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giovedì 2 gennaio 2014

L’amore nella pittura

Venere e Marte -Botticelli-  National Gallery

In letteratura si parla continuamente di amore, dalla prosa alla poesia, ma anche in pittura trova ampio spazio.
L’amore è, per esempio, uno dei temi più ricorrenti nel Rinascimento, sia perché la riflessione filosofica sull’eros era diffusa nel clima neoplatonico del Quattro-Cinquecento, sia perché, più prosaicamente, c’era l’abitudine di commissionare per i matrimoni un quadro ispirato a quel soggetto.
Appunto un dono nuziale è Venere e Marte di Botticelli (1482-1483), ora alla National Gallery di Londra. Forse era il coperchio di un cassone per il corredo, come fa supporre il formato lungo e stretto, e i committenti dovevano essere i fiorentini Vespucci, come si è dedotto dalle vespe che volano sopra i riccioli di Marte. La scena, secondo alcuni, si ispira al commento al Simposio di Platone scritto dal filosofo Marsilio Ficino e rappresenta la vittoria dell’amore sulla guerra. Un “mettete fiori nei vostri cannoni” antelitteram.
Altro capolavoro è l’Amor sacro e amore profano di Tiziano, conservato a Roma nella Galleria Borghese ed anche esso costituiva un dono nuziale. Il titolo non fu dato dall’autore e, particolare importante il sacro non è simboleggiato dalla donna elegantemente vestita, ma da quella “nature”.
La donna sulla sinistra, dunque, è simbolo dell’amor profano, cioè dell’amore della sposa per il futuro marito: nel bosco dietro di lei corrono dei conigli che alludono alla fecondità dell’unione e in primo piano si vede un bacile, di quelli utilizzati allora per portare frutta e dolci alle donne che avevano appena partorito. La donna sulla destra indica invece il cielo, come a ricordare a quell’altra che anche il matrimonio terreno deve fondarsi sull’amore di Dio. Le due cose, si intende, non sono contrapposte, e infatti le due giovani si assomigliano molto, anzi sembrano gemelle.
Anche nell’arte sacra il tema dell’amore è continuamente presente e si è tradotto in tante iconografie, dalla Madonna con Bambino alla Sacra Famiglia. Una delle più note tra queste ultime è il Tondo Doni di Michelangelo (1506-1508): un meraviglioso intarsio compositivo che intreccia come in una ghirlanda le figure della Vergine, di san Giuseppe e del Bambino.
Un significato simbolico pervade anche Amor vincit omnia (1602-1603) di Caravaggio, oggi allo Staatliche Museen di Berlino. Apparentemente rappresenta uno scugnizzo che invita l’osservatore ad avvicinarsi. E’ di un realismo prodigioso: ci sembra già di conoscerlo, quel ragazzino, che si chiamava Cecco Boneri e diventerà noto come Cecco del Caravaggio. Sarà anche lui un pittore di qualche pregio, ma purtroppo dal maestro imparerà più l’uso del coltello che quello del pennello. Qualche esegeta moderno ha visto nell’opera un richiamo osceno che invece non apparteneva alla sensibilità dell’epoca. In ogni caso il significato del dipinto non è affatto ambiguo: l’Amore vince tutto, la supremazia dell’amore sulle arti(la musica e la poesia, rappresentate dagli strumenti musicali, dallo spartito e dal libro), oppure – come hanno suggerito alcuni studiosi – l’armonia dell’amore divino che governa come una musica l’universo.
La rappresentazione plastica più famosa di questo intreccio tra sacro e profano, potrebbe essere l’Estasi di santa Teresa del Bernini nella chiesa romana di Santa Maria della Vittoria. L’altare simula un palcoscenico e la cappella un teatro, alle cui pareti si affacciano in vari palchetti i personaggi della famiglia Corsaro di Venezia. Sulla scena un angelo lancia la freccia dell’amore divino verso la santa che è immersa in un’estasi fisica e interiore di altissima intensità, spirituale e sensuale. La vergine amante si abbandona a Dio attraverso un amore incandescente che pervade tutto l’essere.
Il grande scultore si è ispirato a un brano dell’autobiografia della santa: “Un giorno mi apparve un angelo bello oltre ogni misura. Vidi nella sua mano una lunga lancia alla cui estremità sembrava esserci una punta di fuoco. Questa parve colpirmi più volte nel cuore, tanto da penetrare dentro di me. Il dolore era così reale che gemetti più volte ad alta voce, però era tanto dolce che non potevo desiderare di esserne liberata. Nessuna gioia terrena può dare un simile appagamento. Quando l’angelo estrasse la sua lancia, rimasi con un grande amore per Dio” (XXIX,13).
Ma, per tornare all’amore nel senso più comune del termine, quello fra uomo e donna, come non pensare al Bacio (1859) di Francesco Hayez? Eppure questa icona romantica, stampata anche su una nota scatola di cioccolatini, simboleggia in realtà l’alleanza fra Francia e Italia dopo gli accordi di Plombieres. O, ancora, come non pensare al Bacio di Gustav Klimt (1907-1908), immerso in un oro che fa rinascere sul Danubio lo splendore di Ravenna?
Ma forse ol più bell’inno all’amore lo compose Marc Chagall. Nella Passeggiata, ora al Museo di San Pietroburgo, si ritrae con la fidanzata sullo sfondo della sua città, Vitebsk. Dipinge non una passeggiata, ma la felicità dello stare insieme, che tramuta anche una qualsiasi gita, piacevole fin che si vuole ma normalissima, in un evento miracoloso. E allora Bella vola e lui, Chagall, la tiene per mano come una bandiera. Nel 1915 Apollinaire inventa per l’arte del pittore russo l’aggettivo “surnaturel”. E’ un aggettivo perfetto, ma quasi intraducibile. Più che una pittura sovrannaturale o surreale, indica una pittura “metafisica”, dove cioè l’oltre, le verità del cuore e le intuizioni dell’anima, si affiancano alla visione e la completano. E’ il 1917 quando Chagall dipinge La passeggiata. Poco dopo, con la Rivoluzione russa e le sue atrocità, non ci saranno più voli e magie, ma solo un’infinita sequenza di sofferenze.


