lunedì 20 maggio 2024

Ricordiamo Goffredo Locatelli


Abbiamo dato l'addio Addio a Goffredo Locatelli, l'8 novembre 2021.

Domani, a questo grande giornalista e scrittore,  che abbiamo tanto apprezzato per lo stile narrativo e la passione la civile; sarà dedicata l'aula magna dell'Istituto superiore "Enrico Fermi" di Sarno (SA).

https://www.iisfermisarno.it/cerimonia-di-inaugurazione-e-intitolazione-aula-magna-a-goffredo-locatelli/

 


In questa occasione, voglio ricordare Goffredo Locatelli con la biografia che gli dedicai alcuni anni fa.

https://achillecontedilavian.blogspot.com/2013/09/un-giornalista-scrittore-di-razza.html

UN GIORNALISTA SCRITTORE DI RAZZA

Goffredo Locatelli è nato a Sarno, in provincia di Salerno, dove il nonno Lorenzo, ufficiale dei Carabinieri, si stabilì provenendo da Bergamo.

Ha iniziato la sua carriera al quotidiano Paese Sera, dove venne assunto nel 1976 come praticante da Arrigo Benedetti, uno dei più grandi maestri del giornalismo italiano.

In seguito ha scritto per La Domenica del Corriere, Il Mondo, Il Globo, L’Espresso, Panorama, La Repubblica, Il Mattino e, come inviato speciale, per i giornali del Gruppo Editoriale Class-Milano Finanza, diretto da Paolo Panerai.

È stato inoltre direttore del settimanale Reporter, di Albatros e vicedirettore del quotidiano economico Il Denaro, avendo come collaboratore, nelle ultime due testate, una penna di prestigio: la mia.

Per il comportamento professionale tenuto in occasione del terremoto in Irpinia del 1980 è stato insignito della Medaglia al Valor Civile. Dalle sue cronache di inviato nelle zone colpite dal sisma nacque il suo primo bestseller Irpiniagate-Ciriaco De Mita da Nusco a Palazzo Chigi (Newton Compton, 1989). In precedenza, una sua inchiesta su Il Mondo nel 1986 servì a svelare per la prima volta l’intreccio di malaffare del dopo terremoto. L’anno successivo su L’Espresso rivelò che 13 familiari del presidente del consiglio De Mita erano azionisti della Banca Popolare dell’Irpinia, attraverso la quale transitavano i fondi pubblici per la ricostruzione. Denunciato, fu processato ed assolto.

Altri suoi libri sono: Mi manda papà (Longanesi, 1991), Mazzette & manette (Pironti, 1993), altro grande successo di vendite, Duce addio (Longanesi, 1994), Fini (Tea, 1996), Tengo famiglia (Longanesi, 1997), Il sangue delVesuvio (Avagliano, 2000), che fu l’argomento di conversazione quando fu ospite del salotto culturale di mia moglie Elvira, Orazio Mazzoni (Denarolibri, 2008). Tutti i suoi libri hanno avuto lusinghiere recensioni dalla grande stampa e dalla televisione. Di alcuni si sono interessati DerSpiegel e Le Monde. Due sue opere sono conservate nella più importante biblioteca del mondo, quella del Congresso degli Stati Uniti. Sul web ha un sito in cui si possono leggere tutti i suoi articoli, tra cui quello galeotto che ci fece conoscere nel 1978: un’amicizia che è andata crescendo in questi 35 anni che ancora dura, caparbia ed inossidabile.


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Inoltre ripropongo una mia intervista a Goffredo Locatelli, che fu pubblicato all'epoca sui principali quotidiani italiani.

CONFESSO DI AVER FATTO 54.000 ABORTI E NON MI SENTO COLPEVOLE...

