattro animali simbolo di tradizioni iniziatiche: un cavallo, un leone, un delfino e una tartaruga, oltre ad alcune piante acquatiche. Su questo gruppo sovrasta la Sirena Partenope (simbolo della città di Napoli), che stringe una lira con il braccio destro, mentre il braccio sinistro è puntato verso l’alto. La sirena ha la coda avvolta intorno ai fianchi. Non ci sono altre notizie riguardo questa statua. 

Posso solo aggiungere qualcosa sulla storia della Sirena Partenope a cui è legata la fondazione della città di Napoli, che certo conoscerete, ma la scrivo a beneficio di chi non la conosce ancora. Nell’antichità le sirene erano creature mitologiche, essendo esseri per metà donna e metà uccelli, mentre solo successivamente in epoca medievale furono considerate metà pesci. Abitavano le acque antistanti le coste campane e il loro canto era così dolce e melodioso da ammaliare qualsiasi equipaggio di navi che transitava da quelle parti facendoli avvicinare così tanto alla costa che finivano per sfracellarsi contro gli scogli. Nessuno riusciva a sottrarsi al loro canto. Partenope era una di queste. Un giorno però le cose non andarono così, infatti si trovò a navigare in quei luoghi Ulisse, l’eroe della guerra di Troia. Ulisse era un uomo molto astuto, e volendo a tutti i costi udire il canto delle Sirene senza però correre pericoli, pensò di tappare le orecchie di tutto il suo equipaggio con della cera in modo che loro non potessero sentire il pericoloso canto, mentre lui invece si fece legare ad un albero della nave. In questo modo poteva ascoltare ma non compiere nessuna azione che potesse risultare pericolosa per sé e per il suo equipaggio. Partenope rimase molto sorpresa da quella nave che a differenza di tutte le altre non veniva attratta verso di loro, anzi tirava diritto senza problemi. Era la prima volta che ciò accadeva, per cui inseguì la nave fino alla baia dove attualmente sorge Napoli ma niente da fare, Ulisse non si lasciava ammaliare. Dal dispiacere di non essere riuscita a conquistarlo col suo canto, si lasciò morire sullo scoglio di Megaride, dove attualmente sorge il Castel dell’Ovo. Lì fu trovata da alcuni pescatori che la veneravano come una dea. La elessero protettrice del luogo e in suo onore chiamarono il loro villaggio Partenope. Il termine è rimasto per sempre, anche se poi, successivamente, a quel piccolo borgo, che negli anni si sviluppò diventando una città, fu dato il nome di Neapolis.

Achille della Ragione

 


 



sabato 15 febbraio 2025

Un milione di visite e di ringraziamenti




Come il signor Bonaventura, il personaggio nato dalla matita di Sergio Tofano nel 1917, anche noi  sognavamo il milione.

Così siamo felici quando abbiamo ottenuto un milione di visite su questo blog  www.dellaragione.eu. Traguardo veramente importante per uno zibaldone culturale.

Un ringraziamento va a tutti Voi, che ci avete scelto e avete portato i nostri scritti: nelle vostre case e sui vostri device in giro per il mondo. Grazie di cuore e con il cuore, e continuate a seguirci. 

Achille della Ragione  

 

 


domenica 2 febbraio 2025

LE VILLE DI POSILLIPO

 

 

In copertina - Villa Volpicelli
alias Palazzo Palladini in Un Posto al sole

Scarica il PDF 


Prefazione

Questo libro, il mio 165esimo, rappresenta una 

descrizione accurata delle ville di Posillipo, 

che fanno di questo quartiere una sorta di 

paradiso terrestre.

Si parte da quelle che affacciano sul mare, le 

più belle, e si conclude con quelle poste su via 

Manzoni, alcune poco note, ma interessanti.

Il volume è ricco di splendide foto a colori, che 

aumentano il piacere della lettura, che diventa 

emozionante.

Dando appuntamento al prossimo libro non 

mi resta che invitare i miei lettori a diffondere 

la mia fatica letteraria a parenti, amici, 

collaterali ed affini.

 Achille della Ragione

 Scarica il PDF

in 3^ di copertina
Salotto villa di Achille della Ragione 

Indice

  • Prefazione  
  • Le ville di Posillipo, quanti ricordi, quanta malinconia 
  • Posillipo e Mergellina nella pittura  
  • Il leggendario pino di Posillipo tra fotografie e dipinti  
  • Le ville di via Manzoni   

Scarica il PDF

in 4^ di copertina
Villa Rosebery