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venerdì 17 ottobre 2014

Tanzio da Varallo incontra Caravaggio

A Napoli a  Palazzo Zevallos dal 24 ottobre



La mostra vuole essere un omaggio a uno dei massimi artisti del Seicento italiano, al secolo Antonio D'Enrico (Alagna Valsesia, 1582 ca. - Borgosesia ? 1633), meglio noto come Tanzio da Varallo, riportando all'attenzione del pubblico e della critica il suo lavoro a Napoli e nei territori del viceregno. Attraverso la presentazione di circa trenta opere - una quindicina di Tanzio e le altre di artisti presenti nel viceregno ("La stretta cerchia" di Caravaggio, secondo la celebre definizione di Roberto Longhi) che, come Tanzio, si sono immediatamente confrontati con la pittura di Caravaggio: Battistello Caracciolo, il Cavalier D'Arpino, Louis Finson, Carlo Sellitto, Filippo Vitale, oltre allo stesso Michelangelo Merisi, rappresentato in mostra dallo splendido Martirio di sant'Orsola - la mostra mette in luce aspetti innovativi della figura dell'artista, frutto di anni di ricerche che hanno portato a nuove attribuzioni.
Dopo questa necessaria premessa cerchiamo di rispondere alla domanda di molti: ”Tanzio da Varallo, chi era costui?”.
Riproponiamo perciò quanto da noi scritto nel I° dei dieci volumi, usciti tra il 1997 ed il 2001, del Secolo d’oro della pittura napoletana: Tanzio da Varallo, provinciale nordico di cultura manieristica e di spirito controriformato, ingegno vivo ed ardente di passione, raggiunge già intorno al 1612 un così alto grado di severità iconica espressa in forma naturalistica da prefigurare ed anticipare lo Zurbaran più ispirato. Scoperta relativamente recente è la sua attività in Abruzzo, ma anche nella capitale vicereale dove gli sono state assegnate prima dal Longhi e poi dal Bologna le due grandi pale di Pescocostanzo e di Fara San Martino ed a Napoli i frammenti di Santa Restituta. Palpabile è la tangenza fra le sue opere prima del 1616 e vari dipinti napoletani specialmente di Filippo Vitale, sul quale un influsso notevole è consistito nell’accentuata asprezza del linguaggio e nella lucidità di espressione.
Cerchiamo ora di approfondire la conoscenza dell’artista. Antonio di Giovanni Errico, conosciuto come Tanzio da Varallo, è di etnia tedesca (ancora nell'Ottocento alcuni inventari di Varallo lo definiscono «pittore tedesco»). 
Uno dei più illustri esponenti della pittura del Seicento nel Nord d'Italia, artista di respiro europeo, noto come il Caravaggio della Alpi,nasce  a Riale d'Alagna (VC), nella famiglia D'Henricis, intorno al 1580. 
E' figlio d'arte Tanzio, infatti, molti membri della sua famiglia furono pittori, scultori, decoratori attivi in Valsesia fin dal 1500. 
Il padre Giovanni il Vecchio faceva il fabbro e disponeva di un consistente patrimonio; i suoi fratelli Melchiorre (proprio con Melchiorre Tanzio inizia a dipingere) e Giovanni furono riconosciuti protagonisti del barocco valse siano. 
La formazione artistica di Tanzio avviene, quindi, nella bottega di famiglia.
Nel 1600 viene definito "artifex", qualifica che attesta maturità di formazione, ed è proprio in quest'anno che, insieme al fratello Melchiorre (anch'egli pittore), parte da Varallo verso Roma, in occasione del Giubileo per ricevere l'indulgenza, e vi resta per circa quindici anni salvo un breve ritorno a Varallo intorno al 1611.
Nella città eterna la sua vita artistica subisce una svolta determinante. Conosce le opere di  Michelangelo Merisi da Caravaggio, senz'altro il  più autorevole pittore italiano del XVII secolo, e ne rimane affascinato. Ne apprende rapidamente la lezione del vero e della forza spirituale, aggiornando la sua formazione. 