Quando apprese che doveva scontare 10 anni di reclusione per aborti clandestini, il ginecologo napoletano Achille Della Ragione, il più noto della città, lasciò la sua bella villa di Posillipo e fece perdere le tracce. La condanna, divenuta esecutiva dopo la pronuncia della Cassazione, gli prospettò un lungo periodo di detenzione. Per tre anni si diede alla latitanza, fino a che fu acciuffato in un internet point di Roma e portato a Rebibbia. Tutto era cominciato con la denuncia di una donna che lo accusò di averla costretta ad interrompere due gravidanze a distanza di pochi mesi l’una dall’altra. Il ginecologo, abortista convinto, respinse le accuse: "Non ho mai esercitato pressioni su nessuna delle mie clienti per arrivare ad un aborto".  Settantaquattro anni e padre di tre ottimi professionisti (Tiziana, Gian Filippo e Marina), Della Ragione accettò di parlare con me della sua incredibile vicenda. Per capire com’è fatto bisogna partire dal 1972, l’anno della laurea, a cui seguì la specializzazione in ginecologia; in quello stesso anno partecipò alla trasmissione di Mike Bongiorno “Rischiatutto” rispondendo a domande sui premi Nobel.  Oltre alla medicina, si mise poi a coltivare gli scacchi e la storia dell’arte con ottimi risultati: sul Seicento napoletano ha sfornato 10 volumi, e in campo scacchistico è diventato “maestro”, tanto che nel 1998 incontrò, perdendo di misura, l'ex campione del mondo Boris Spassky. Ma come ha fatto, un personaggio così intelligente ed estroverso a finire nella rete della giustizia? Ricapitoliamo i fatti. Appena laureato fa un incontro che gli cambierà la vita. Conosce a Los Angeles il dottor Harvey Karman, l’inventore dell’omonimo metodo per indurre l’aborto nella fase iniziale della gravidanza attraverso l’aspirazione. Una metodica che eliminava per sempre il famigerato raschiamento, terrore per generazioni di donne costrette a sottoporsi a un’inutile tortura. Karman era uno psicologo, ma passerà alla storia come un eroe della medicina. Il suo metodo (utilizzava una cannula soffice e sottile al posto degli strumenti metallici) negli anni '70 fu ostacolato da buona parte del mondo medico, ma per la sua semplicità si diffuse rapidamente in tutto il mondo. “Imparai tutto da Karman - racconta Della Ragione - perché il suo metodo era impregnato di un’onesta concezione filosofica: nei primi giorni di gestazione l’embrione, non possedendo una parvenza di sistema nervoso centrale, non ha acquisito pienamente la dignità di essere umano”. Argomento controverso, questo, in stridente contrasto con la dottrina della Chiesa che ha sancito con un’apposita enciclica l’inizio della vita con la fecondazione. “Karman mi insegnò la tecnica e mi fornì in esclusiva per l’Italia il materiale per eseguire il rapido intervento (40-50 secondi) che non richiede anestesia e viene percepito dalla donna come una sensazione simile al dolore mestruale”. Qualche anno dopo Della Ragione ebbe un altro incontro decisivo, quello con Adele Faccio, fondatrice del Cisa e storica esponente radicale. “Mentre da noi erano ancora in vigore le norme del codice Rocco, che consideravano l’interruzione volontaria della gravidanza un reato contro l’integrità della stirpe, con pene severissime anche per la paziente, il Cisa si adoperava per aiutare le donne che non potevano pagare le salatissime parcelle dei "cucchiai d’oro". A quel tempo a Napoli imperavano Riccardo Monaco e Antonio Ammendola (ambedue defunti, n.d.r.) con onorari di 600-700mila lire, mentre il Cisa richiedeva una semplice offerta, massimo 50mila lire. Divenni così il punto di riferimento del Cisa e dell’Aied, che organizzavano voli charter e pullman per portare migliaia di pazienti da tutta Italia nel mio studio di via Manzoni”. Al punto che, nel 1978, Della Ragione dichiara a un giornalista della "Stampa" di aver eseguito in due anni 14.000 aborti. Da quella dichiarazione, finita sulla prima pagina del quotidiano torinese, iniziano i guai giudiziari del ginecologo. Il fisco gli presentò una tassazione di un miliardo e mezzo per tre anni di attività professionale, mentre l’ospedale di Cava de' Tirreni presso cui lavorava lo licenziò in tronco. Ma dopo una causa ultraventennale, il Tar e il Consiglio di Stato gli hanno dato ragione condannando l’Asl a un risarcimento di 900 milioni di lire. Nel 1994 un infarto costringe il ginecologo a ridurre al massimo il suo lavoro.  