L'Espresso pag.96 - 22/5/2022 |
Cara Rossini,
la rubrica delle lettere ai giornali è da sempre uno spazio di democrazia e una palestra di idee e proposte che i lettori, attraverso le pagine del giornale preferito, pongono all’attenzione generale. Un fiume di denunce, confessioni e frammenti di vita vissuta che mescolano intimità ed esibizionismo, intelligenza e mediocrità, formando un'isola privilegiata dove si esprime l'identità di un giornale. Gli aficionados di queste rubriche si dividono in due distinte categorie: gli occasionali e i patiti. I più scrivono una sola volta nella vita. sotto la spinta di un episodio che li ha colpiti in maniera particolare; gli altri, gli habitué, rappresentano un fiume in piena di proposte, invettive, proclami, inviati con frequenza quasi quotidiana. lo sono uno dei più fertili tra questi maniaci della scrittura, avendo contratto la passione in età pediatrica: la mia prima lettera sui matrimoni internazionali pubblicata da "Quattro soldi, risale infatti al 1960. Ho pubblicato più di duemila lettere,alcune simultaneamente su svariati giornali, e posso affermare che le volte in cui la proposta avanzata si è realizzata si possono contare sul palmo di due mani. Una volta ho visto dopo una mia lettera pubblicata da molti quotidiani sulla truffa perpetrata all’lnps dalle badanti, che sposano il proprio datare di lavoro ottuagenario per poter godere della pensione di reversibilità la norma accolta a tempo di record nella finanziaria seguente, grazie ad un onorevole, che mi ha fatto esaminare preventivamente la sua bozza di legge. Ma grande fu la soddisfazione quando una decina di anni or sono riuscii a far uscire dal carcere un mio cameriere ingiustamente recluso (è stato poi assolto con formula piena) e sottoposto, per quanto malato di tumore alle angherie dei suoi compagni di cella. Mi sono dilungato oltre misura una regola ferrea da rispettare per le lettere ai giornali e quindi concludo: «Verba volant».
Achille della Ragione
È vero, le parole volano via, ma ormai anche le "scripta" durano poco, sommerse da quel fiume ininterrotto di opinioni e invettive che vengono depositate nella rete e nei social. Però tra i lettori dei giornali di carta, specie preziosa che andrebbe protetta dall'estinzione, resta ancora la voglia di inserirsi, con un'idea, un commento o una proposta (spesso anche con un rimprovero) in quella famiglia elettiva che confeziona il giornale preferito. Esattamente vent'anni fa L'Espresso, allora diretto da Daniela Hamaui, dava spazio per la prima volta a un
dialogo con i lettori affidandomene la cura. Qualche anno dopo il dialogo si trasferiva anche nel sito, frequentato, come tutto in Rete, da lettori più inclini al dibattito, se non allo scontro. Molti sono i partecipanti seriali, come li chiama lei, pronti ad avere un'opinione su tutto e a mandare lettere a raffica su qualsiasi fatto d'attualità, ma destinati ad essere pubblicati di rado. Meno numerosi quelli che scrivono raramente sulla spinta di emozioni suscitate da vicende personali o da fatti pubblici. Tra loro inaspettatamente molti giovani, persino adolescenti, che chiedono a questa rubrica l'ascolto di cui, in un Paese senza più guide, sentono la mancanza.
Stefania Rossi