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sabato 5 aprile 2014

Un’attrice senza età

Isa Danieli


Isa Danieli, nata a Napoli nel 1937, è da decenni sulla breccia come attrice di cinema e di teatro.
Ha fatto parte della compagnia teatrale di Eduardo De Filippo, lavorando successivamente con Nino Taranto e Roberto De Simone, in particolare nella prima e nella seconda edizione de La Gatta Cenerentola.
La sua filmografia è varia e costellata di collaborazioni con i più importanti registi: da Lina Wertmuller a Giuseppe Tornatore, da Ettore Scola a Giuseppe Bartolucci. Nel 1974 interpreta, insieme a Monica Vitti “Teresa la ladra”, un film di Carlo Di Palma tratto dal romanzo di Dacia Maraini “Memorie di una ladra”, pubblicato nel 1972. Nel 1984 è tra i protagonisti del film “Così parlò Bellavista”, tratto dall’omonimo libro di Luciano De Crescenzo che ne curò anche la regia.
Inizia così anche una carriera cinematografica parallela a quella teatrale che la porta ad aggiudicarsi nel 1966 un Nastro d’Argento come miglior attrice non protagonista per il film di Lina Wertmuller Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti, regista dalla quale è stata diretta in ben nove film.
Negli anni Novanta ha recitato con Paolo Villaggio in Io speriamo che me la cavo.
Nell’estate del 1990 vinse con Kirie di Ugo Chiti il “Biglietto d’argento” Anicagis a Taormina.
A partire dal 2000 si è dedicata principalmente al teatro interpretando, tra l’altro, Filumena Marturano (grazie al quale vincerà nel 2001 il Premio Ubu come miglior attrice). La visita della vecchia signora di Friedrich Durrenmatt e Ferdinando di Annibale Ruccello che nel 2005 le frutterà il Premio Gassman come miglior attrice. Nel 2010 e 2011 è la protagonista, insieme a Veronica Pivetti, dello spettacolo allestito in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità Nazionale, “Sorelle d’Italia”, un musicale confronto tra nord e sud, per ricordare quello che è accaduto in questo secolo e mezzo di vita nazionale e per ipotizzare ironicamente quello che potrebbe accadere nei prossimi 150 anni.
Nell’estate 2011, nell’ambito del Positano Teatro Festival, la kermesse teatrale diretta da Gerardo D’Andrea, è l’autrice e la protagonista dello spettacolo “Fragile”, mentre nella stagione teatrale 2011-2012 interpreta con Barbara Enrichi e massimo salvianti, sempre in teatro, “L’abissina -  paesaggio con figure” di Ugo Chiti, uno spaccato di vita contadina sospeso tra cupezza e comicità dove, nel ruolo della protagonista, Isa Danieli interpreta un ruolo “verghiano” di serva – amante, in un balletto tragicomico, sospeso tra dramma e sottile ironia.
Nel 2006, nel 2008 e nel 2010 è tra i protagonisti della fiction RAI “Capri” nel ruolo di Reginella.
Dalle teche RAI abbiamo recuperato una confessione – intervista, che ci permette di meglio conoscere il personaggio.
Comincerò col raccontarvi la storia della mia famiglia.
Mia madre era una cantante. Cantava nei salotti, era un mezzo soprano. Poi l’hanno chiamata per fare un provino alla Rai ed è diventata una delle voci più belle di Radio Napoli. I miei nonni materni non li ho mai conosciuti mentre quelli da parte paterna sì ed erano una grande dinastia di attori: i Di Napoli. Renato Di Napoli è stato il compagno di mia madre per un periodo di tempo perché poi si sono divisi, non si erano mai sposati ecco perché non mi chiamo Di Napoli, diciamo sono figlia dell’amore. Mio padre dunque fa parte di una dinastia com’era quella de i De Filippo, degli Scarpetta, i Di Napoli diciamo sono stati un po’ meno fortunati ma comunque sono stati straordinari.  
Ho fatto il mio primo spettacolo: una sceneggiata con mia madre ed un mio zio.