È l’occasione per dedicarsi alle gioie della vita: la scrittura, la filosofia, l’arte, i musei, gli scacchi. Collabora a riviste e giornali, scrive di politica e fa un’esperienza elettorale con il Partito Radicale, non divenendo senatore solo per il mancato raggiungimento del quorum. A libri di divulgazione scientifica, alterna quelli su Achille Lauro e sul disastro dei rifiuti in Campania. Lancia il vaginometro, un apparecchio ideato per favorire l’orgasmo. Negli ultimi tempi Della Ragione ha organizzato un salotto culturale nella sua villa di Posillipo arredata con decine di capolavori della pittura, molti acquistati all’asta dell’armatore Achille Lauro. “Vi hanno partecipato come relatori tutti i nomi che contano nei vari campi: docenti universitari, scrittori, registi, giornalisti, politici che accoglievano felici l’invito e che oggi, salvo pochi, affermano di non avermi mai conosciuto…”. A questa attività affianca decine di visite guidate a monumenti, chiese, mostre e musei seguite da centinaia di estimatori, e conferenze nelle più prestigiose sedi: dall’Istituto per gli studi filosofici al Goethe Institut, dal Grenoble alla libreria Feltrinelli. “E ho girato le scuole della Campania per sensibilizzare i giovani sul dramma del problema dei rifiuti, regalando a tutti una copia del mio libro “Monnezza, viaggio nella spazzatura campana”. Estroverso e bizzarro, il ginecologo non è nuovo a gesti clamorosi. Nel bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, si è presentato nell’omonima piazza di Napoli armato di scala, colla e pannello per ripristinare il vecchio nome borbonico (Piazza 3 ottobre 1839: nascita della ferrovia Napoli-Portici). “L’eroe dei due mondi per noi è stato una rovina - comiziò dalla scala. – Napoli si è vista cancellare due secoli di storia per diventare la capitale dell’immondizia. Ma qui è nata la prima ferrovia d’Italia, la prima nave a motore, il primo osservatorio astronomico”. Pur avendo dichiarato di voler chiudere con gli aborti, il ginecologo ha però continuato ad avere guai con la giustizia. L’ultimo risale a quando è finito nel carcere di Poggioreale con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla violazione della legge 194. Dopo 14 giorni di detenzione, il Tribunale del Riesame annullò l’ordinanza di custodia formulata nei suoi confronti. Ma in eterno contrasto con i parametri fissati dalla legge 194 non ha cambiato posizione: ”Gli aborti clandestini sono inevitabili perché le donne vogliono conservare la privacy, e poi a causa del sovraffollamento e delle lunghe liste d’attesa negli ospedali. Così un’interruzione di gravidanza su 10 è ancora clandestina e nella sola Campania, dove l’80% dei ginecologi è obiettore di coscienza, se ne fanno circa 1300 all’anno. Ora a rivolgersi ai privati sono le extracomunitarie e le giovanissime”. E il prezzo da pagare? “A Napoli la tariffa è di circa 700 euro. Se invece si va a Barcellona, dove ci sono cliniche autorizzate a praticare l’aborto fino al sesto mese, si pagano 3000 euro. Credo che una donna abbia il diritto di rivolgersi a chi vuole. E poi, grazie ai privati, il servizio sanitario regionale risparmia duemila euro per ogni intervento”. Ma quanti aborti ha fatto il dottor Della Ragione? Lui non si nega e risponde: “Nel 1996 indagarono su di me interrogando oltre 400 clienti e scoprendo solo 4-5 casi d’interruzione di gravidanza avvenuti nel mio studio. Invece segnalai io agli inquirenti di essere l’autore di altri 40.000 aborti. Che si aggiungevano ai 14mila fatti prima”. E non si sente colpevole per aver impedito di far nascere 54mila bambini? “No. Ritengo di aver agito sempre nell’interesse delle pazienti che spontaneamente si rivolgevano a me per essere aiutate. Sono fermamente convinto che la volontà della donna va rispettata, se si manifesta nelle primissime fasi della gestazione, quelle nelle quali si può adoperare il metodo Karman, l’unico da me utilizzato, cioè quando l’embrione ha caratteristiche tali da non poterlo identificare come persona. Viceversa, credo che l’interruzione di una gravidanza avanzata, anche se permessa dalla legge, sia poco diversa da un omicidio”. A parte i conti in sospeso con la giustizia, le migliaia di interventi hanno fruttato a Della Ragione un fiume di denaro miliardario… “Sì, ho guadagnato cifre ragguardevoli, - ribatte il ginecologo senza imbarazzo - Ma sarei criticabile se le avessi realizzate praticando banali appendicectomie? In Italia una donna è libera di rivolgersi al medico di fiducia per qualunque patologia, invece per un’interruzione di gravidanza è costretta a servirsi di strutture pubbliche delle quali può non avere piena fiducia. Ben diversa è la legislazione in nazioni più civili, dove la paziente è libera di rivolgersi al proprio ginecologo. È una situazione paradossale, figlia del compromesso tra comunisti e democristiani quando fu varata la legge 194: un aborto giuridico, che dopo 40 anni richiede una revisione. Per trovare una soluzione, tutti devono abituarsi all’idea di cambiare linguaggio: quello praticato da un abile professionista come me non è un aborto clandestino. È semplicemente un aborto privato”.  

