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giovedì 13 marzo 2014

Un’aggiunta al catalogo di Luca Giordano

Luca Giordano: Fucina di Vulcano, Palazzo Guerrieri - Fabriano

Giordano non smette mai di stupirci ed il suo catalogo, già poderoso, si accresce ora con questa Fucina di Vulcano conservata a Fabriano in Palazzo Guerrieri.
Il tema trattato è frequente, ma il pittore lo affronta in maniera originale, con in alto i fabbri impegnati a forgiare armi con l’incudine, nell’unica parte luminosa della composizione, mentre la grotta in primo piano è affollata da soldati in armatura con gli elmi luccicanti, che si muovono tra un gruppo di tamburi, corazze, spade e trombe a simboleggiare un trionfo della guerra.
La scena, apparentemente immobile, è viceversa percorsa da un ritmo febbrile, che trasmette all’osservatore una sorta di frastuono assordante ed una calma repressa, pronta a sfociare in urla ed impeti irriverenti.
Un esempio di virtuosismo luministico, memore di Tiziano e Caravaggio nei bagliori esplosivi di luce sulle armature, sfumati da un buio opprimente.
L’autore dimostra in maniera efficace, in una sintesi linguistica serrata, di aver amalgamato e fatto suoi, gli esempi di tutti i grandi artisti del Cinquecento, da Tiziano, Tintoretto e Veronese, fino a Caravaggio e Ribera.
L’opera va collocata cronologicamente nella piena maturità espressiva dell’artista, quando tutte le fonti ispirative sono pienamente elaborate in una pittura fluida e luminosa.
Il dipinto celebra i preparativi della guerra in un’atmosfera cupa resa palpitante con formidabili chiaroscuri.
Un analogo schema compositivo, con un alternarsi di luci ed ombre, lo ritroviamo nella Cattura di Cristo di Palazzo Predalbesa a Barcellona, che potrebbe essere coevo al dipinto in esame e che Ferrari e Scavizzi, nella loro monumentale monografia, collocano sul finire del soggiorno spagnolo, già oltre il 1700 per le stringenti analogie con la pala della chiesa di Santo Spirito dei Napoletani a Roma o le due splendide tele di Santa Maria Egiziaca a Napoli.
Un’importante aggiunta al corpus giordanesco che alla tenue luce della caverna evoca il clamore ed il fragore delle battaglie in una sorprendente sintesi narrativa.

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