Mia madre me l’aveva sempre raccontato che il teatro San Ferdinando era stato il regno della sceneggiata, proprio la culla, dove sono passati tantissimi grandi attori e quindi questo San Ferdinando mi affascinava. Ero ragazzina ancora, avevo 15 anni. Mi rendevo perfettamente conto che il teatro non doveva essere solo quello che stavo facendo in quel momento e così scrissi ingenuamente una lettera a Eduardo e gli mandai una mia fotografia dicendo che ero una giovane attrice a cui sarebbe piaciuto tanto lavorare nella sua compagnia per imparare. Mi avevano detto che lui era un grande maestro, che era un grande attore e quindi ho mandato questa lettera forse neanche credendoci che un giorno avrei potuto lavorare con lui. Invece capitò appunto questa occasione. Una mattina mi chiamò l’amministratore della compagnia e mi disse di andare al teatro nel pomeriggio per una prova, Eduardo mi voleva vedere e, se fossi andata bene, dovevo lavorare la sera stessa. Dissi che avevo fatto la sceneggiata e che, veramente, la stavo ancora facendo senza però lavorare tutti i giorni. Mi disse che si trattava di una particina molto piccola e poi aggiunse: "Adesso io ti faccio vedere come fare e tu stasera lo devi rifare. Vedrai non è molto da imparare. Adesso sono le quattro, fino a stasera alle nove hai tempo!"
Accettai. E lui mi fece vedere questo personaggio che dovevo fare, che poi chi ha visto Napoli Milionaria lo conosce, è una delle due amichette della figlia di Gennaro Jovine.
Così, due volte a settimana, lavoravo per Napoli Milionaria, e per fortuna potetti concludere le mie repliche di sceneggiata che dovevo fare, ormai avevo dato la mia parola ed era giusto che io continuassi. Poi appena finita la sceneggiata finì anche Napoli Milionaria, e mi stavo quasi trovando senza lavoro, sennonché capitò che lui mise in scena Questi fantasmi. 
Quindi ebbi proprio un contratto, restai con la compagnia fino alla fine della stagione e poi restai per quattro anni di seguito con Eduardo, dove ho avuto appunto anche l’esperienza di fare delle commedie nuove per esempio Mia Famiglia, dove lui ha scritto questo personaggio di cameriera proprio per me, poi Bene mio, core mio, in cui dopo ho rivestito i panni della protagonista.
Poi successe che in compagnia al San Ferdinando i miei ruoli erano più o meno sempre gli stessi e fu questo uno dei motivi per cui, a un certo punto, decisi di andar via. Non era perché non volevo più stare con Eduardo o perché avevo già imparato tutto, no per carità. Solo che volevo imparare anche altro, volevo imparare cose che, magari, Eduardo non mi poteva insegnare. Volevo imparare a cantare, volevo imparare a ballare e a muovermi in scena in un certo modo, volevo essere padrona della personalità scenica. E così da sola decisi di andar via per poter andare a fare avanspettacolo.
Invece, con l’avanspettacolo ho fatta la soubrette, ho imparato a ballare, sono anche andata in giro in passerella come si faceva allora col puntino sul reggiseno. Tutto ciò mi è servito moltissimo, sono diventata "padrona" del palcoscenico, imparando ad affrontare un pubblico non facile, perché lì non c’era il pubblico silenzioso di Eduardo, era un pubblico molto esigente.
Dopo l’avanspettacolo è avvenuto l’incontro con Nino Taranto. Sono entrata nella sua compagnia quando Nino Taranto cominciò a fare i testi di prosa, quando cominciò a fare Viviani e ho fatto tanti personaggi piccoli, anche lì, perché una volta bisognava fare una lunga gavetta e io l’ho fatta.
Poi con Eduardo, sempre nel ’56, ho partecipato alla prima trasmissione televisiva con la diretta dal teatro Odeon Di Milano, di Miseria e Nobiltà. Ecco, siamo stati proprio i primi a far vedere la televisione a Napoli, infatti nella galleria di Napoli misero un grande schermo dove una parte della città si riversò per poter vedere questo miracolo, perché comunque allora era un miracolo: si recitava a Milano e ci si vedeva a Napoli attraverso questo grande schermo. Mi ricordo che mia madre mi telefonò e mi disse che la galleria di Napoli e via Roma erano piene di gente che vedeva questo spettacolo. Fu in quella stessa occasione che Eduardo presentò Luca piccolino per la prima volta in pubblico.