 

Novembre 2011

 

sabato 11 maggio 2024

Una spettacolare visita guidata gratuita a tre chiese napoletane

 

Portale di Donnalbina

Sabato 18 maggio è prevista una spettacolare visita guidata gratuita a tre chiese del centro storico di Napoli. 

Partiremo da Santa Maria Donnalbina dove al suo ingresso è fissato l'appuntamento alle ore 11:00. Poscia visiteremo la limitrofa Santa Maria dell'Aiuto, dove potremo ammirare gli unici tre dipinti di Gaspare Traversi di argomento sacro. Concluderemo poi in bellezza con la chiesa della Pietà dei Turchini, nella quale tra i tanti capolavori esposti, sono conservati gli unici due dipinti sicuramente attribuibili ad Annella di Massimo.

Invito chi intende partecipare a comunicarmelo via mail al mio indirizzo achilledellaragione@gmail.com

Non perdetevi questa occasione e leggetevi un mio articolo sull'argomento, scritto anni fa, che ebbe l'onore di comparire sulle pagine di Napoli Nobilissima

http://www.guidecampania.com/dellaragione/articolo33/articolo.htm


Ingresso di Donnalbina 

 Riapre la chiesa di Donnalbina

di Achille della Ragione

Finalmente, dopo soli trenta anni di chiusura, riapre, in occasione del Maggio dei monumenti, la chiesa di Santa Maria di Donnalbina, una delle più ricche di opere d’arte della città. Il complesso di Donnalbina affonda nel pieno medioevo le sue origini ed il motivo del suo nome è confuso nella leggenda. In età ducale la zona era denominata Albinense, altri si collegano invece ad una torre eretta in età romana da un certo Albino, ma noi preferiamo seguire un’invenzione letteraria moderna creata dalla fertile penna di Matilde Serao la quale, nelle Leggende napoletane, narrò la storia delle tre figlie del barone Toraldo, un nobile del Sedile di Nilo vissuto ai tempi del re Roberto d’Angiò. Le tre fanciulle donna Regina, Donna Ròmita e Donna Albina erano innamorate dello stesso uomo e non potendo averlo decisero di monacarsi, fondando i tre famosi conventi napoletani. Tra tanti dubbi e fantasie sappiamo con certezza che un monastero esisteva già nei primi anni del IX secolo, quando in esso si rinchiuse Euprassia, figlia del duca di Napoli, alla quale si può ricondurre la fondazione del cenobio benedettino. Benedettine furono anche le monache provenienti dai soppressi monasteri di Sant’Agata a Mezzocannone e di Sant’Agnello al Cerriglio, che nel 1563, entrando nel convento, portarono con loro reliquie di ogni genere, dall’ubiquitaria spina della corona di Cristo alla gruccia di sant’Agnello e finanche un pezzo di grasso di san Lorenzo, che si liquefaceva nella ricorrenza del martire ed una mammella di sant’Agata. Un repertorio che oggi può sembrare stupefacente e fantasioso, ma che all’epoca dava grande prestigio ad un monastero. La chiesa medioevale non esiste più e quella che noi visitiamo è stata realizzata nel Seicento per l’intervento prima di Bartolomeo Picchiati e poi, sul finir del secolo, di Arcangelo Guglielmelli. Entrando in chiesa si è accolti, sulla sinistra, dal monumento funebre del celebre compositore Giovanni Paisiello, una modesta realizzazione dello scultore Angelo Viva. Un bagno di luce si irradia dai finestroni e permette una perfetta visione dell’insieme, mentre lo sguardo si perde ad ammirare lo spettacolare soffitto in legno dorato, realizzato da Sabbato Daniele nel 1701 su disegni dell’architetto Antonio Guidetti, nel quale sono incastonati i grandi dipinti di Nicola Malinconico: al centro un’Assunzione, firmata, di lato un Sant’Agnello che scaccia i Saraceni, mentre la terza tela, un Martirio di Sant’Agata risulta perduta. Sono opere intrise da una dinamica spazialità ed animate da colori cangianti di ascendenza giordanesca. Negli stessi anni il pittore realizzava anche una serie di otto tele poste tra i finestroni della navata raffiguranti santi dell’ordine benedettino. Sul coretto della controfacciata è collocato un dipinto murale, molto rovinato, sempre del Malinconico, che rappresenta l’Entrata di Gesù in Gerusalemme. Il parapetto della cantoria, la grata dell’abside e tutte le gelosie furono realizzate nel 1699 da Sabbato Daniele, esse sono dominate da un elegante rameggio a labirinto e nella loro superba imponenza richiamano a viva voce i più celebri, ma non più belli, manufatti realizzati in San Gregorio Armeno. La zona absidale contiene una panoramica dell’attività del Solimena nell’ultimo decennio del Seicento. Un vasto programma decorativo, in parte perduto, che va dalla decorazione della cupola, quasi scomparsa, alle Virtù dipinte nei pennacchi, ad otto sante vergini rappresentate tra i grandi finestroni del tamburo. Tutte opere eseguite tra il ‘92 ed il ‘95, mentre la serie di sei tele poste ai lati del transetto, di altissima qualità, sono eseguite tra il 1696 ed il 1701. Esse sono: a destra l’Adorazione dei Magi, il Sogno di Giuseppe e la Fuga in Egitto, a sinistra la Natività, la l’Annunciazione e la Visitazione. Sono dipinti che testimoniano il passaggio del Solimena dai modi barocchi e pretiani a soluzioni compositive nelle quali palpabile è il gusto classicista. La zona absidale ospita uno spettacolare altare, datato 1692, con la cona che sale vertiginosamente lungo la parete, rivestito da multicolori marmi policromi dal cromatismo avvincente, nel quale risaltano motivi floreali e tarsie madreperlacee. La straordinaria bellezza ha fatto ipotizzare nelle schede della Soprintendenza la mano di Cosimo Fanzago, ipotesi non compatibile con la data di esecuzione. Al centro si trovava un quadro firmato del Simonelli, una Visitazione sostituita nel 1892 da una statua lignea settecentesca raffigurante l’Immacolata, che fu posta in una nicchia realizzata a bella posta. Una trasformazione che non piacque a Benedetto Croce, che dalle pagine di Napoli nobilissima, con lo pseudonimo di Don Fastidio, la definì “qualche cosa tra l’ostrica di Mucchitello e il gelato alla crema”. Nelle cappelle laterali, quattro per lato, sono tornati dall’esilio dai depositi numerose tele sulle quali è opportuno soffermarsi, anche per correggere i numerosi errori nei quali sono incorse sia le antiche guide sia i recentissimi depliant, che pubblicizzano l’apertura della chiesa. Partendo dal lato destro nella prima cappella vi è un’Immacolata tradizionalmente assegnata al Solimena, attribuzione accettata anche dalla Napoli Sacra, certamente opera di un ignoto e modesto seguace; nella seconda si trova una Natività di buona fattura di uno stanzionesco orbitante tra De Bellis e Marullo, ai lati a momenti dovrebbero ritornare due piccole tele di Domenico Antonio Vaccaro, due Santi vescovi, firmati e datati 1736. Sul lato sinistro nella prima si trova una dipinto, interessante esito di un pennello femminile, un San Francesco di Sales e Giovanna Francesca di Chantal (una poco nota santa francese vissuta a Digione nel Cinquecento), realizzato nel 1752 (non nel 1723 come altrove indicato) dalla pittrice pugliese Teresa Palomba; nella terza vi è un’antica tavola del primo Cinquecento, una Dormitio Virginis di ignoto, che potrebbe essere assegnata, in via ipotetica, a Pietro Befulco oppure a Mario di Laurito ed infine nella quarta, che presenta alle pareti un ricco rivestimento marmoreo messo a punto nel 1730 da Francesco Raguzzino è collocata una Madonna con Maria Maddalena e San Giovanni Evangelista ai piedi della Croce, che in passato era ricoperta da un crocefisso ligneo oggi non più presente, la cui presenza nascondeva la sigla dell’autore, Andrea (e non Domenico Antonio come altrove indicato) Vaccaro, inducendo gli studiosi ad ipotizzare la mano del Marullo.