Amor vincit omnia -Caravaggio- Berlino staatliche museum



Tondo Doni - Michelangelo- Firenze Galleria degli Uffizi



L'estasi di Santa Teresa -Bernini- Roma chiesa di santa Maria della Vittoria
La donna sulla sinistra, dunque, è simbolo dell’amor profano, cioè dell’amore della sposa per il futuro marito: nel bosco dietro di lei corrono dei conigli che alludono alla fecondità dell’unione e in primo piano si vede un bacile, di quelli utilizzati allora per portare frutta e dolci alle donne che avevano appena partorito. La donna sulla destra indica invece il cielo, come a ricordare a quell’altra che anche il matrimonio terreno deve fondarsi sull’amore di Dio. Le due cose, si intende, non sono contrapposte, e infatti le due giovani si assomigliano molto, anzi sembrano gemelle.
Anche nell’arte sacra il tema dell’amore è continuamente presente e si è tradotto in tante iconografie, dalla Madonna con Bambino alla Sacra Famiglia. Una delle più note tra queste ultime è il Tondo Doni di Michelangelo (1506-1508): un meraviglioso intarsio compositivo che intreccia come in una ghirlanda le figure della Vergine, di san Giuseppe e del Bambino.
Un significato simbolico pervade anche Amor vincit omnia (1602-1603) di Caravaggio, oggi allo Staatliche Museen di Berlino. Apparentemente rappresenta uno scugnizzo che invita l’osservatore ad avvicinarsi. E’ di un realismo prodigioso: ci sembra già di conoscerlo, quel ragazzino, che si chiamava Cecco Boneri e diventerà noto come Cecco del Caravaggio. Sarà anche lui un pittore di qualche pregio, ma purtroppo dal maestro imparerà più l’uso del coltello che quello del pennello. Qualche esegeta moderno ha visto nell’opera un richiamo osceno che invece non apparteneva alla sensibilità dell’epoca. In ogni caso il significato del dipinto non è affatto ambiguo: l’Amore vince tutto, la supremazia dell’amore sulle arti(la musica e la poesia, rappresentate dagli strumenti musicali, dallo spartito e dal libro), oppure – come hanno suggerito alcuni studiosi – l’armonia dell’amore divino che governa come una musica l’universo.
La rappresentazione plastica più famosa di questo intreccio tra sacro e profano, potrebbe essere l’Estasi di santa Teresa del Bernini nella chiesa romana di Santa Maria della Vittoria. L’altare simula un palcoscenico e la cappella un teatro, alle cui pareti si affacciano in vari palchetti i personaggi della famiglia Corsaro di Venezia. Sulla scena un angelo lancia la freccia dell’amore divino verso la santa che è immersa in un’estasi fisica e interiore di altissima intensità, spirituale e sensuale. La vergine Amante si abbandona a Dio attraverso un amore incandescente che pervade tutto l’essere.
Il grande scultore si è ispirato a un brano dell’Autobiografia della santa: “Un giorno mi apparve un angelo bello oltre ogni misura. Vidi nella sua mano una lunga lancia alla cui estremità sembrava esserci una punte di fuoco. Questa parve colpirmi più volte nel cuore, tento da penetrare dentro di me. Il dolore era così reale che gemetti più volte ad alta voce, però era tanto dolce che non potevo desiderare di esserne liberata. Nessuna gioia terrena può dare un simile appagamento. Quando l’angelo estrasse la sua lancia, rimasi con un grande amore per Dio” (XXIX,13).
Ma, per tornare all’amore nel senso più comune del termine, quello fra uomo e donna, come non pensare al Bacio (1859) di Francesco Hayez? Eppure questa icona romantica, stampata anche su una nota scatola di cioccolatini, simboleggia in realtà l’alleanza fra Francia e Italia dopo gli accordi di Plombieres. O, ancora, come non pensare al Bacio di Gustav Klimt (1907-1908), immerso in un oro che fa rinascere sul Danubio lo splendore di Ravenna?
Ma forse ol più bell’inno all’amore lo compose Marc Chagall. Nella Passeggiata, ora al Museo di San Pietroburgo, si ritrae con la fidanzata sullo sfondo della sua città, Vitebsk. Dipinge non una passeggiata, ma la felicità dello stare insieme, che tramuta anche una qualsiasi gita, piacevole fin che si vuole ma normalissima, in un evento miracoloso. E allora Bella vola e lui , Chagall, la tiene per mano come una bandiera. Nel 1915 Apollinaire inventa per l’arte del pittore russo l’aggettivo “surnaturel”. E’ un aggettivo perfetto, ma quasi intraducibile. Più che una pittura sovrannaturale o surreale, indica una pittura “metafisica”, dove cioè l’oltre, le verità del cuore e le intuizioni dell’anima, si affiancano alla visione e la completano. E’ il 1917 quando Chagall dipinge La passeggiata. Poco dopo, con la Rivoluzione russa e le sue atrocità, non ci saranno più voli e magie, ma solo un’infinita sequenza di sofferenze.

Klimt: il bacio

Hayez: il bacio

paseggiata -Chagall- San Pietroburgo museo statale


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