Lui poi come uomo, aveva un rapporto forte con gli attori e con me ancora di più perché ero entrata da ragazzina e avevo una mia parte di incoscienza naturale, perché a 15 anni forse sei un po’ più incosciente, io non ho mai avuto il timore che hanno avuto i vecchi attori. Io sono entrata in una compagnia dove c’erano tanti vecchi attori che lo conoscevano e questo continuo scccccc sccccccc... io non ce l’avevo. Io se avevo bisogno di qualcosa andavo e bussavo senza timori. Cioè se avevo bisogno di un consiglio o di sentirmi pure dire no su una cosa sono andata sempre alla sua porta, ho bussato: " Permesso diretto’ posso entrare?". Lui mi ascoltava e poi se poteva fare qualcosa la faceva. Mi ricordo proprio tantissimi anni fa, ero ragazzina, era il primo anno e lui ha fatto lo Stabile a Napoli e l’anno successivo abbiamo cominciato a viaggiare, io ero minorenne e non potevo viaggiare e mia madre doveva venire con me, e la paga che prendevo io a stento dava da mangiare a me, e poi andando fuori Napoli, fuori casa era ancora più dura la situazione. Ecco, io a quel punto non me lo sognai nemmeno di andare dall’amministratore a porre questo problema, andai direttamente da lui, ho bussato alla porta, sono entrata: "Direttore io non posso partire, io ho firmato un contratto ma io non posso partire". - "E perché" -. "E perché io sono minorenne, mia madre sola non mi fa partire e con questa la paga che prendo non posso andare fuori Napoli." "Ah - disse lui - va be’, va be’ non ti preoccupare’". "Alge’- chiamò all’amministratore - mettit’ a posto ‘a guagliona verite nu’ poc’ ch’ait’ ‘a fa’". E quindi diciamo che fin dall’inizio ho avuto questo tipo di rapporto con lui, gli ho detto che me ne volevo andare, abbiamo discusso, litigato, sono rimasta a volte perché avevo firmato un contratto con lui, però gli ho sempre voluto dire le cose in faccia.
Ma, tornando a Scarpetta, forse la sua commedia che mi ha dato più soddisfazione è stata Na’ Santarella perché anche se uscivo solo nel secondo atto nel ruolo di questa cantante innamorata del maestro, era come se avessi fatto tutti e tre gli atti. Tutta la scena era con lui ed io mi sono divertita molto, ci divertivamo tutte le sere quando lo facevamo in teatro. Spesso mi faceva talmente ridere che non riuscivo ad andare avanti, poi con una faccia serissima quando finiva il secondo atto diceva: "Un’attrice non ride". "Eh, non ride. Vui me facet’ rirer’ però!". Gli rispondevo io
Ora vorrei solamente aggiungere che, certo, sono passati tantissimi anni e i ricordi forse si sono andati affievolendo, ma io da Eduardo ho avuto tanto, credo anche di avergli dato un poco di mio, ma soprattutto ho avuto tanto. Diciamo pure che ho avuto dei momenti, secondo me, di affetto nei suoi confronti e lui nei miei. E me lo ha dimostrato, me lo ha dimostrato quando è andato a fare la regia di Ogni anno punto e daccapo a Milano, con il Piccolo teatro di Milano, e ha voluto assolutamente me come aiuto regista. Cosa che io non avevo mai fatto perché io nella sua compagnia quello che facevo un po’ era suggerire, segnavo i movimenti, queste cose così. E quando lui mi ha chiamato per dirmi: "Guarda io vado a Milano al Piccolo, a fare questa regia di questo mio testo giovanile, vorrei che tu venissi a farmi da aiuto regista" devo dire che è stato uno dei momenti più belli della mia vita. Perché è stato un grande onore, un grande onore poi farlo con attori come Franco Parenti, Paolo Graziosi, Ombretta Colli e poi, al Piccolo di Milano per me è stato molto importante. Ecco queste sono state dimostrazioni di stima che lui ha avuto nei miei confronti. Quando poi mi ha dato la sua commedia Bene mio, core mio, che abbiamo provato all’Ateneo per tanto tempo, mi ha dato una grande soddisfazione e poi mi ha fatto un grandissimo regalo, perché poi lo spettacolo è andato molto bene. Peccato che non ce l’ho qui quella fotografia con lui che è venuto al Teatro Sala Umberto, dopo lo spettacolo ai ringraziamenti. Venne il penultimo giorno a vedere lo spettacolo e trovò il teatro pieno così, non mi disse brava ma semplicemente: "Ti devo fare i complimenti per come sei stata capace di portare avanti questo testo così come io te l’ho dato". E questa per me è stata proprio una grande soddisfazione. Abbiamo una fotografia in cui io mi sono abbassata verso di lui dal palcoscenico e ci siamo dati quasi un bacio in bocca, quelle cose che succedono quando bisogna baciarsi! E quella è una cosa che io porto nel mio cuore, molto tenera. Quindi voglio dire che il mio rapporto con Eduardo è stato quello tra un’allieva e un maestro, ma anche un rapporto da persona a persona e questo è stato molto importante.

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