Dal 1942 il monastero è affidato alla Congregazione di Don Orione, che svolge meritorie iniziative a favore di portatori di gravi handicaps fisici e psichici.

Foto di Dante Caporali 

  

     San Gregorio di Nicola Malinconico

  

Chiostro

Coretto e controfacciata 



  





Alcune foto della visita del 18 Maggio 2024, alla Chiesa di Santa Maria Donnalbina  fornite da Loretta Schiano








mercoledì 1 maggio 2024

Il seno nell'arte, dall'antichità ai nostri giorni

 

Copertina 


Il libro dopo un successo nazionale si avviava ad esaurirsi, per cui l'editore ha pensato di stamparne alcune migliaia di copie, che a giorni saranno reperibili presso tutte le librerie.

L'opera è una carrellata attraverso i secoli alla ricerca delle rappresentazioni che pittori e scultori di ogni tempo e di ogni luogo hanno dato del seno: il pianeta misterioso. Un percorso che merita di essere attraversato in lungo e in largo per un sottile piacere dello spirito. Si parte dalla Venere di Willendorf, risalente al paleolitico, per giungere alle fantasiose raffigurazioni degli artisti contemporanei. Sono rappresentati tutti i grandi e tutte le correnti figurative più famose, ma tanti sono i minori, che hanno saputo cogliere del seno aspetti singolari ed affascinanti nelle sue infinite sfaccettature: scoperto o maliziosamente velato, innocente o peccaminoso, pubblico e privato, disponibile e proibito, senza tener conto delle forme e dei gusti anatomici, che nel tempo hanno subito sostanziali variazioni. Un avventuroso viaggio di 168 pagine, corredate da oltre 200 foto a colori, nel quale l'autore ci accompagna, facendoci partecipe delle sue conoscenze e dell'infinito amore verso il più dolce degli attributi femminili.

Per chi non vuole spendere soldi può consultare il libro digitandone in rete il titolo.

http://www.guidecampania.com/seno/

Buona lettura e non vi arrapate troppo.

Achille della Ragione 

  

Quarta di copertina 

venerdì 12 aprile 2024

Aggiornamenti sul mitico salotto di Achille

 

Gli amici del salotto culturale della Ragione 

Prima di cominciare la lettura è opportuno leggere il precedente articolo sull'argomento digitando il link

https://achillecontedilavian.blogspot.com/2023/06/il-mitico-salotto-di-achille.html?m=1

Cominciamo il lungo elenco degli amici assenti, dalla coppia più importante: Avet e Curta, da anni frequentatori assidui che quest'anno sono divenuti baby sitter, almeno ufficialmente, perché non vengono neanche alle visite guidate ed hanno addirittura rifiutato un invito a cena. Passiamo poi ai fidanzatini, divenuti uno solo: Olga, a cui voglio tanto bene, perchè Umberto si è trasferito in paradiso. Silvana: A ciucessa, si è fidanzata con un personaggio poco raccomandabile,  che gli ha vietato di frequentare persone perbene. Franco: o politico, che dopo tre fugaci apparizioni ha continuato ad impegnarsi ad organizzare eventi a cui nessuno partecipa. Claudio: o pittore, che dopo la morte della moglie, deve accudire la figlia, che è pazza. Salvatore: che portava sempre ospiti, ha avuto un grave incidente, che lo costringe a letto. Clara: la seduttrice di uomini ricchi, che è passata a miglior vita nell'alto dei cieli, ed il marito di Patdam, anche lui scomparso prematuramente, entrambi per operazioni al cuore incautamente effettuate a Napoli, la prima alla Mediterranea, il secondo al Monaldi. Vi è poi Guido Bossa: O sciaquetta, che è improvvisamente impazzito, a tal punto che su facebook ha scritto frasi ingiuriose e minacce nei miei riguardi e della mia famiglia. Tra le donne ho dimenticato di citare Filomena: A minigonna, assente da un anno, perchè in preda ad una grave depressione. Anna Maria: A madre do scemo, scomparsa nel nulla, anche alle visite guidate che in passato non ne perdeva una. Lucia: La basilicatese, quest'anno latitante, ogni volta con una scusa diversa. Antonella: A ginecologa, che viene solo se la telefono 2-3 volte ed infine un'altra Anna Maria, l'amante dell'ottico poeta ottantottenne, che dichiara di essersi trasferita ad Assisi per stare vicina alla figlia.

Passiamo ora ad una breve descrizione degli abituali frequentatori, partendo dal più importante Nicola: che trasporta nella sua auto, diversi componenti, da Giovanna, A sciangata, la più affezionata ascoltatrice da anni. Mariolina: A vedova, tra le più attempate del gruppo. Giorgio: o chiattone. Bruno: o pseudo ingegnere, abile nell'intervenire nelle discussioni. Come personaggio importante non possiamo non citare Renato: il lettore ufficiale, disposto a raggiungere il salotto con mezzi pubblici e Roberto: il lettore di riserva. Fabio: o cuntadino, una volta geologo affermato. Sergio: l'ischitano, assiduo acquirente dei miei libri ed Enzo: l'Ex presidente, che spesso fa filone perchè va in vacanza. Voglio citare anche Ignazio: vicino di villa, che il venerdì è fuori Napoli, ma acquista tutti i miei libri.

