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martedì 27 marzo 2012

Mostra sul Beato Angelico ai musei Capitolini

16/6/2009


La mostra sul Beato Angelico ai musei Capitolini di Roma, visitabile fino al 5 luglio, è la più importante a lui dedicata dal 1955 e documenta la sua lunga attività, non solo di pittore, ma anche di disegnatore e miniatore, attraverso numerose opere, provenienti dai più importanti musei del mondo.
L'esposizione  propone un'articolata rilettura dell'opera del Beato Angelico, all'alba del Rinascimento, evidenziandone le varie fasi: la giovinezza tardo gotica, l'accostamento a Masaccio, la maturità dei primi anni Trenta, il classicismo formale e cromatico degli anni trascorsi a Firenze nel monastero domenicano di San Marco e il periodo conclusivo pienamente umanistico. Sono in mostra anche disegni e miniature ed i più importanti codici decorati dall'artista e dai suoi collaboratori.
Si racconta che fra’ Giovanni da Fiesole (noto come Beato Angelico) non prendesse in mano un pennello prima di aver pregato. Questo suo esser penetrato da Dio nelle orazioni gli donava una forza che gli permetteva di tratteggiare mirabilmente il volto dei santi e della trinità, di qui l’appellativo di Angelicus Pictor.
Si potranno ammirare capolavori come il Paradiso(01) degli Uffizi, il Trittico di Cortona(02), l’Annunciazione (03)di San Giovanni Valdarno e l’Armadio degli argenti(04), al fianco di lavori mai esposti in precedenza(prestati dai musei di Dresda, Lipsia, Houston e Zagabria) ed altri ampiamente restaurati per l’occasione come il Trittico Corsini e la predella della Pala di Bosco ai Frati(05).





Il Beato Angelico è un artista fondamentale nel passaggio dallo stile tardogotico medioevale al primo Rinascimento e tutta la sua produzione è caratterizzata da soggetti religiosi impregnati da un’ansia di diffondere i valori della storia sacra in sintonia coi dettati dell’insegnamento di San Tommaso d’Aquino. Egli è tra i primi a recepire la rivoluzione plastica e prospettica del Masaccio e l’elegante naturalismo di Gentile da Fabriano. Nel quarto decennio raggiunge la maturità espressiva attraverso una tavolozza dai colori luminosi, mentre tra il 1438 ed il 1445 decorerà gli ambienti del convento fiorentino di San Marco con un ciclo tra i più importanti nella storia dell’arte occidentale. Concluderà a Roma la sua carriera eseguendo una serie di affreschi nella Cappella Niccolina in Vaticano.
Un lungo tunnel azzurro intenso, di quella tonalità definita blu Madonna: in questo spazio avvolgente sono allineati i quadri d’oro del Beato Angelico (1395-1455). Sono proprio i colori dell’oro e del blu ad accogliere il visitatore della mostra, dopo una salita su affacci di reperti romani, in una sorta di elevazione al cielo. Le sale dei musei capitolini sono invase dalla genuina spiritualità della pittura dell’artista con santi, beati, cherubini e dannati che si delineano diafani nella luce che filtra dalla sua tavolozza luminescente. I suoi dipinti sembrano impegnati a dimostrare l’esistenza di Dio, più che a contemplare il Creatore ed a farsi mediatori tra natura e divinità. 
Il colore dell’oro nei quadri del Beato assume una valenza mistica con una luce che riverbera dall’ombra tra  arabeschi e intrecci. Dalla Madonna dei Cedri(06) del 1423, a quella dell’Umiltà(07) del 1434, alla fiammata di bagliori emanata dal Paradiso (1434-35) o dall’Annunciazione (1432), l’oro del fondo sbalza nell’oro intarsiato come un merletto d’oreficeria delle aureole, delle ali angeliche, nei raggi rigati e accecanti della potenza di Dio, nei riccioli biondi di miele degli angeli.


Il percorso espositivo si apre con la Madonna dei cedri, eseguita nel 1423, nella quale la Vergine non siede su un trono ma si contenta di un cuscino trapuntato posto a terra, mentre risplendono il rosa, l’oro ed il rosso di tante piccole roselline bianche. 
Nel San Francesco riceve le stimmate(08) lo spazio si fa profondo nel paesaggio notturno e l'effetto è drammatico con le ferite sanguinolente in primo piano sulle mani, sui piedi, sul costato.


L' Annunciazione che proviene dalla chiesa del Convento di Montecarlo è un vero capolavoro come quella di Dresda(09), riassemblata nel XVI secolo e visibile per la prima volta: entrambe le opere esprimono l'umiltà della Vergine e il consenso al progetto divino. 
Intenso e solitario il San Gerolamo penitente(010) che cerca il cielo con gli occhi tristi, mentre San Tommaso prende luce da destra ed emerge dallo sfondo dorato ed i beati ascendo al cielo scortati da un serafino azzurro e da due cherubini rossi.


Nella Tebaide(011), ancora forte è l’influenza gotica intrecciata al decor bizantino e si può presagire l’influenza di Van Eyck, l’artista fiammingo attivo nel XIV secolo, sul volto del Cristo coronato di spine (1448-50) dove è impressionante come in tutta quella luce d’oro abbrunito sia il particolare dell’occhio arrossato e gonfio del Cristo a restituire una attonita sofferenza. In seguito nelle opere della maturità prevarrà, nella trascendenza spirituale dei temi trattati, la modernità della prospettiva, in linea con la lezione di Piero della Francesca. 

Nelle storie di San Nicola di Bari(012) l’artista diventa il cantore di poetici episodi nei quali si muove un universo fino agli esseri più piccoli come goffi scorpioni ed altri animaletti.
Tra le 49 opere in mostra tante altre andrebbero segnalate e descritte, ricordiamo semplicemente il Giudizio universale(013), la splendida Madonna con angeli e santi(014), la Madonna di San Marco(015), i vari Volti di Cristo(016 – 017), il drammatico contrasto tra Beati e dannati(018) ed il patetico San Giovanni Battista(019).








Nell’ultima sala alcuni rari disegni(020), incisioni, un gran libro da messale con le lettere capitali miniate a rammentarci che il mondo del Beato Angelico è tutto racchiuso nella sfera, raccolta e sfolgorante, del sacro.

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