A Roma Tanzio guadagna fama di pittore di valore, recandosi per alcuni soggiorni a Napoli ed in Abruzzo.
La presenza dell'artista in questi luoghi è attestata da alcune opere presenti ancora sul territorio. Tra il 1610 e il 1614 circa, realizza il  primo dei tre dipinti abruzzesi, si tratta di una pala d'altare, la "Circoncisione", attribuita con sicurezza al maestro valsesiano da Ferdinando Bologna nel 1953, collocata nella navata laterale destra nella chiesa di San Remigio, sede parrocchiale dalla fine del 1500 di Fara San Martino. L'opera gli venne commissionata poco dopo il 1610 molto probabilmente per celebrare la canonizzazione di  San Carlo Borromeo, raffigurato nel dipinto, avvenuta il primo novembre del 1610, anno in cui muore anche il Caravaggio. Il dipinto di Fara San Martino è sicuramente anteriore, per una maggiore adesione alla luce caravaggesca, alla pala di Pescocostanzo datata con certezza al 1614 (data della ricevuta di pagamento). A Pescocostanzo in quegli anni erano presenti già molti artisti e artigiani lombardi, altri come l'architetto Cosimo Fanzago sarebbero arrivati in seguito. Al Tanzio venne commissionata dal nobile Tommaso D'Amata e sua moglie Pompa De Matteis (ritratta nel dipinto). La pala, sull'altare ora di S. Caterina nella Chiesa Collegiata di Pescocostanzo, è la "Madonna dell'incendio sedato", opera che lo storico dell'arte Roberto Longhi aveva attribuito al Tanzio già dal 1943.
Intorno al 1970, in un piccolo locale già sede della Confraternita del Santissimo Sacramento, tra le vecchie suppellettili della chiesa parrocchiale di Colledimezzo, si rinviene un dipinto "Madonna con il Bambino e san Francesco", in una condizione di totale abbandono, ma prontamente restaurato negli anni successivi, riconosciuto come opera del Tanzio da uno studioso abruzzese e reso noto agli studi nel 1995. L'opera fu realizzata probabilmente dopo 1615 e presenta assonanze con le altre pale certamente autografe. E' il terzo dipinto che va ad aggiungersi ai due precedenti capolavori per formare il "trittico" abruzzese di Tanzio da Varallo. Al momento della commissione del dipinto forse il Tanzio era ancora a Pescocostanzo, località dove anche le genti dei paesi prossimi si recavano in pellegrinaggio alla Santa immagine della Madonna del Colle. La committenza potrebbe essere stata fatta da un componente della Congregazione del Santissimo Sacramento, persona comunque dotata di disponibilità economiche, che probabilmente volle farsi ritrarre.
La tela di Colledimezzo è assai prossima alla "Pentecoste" di Napoli, già nella sala capitolare di S. Restituta, ora in deposito presso il Museo di Capodimonte, di cui sono stati recuperati cinque frammenti usati per allargare tre tele settecentesche.
Tornato nei luoghi d'origine nel 1615, Tanzio inizia a collaborare con fervore al Sacro Monte di Varallo, eseguendo una serie di affreschi. Il fratello Giovanni invece si occupa delle sculture e decorano le cappelle con la Presentazione di Cristo a Pilato, Pilato che si lava le mani, Cristo presentato ad Erode (1624). La sua attività proseguirà poi tra Novara e Milano, per concludersi in Valsesia a Varallo dove muore nel 1635. Presso la Pinacoteca di Varallo un'intera sala è dedicata a Tanzio dove sono esposte diverse ed importanti opere realizzate fra il 1620 e il 1640.
                                 
Circoncisione - Faro di San Martino parrocchiale

Davide e Golia - Varallo museo civico
Madonna dell'incendio - Pescocostanzo parrocchiale

San Carlo Borromeo comunica gli appestati - Domodossola parrocchiale
         


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