Tra le fanciulle partiamo da Marie France: A francese. Fernanda: La bona (anche se ex). Mary: a vecchia, parzialmente depressa. Rossana: A dottoressa, reduce da una bronchite stroncante. Rosa: A bionda, una volta bella, ora passabile. Maria Giovanna: A camminatrice, che raggiunge a piedi il salotto percorrendo 10 chilometri. Genny: A pittrice, donna piacente, ma spesso impegnata nel suo bed e breakfast. Carla: a riccioluta, donna colta ed affascinante e sperando di non aver dimenticato nessuna sono sempre in attesa di new entry, possibilmente giovani e di forme graziose.

Come sempre appuntamento il venerdì dalle 17:30 alle 19:30. Vi aspetto, intervenite in massa.

Achille della Ragione

sabato 6 aprile 2024

Resto al Sud, finanziamenti ai cittadini ed alle imprese

  


 RESTO AL SUD, è un progetto di Invitalia (l’Agenzia nazionale per lo sviluppo, di proprietà del Ministero dell’Economia), per aiutare la nascita e lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali e libero professionali in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e nelle aree del cratere sismico del Centro Italia (Lazio, Marche, Umbria). L’incentivo è destinato a chi ha un’età compresa tra i 18 e i 55 anni.

Presenta una domanda RESTO AL SUD per accedere ai finanziamenti pubblici e creare la tua nuova impresa.

Per te fino a 200.000 euro (50% a fondo perduto).

Per ottenere i finanziamenti RESTO AL SUD, è possibile richiedere una CONSULENZA allo studio dell'Avvocato Gianfilippo della Ragione 

telefonando al numero 335252616 

o scrivendo una mail a

gianfilippodellaragione@gmail.com

RESTO AL SUD permette di creare molti tipi di attività:

– Ristorazione: bar, pizzerie, pub, ristoranti

– Ospitalità: B&B, affittacamere, case vacanza

– Estetica: parrucchieri, estetisti

– Artigianato

– trasformazione di prodotti agricoli

– Libera professione: avvocato, commercialista, architetto, designer

– Commercio: negozi in generale, alimentari, pescherie, ecc.

– E tanto altro

Attività non ammesse: Agricoltura e allevamento

SPESA AMMESSE

– Ristrutturazione della sede operativa (massimo il 30% del programma)

– Arredamento, macchinari, impianti, attrezzature, software, tecnologie dell’informazione e della comunicazione

– Affitto, utenze, materie prime e semi lavorati (massimo 20% del programma)

– Rispettando le percentuali massime, puoi stabilire come dividere le spese nel programma; ad esempio in un progetto di 100.000 euro puoi richiedere al massimo 30.000 euro per le spese di ristrutturazione.

Spese non ammissibili:

– Iva sugli acquisti

– Consulenze: progettazione, consulenza fiscale, contabile, tecnica e del lavoro

– Costi di costituzione dell’impresa: notaio, consulente, spese camerali

– Pubblicità: inserzioni, campagna di marketing.

CHI PUÒ PRESENTARE LA DOMANDA?

– Devi avere meno di 56 anni

– Il 21 Giugno 2017 NON dovevi essere stato titolare di impresa attiva (NON dovevi essere titolare di partita IVA o legale rappresentante di impresa attiva).

Inoltre in caso di approvazione:

– Se non sei già residente al Sud dovrai trasferirti.

– Se hai un contratto a tempo indeterminato dovrai dimetterti.

– Se devi presentare una domanda nel settore “attività libero professionali, scientifiche e tecniche” dovrai rispettare un ulteriore requisito soggettivo, ovvero non devi essere stato titolare di partita iva movimentata dello stesso settore negli ultimi 12 mesi.

N.B. dovrai possedere i requisiti fino alla completa restituzione del finanziamento.

SE NON POSSIEDO I REQUISITI?

Se non possiedi i requisiti puoi comunque presentare una proposta progettuale in società con altri soci con i requisiti. I soci senza requisiti possono essere al massimo un terzo dei soci, e non concorrono al finanziamento. (ad es. 3 soci, due con i requisiti, possono ottenere al massimo 100.000 euro). Inoltre il socio senza requisiti non può essere parente degli altri soci con i requisiti.

COSA POSSO OTTENERE?

Ogni soggetto può richiedere una cifra massima pari a 50.000 euro; se presenti un progetto in forma individuale puoi chiedere un massimo di 60.000 euro.

È possibile presentare progetti in società, con una richiesta massima pari a 200.000 euro; i soci senza requisiti non concorrono al finanziamento.

(Es. 4 soci di cui 3 con requisiti, possono chiedere al massimo 150.000 euro; 5 soci, tutti con requisiti, possono chiedere al massimo 200.000 euro).

La cifra richiesta è finanziata al 100%, con un fondo perduto pari al 50% e un prestito a tasso zero pari al 50%. Il prestito prevede due anni di preammortamento: comincerai a restituire il finanziamento a partire dal terzo anno.

Ad esempio se presenti un progetto con due soci, per un importo pari a 100.000 euro, potrai ottenere 50.000 euro a fondo perduto e 50.000 euro in prestito a tasso zero.

Il finanziamento è inoltre garantito dallo stato fino all’80%: nel caso in cui non dovessi essere in grado di restituire il finanziamento, dovrai garantirne solo il 20%.

Se completi il programma di spesa e chiedi il saldo, puoi ottenere un fondo perduto aggiuntivo pari a 10.000 euro a socio o 15.000 in caso di ditta individuale.   

finanziamentirestoalsud.blogspot.com


Per i finanziamenti RESTO AL SUD

RICHIEDI UNA CONSULENZA allo studio dell'Avvocato Gianfilippo della Ragione 

telefonando al numero   335252616 o scrivendo una mail a

gianfilippodellaragione@gmail.com  

 


 

 

  

lunedì 1 aprile 2024

A Pozzuoli la prossima entusiasmante visita guidata


Rione Terra 

Sabato 6 Aprile a Pozzuoli, alle ore 11:00 con appuntamento all'ingresso della Cattedrale visiteremo: la Cattedrale, il Palatium, il museo dell'Opera e il museo diocesano. 

Per giungere preparati all'evento vi consiglio di leggere alcuni miei scritti sull'argomento:

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Achille della Ragione

martedì 26 marzo 2024

Una importante mostra sull'Ottocento napoletano, a Roma non a Napoli


Vergogna, Le Scuderie del Quirinale presentano "Napoli Ottocento. Degas, Fortuny, Gemito, Mancini, Morelli, Palizzi, Sargent, Turner", una nuova grande esposizione, dal 27 marzo al 16 giugno 2024, a Roma, curata da Sylvain Bellenger insieme a Jean – Loup Champion, Carmine Romano e Isabella Valente, un'esposizione che i Napoletani per ammirarla dovranno recarsi a loro spese nella capitale. Perchè????

Un progetto espositivo di grande respiro e di alto rilievo scientifico organizzato dalle Scuderie del Quirinale e dal Museo e Real Bosco di Capodimonte in collaborazione con la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, la Direzione Regionale Musei Campania, l'Accademia di Belle Arti di Napoli e la Stazione Zoologica Anton Dohrn.  

Il progetto si inserisce a pieno titolo in una delle linee programmatiche intraprese ormai da tempo dalle Scuderie del Quirinale: il racconto sistematico delle tante, straordinarie civiltà figurative che hanno caratterizzato la storia artistica d'Italia, ricca di 'capitali artistiche' più di qualsiasi altro paese.

Attraverso una selezione di 250 capolavori, la mostra rappresenta un omaggio al ruolo centrale di Napoli nell'ambito del dibattito europeo sull'arte. Napoli si propose come un centro di produzione artistica di assoluta centralità europea per tutto l'Ottocento, ovvero quel 'secolo lungo' che prende le mosse dagli esiti della cultura illuminista di fine Settecento e che arriva ad estendersi fino allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, così strettamente connesso alla nascita dell'Italia moderna eppure ancora non abbastanza conosciuto e per questo ancora da scoprire.

Il Presidente Sergio Mattarella
inaugura la mostra 


 L'esposizione incarna, dunque, la perfetta sintesi della eccezionale vitalità artistica di una città che ha continuato ad attrarre tutti i più grandi artisti attivi in Europa o provenienti dalle più giovani scuole nordamericane, giunti per vivere l'esperienza ineludibile della scoperta di Pompei ed Ercolano ma poi folgorati dalla bellezza prorompente del paesaggio campano, dalla ricchezza del patrimonio storico e artistico di quei luoghi, dai contrasti di una città dall'incanto unico al mondo.

Una panoramica ricchissima tra dipinti, sculture, arti decorative, storia e scienza: eloquenti testimonianze, malgrado i problemi e le tensioni sociali e politiche, di una tradizione artistica e culturale davvero secolare e ancora viva, inserita a pieno nella cultura europea contemporanea.

Il mare, le montagne, il folclore, la terra fangosa del Vesuvio, la lussureggiante vegetazione della Campania, lo splendore ed anche il degrado hanno ispirato artisti quali Constantin Hansen, Silvestr Šcedrin, Simon Denis, Karl Böhme, Ludwig Catel, William Turner, Thomas Jones, Thomas Fearnley, Eduard Hildebrandt, Hans von Marées, John Singer Sargent, i pittori naturalisti di Posillipo, Portici e Resina, Anton van Pitloo, Giuseppe De Nittis, Ercole e Giacinto Gigante, Teodoro Duclère e Salvatore Fergola.

Un rilievo significativo ricopre nella mostra la figura del pittore Edgar Degas, un artista che ha sempre rivendicato la sua appartenenza al movimento realista rifiutando l'etichetta di impressionista come qualificativo della sua pittura. Di origini napoletane per parte paterna, Degas, che parlava correntemente la lingua napoletana imparata durante la sua infanzia e giovinezza a Napoli, è considerato in questa mostra dal punto di vista della sua familiarità con l'ambiente napoletano, ipotizzando che, questa particolarità, sia un tassello di lettura in più per capire la sua differenza con la scuola francese.

Proprio a Napoli -dove trascorse soggiorni fondamentali per la sua formazione- poté arricchire di un senso nuovo la sua particolare formula realista. Particolarmente importante, per questo, è il focus dedicato in mostra all'artista francese. Grazie alla generosità del Musée d'Orsay, dell'Art Institute di Chicago e del Cleveland Museum of Art i visitatori potranno ammirare riuniti in mostra cinque celebri capolavori del 'Degas napoletano', oltre all'emblematica 'Veduta di Castel Sant'Elmo da Capodimonte' del Fitzwilliam Museum di Cambridge, rarissimamente esposta.

Seguendo lo svolgersi delle varie correnti culturali ottocentesche, la mostra dedica tre sezioni decisive alla tematica dell'immaginario storicista neo-pompeiano che reinventa temi o diffonde lo stile dei manufatti rinvenuti nelle città sepolte, dell'immaginario idealista neo-greco, intriso di evocazione ed elegia, e l'immaginario orientalista, che tanto fascino suscitò in Domenico Morelli. Il passaggio e le contaminazioni tra pittura accademica e pittura realista, intorno alla metà del secolo, sono descritte con attenzione fino al confluire nelle arti figurative di tematiche veriste che nell'affermare il principio di realtà fino all'estremo riflettono le istanze di denuncia sociale proprie della seconda metà del secolo. Il percorso dall'accademismo al realismo trova, al culmine della sua progressione verista, un approdo a soluzioni di disfacimento dell'esattezza figurativa ottenuto con il prevalere degli aspetti materici della pittura nelle opere di Antonio Mancini.

Nell'ottica di queste "contraddizioni" legate alla realtà, è la materia stessa che diviene oggetto della pittura e della scultura, annullando le differenze tra l'una e l'altra attraverso effetti violentemente materici che trovano un paragone solo nella ricerca di Medardo Rosso e che di fatto anticipano di diversi decenni quelle qualità tipiche della stagione 'informale' del dopoguerra, in artisti come Fontana o Burri.

Nel XIX Napoli è a tutti gli effetti riconosciuta anche come un'importante capitale scientifica, terza città d'Europa, dopo Londra e Parigi, sede di una delle più antiche università italiane, della prima scuola di lingue orientali in Europa (fondata nel 1732), del primo museo di mineralogia (fondato nel 1801) e di molti altri centri di studio o istituzioni per la ricerca e lo studio.

È anche la città dei dibattiti positivisti, delle scienze giuridiche e matematiche, è la città dell'intensa dialettica che lega le nuove scienze a un'estetica sempre fedele alla grande tradizione realista, centrale nella definizione dell'arte napoletana dal periodo barocco riberesco e caravaggesco.

All'interno del percorso espositivo si è voluto restituire al visitatore, attraverso la videoinstallazione Affreschi Digitali dell'artista napoletano Stefano Gargiulo (Kaos Produzioni), la peculiarità della Stazione Zoologica voluta da Anton Dohrn, primo centro di studio oceanografico in Italia, dove raffigurazioni scientifiche della fauna marina si sovrappongono alle decorazioni di Hans Von Marées e Adolf Hildebrandt ancora visibili nell'attuale Biblioteca e ispirate al gusto neo-ellenico caro agli artisti tedeschi dell'epoca.

Nel primo quarto del XX secolo, Antonio Mancini, all'apice della fama internazionale, consente alla materia grezza di entrare nei suoi dipinti; è la materia, prorompente, invasiva e privata di forma che si fa oggetto stesso dell'opera, sostituendosi al soggetto ritrattato. Una scelta che venne celebrata alla Biennale di Venezia del 1926, dove la Dama in rosso di Mancini venne salutata da Carlo Carrà come "un vero capolavoro di potenza plastica e di armonia cromatica".  

Anche l'influenza del clima politico ed economico ha avuto un ruolo decisivo sulle forme d'arte di questo periodo storico. La profusione di progetti e programmi di trasformazione urbanistica della città, infatti, la rendono sempre più europea tanto che, alla fine del secolo, Napoli dialoga ancora direttamente con Parigi: in soli tre anni viene eretta la Galleria Umberto I, vengono costruiti i caffè, i grand hotel, i quartieri borghesi ed i lunghi viali.

Il percorso "dal Sublime alla materia" diventa in mostra uno schema di lettura della storia dell'arte a Napoli nell'Ottocento. Per questa ragione, tale percorso è oggetto di un ulteriore intervento multimediale dello stesso Gargiulo che accoglie il visitatore sullo scalone d'entrata proponendo le immagini del Vesuvio in eruzione intese come sintesi dei due termini: il sentimento del sublime che deriva dallo spettacolo della forza terribile della natura, e la brutalità materica del paesaggio lavico che si trasforma in bellezza.

"Napoli Ottocento" rappresenta la sintesi di questo lungo percorso, un'occasione unica per ammirare opere di altissimo valore e per comprendere a pieno un periodo ricco di contraddizioni e di fascino.

 

 

  
Edgar Degas (Parigi, 1834 – 1917)
 Thérèse de Gas (1863 circa)
musée d’Orsay Parigi 
 
   
Gioacchino Toma (Galatina, 1836 – Napoli, 1891)
La pioggia di cenere del Vesuvio (1880)
 Gallerie degli Uffizi Firenze 

   
Pasquale Liotta (Catania, 1850-1912)
L’effetto dell’hashish (1875 circa)
 Museo Civico Castello Ursino Catania

 
Antonio Mancini (Roma, 1852 – 1930)
Dama in rosso (1926 circa)
Galleria dell’Accademia di Belle Arti Napoli