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lunedì 25 novembre 2013

UN MORDACE PSICHIATRA INTELLETTUALE

Sergio Piro

Sergio Piro, nato a Palma Campania nel 1927 e spentosi a Napoli nel 2009 è stato uno dei più famosi psichiatri  italiani, certamente uno dei più combattivi.
Trascorsa l’infanzia a Cagliari, si iscrisse alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Napoli dove fu studente interno dell’Istituto di Psicologia dal 1946 al 1951 e dove si laureò nel 1951. Dopo la laurea fu medico volontario della Clinica delle malattie del Sistema Nervoso dell’Università di Napoli sino al 1959. Si specializzò in neuropsichiatria a Cagliari, nel 1956, con una tesi su “Semantica del linguaggio schizofrenico”.
Fu libero docente in psichiatria e in clinica delle malattie nervose e mentali presso l’Università di Napoli. Diresse l’Ospedale psichiatrico Materdomini di Nocera Superiore (SA) da giugno 1959 a febbraio 1969. Sul finire degli anni sessanta fu tra i principali esponenti della psichiatria fenomenologica e protagonista della stagione di lotte per la chiusura dei manicomi. Dopo aver abbandonato l’università nel 1965, non esitò a scontrarsi con il potere istituzionale sino ad essere licenziato, nel 1969, dall’ospedale Materdomini dove aveva dato inizio ad un esperimento di psichiatria alternativa, costituendo la seconda “comunità terapeutica” in Italia dopo quella di Basaglia a Gorizia.
Fu inoltre: membro della segreteria nazionale di Psichiatria Democratica dal 1976 al 1981 e poi del Coordinamento Nazionale; direttore dell’Ospedale psichiatrico “L.Bianchi” di Napoli (III Unità) dal giugno 1974 al 1975; direttore dell’Ospedale Psichiatrico “Frullone” di Napoli, funzione che assunse nel dicembre 1975; direttore del Centro Ricerche sulla psichiatria e le scienze umane dal 1980, docente di Psichiatria e Psicologia Sociale dal 1983 al 1991 e responsabile, da marzo 1995, dell’Area dipartimentale di salute Mentale della A.S.L. NA1. Ha stilato il progetto di legge che si è poi trasformata nella legge regionale n. 1/1983 della Regione Campania sulla psichiatria.
Il campo di ricerca e di lavoro di Piro non si limitò alla psichiatria, scrisse e si occupò di ricerca semantica - antropologica, di linguistica, di epistemologia, coniugando gli aspetti teorici con un impegno diretto nelle lotte anti-istituzionali, nelle esperienze territoriali e nella costruzione di un servizio sanitario in grado di prendersi realmente in carico il sofferente psichico. Precursore del movimento di critica psichiatrica, scrisse due opere che rimangono punti di riferimento del movimento: Il linguaggio schizofrenico nel 1967 e Le Tecniche della Liberazione nel 1971. Dedicò l’ultima parte del suo lavoro di ricerca all’abbandono degli “psichiatrizzati” da parte dei servizi di salute mentale (Osservatorio dell’abbandono).
Membro della segreteria nazionale di Psichiatria democratica dal ’76 all’81, diresse la terza unità del “Leonardo Bianchi” dal ’74 al ’75 e, successivamente, lo psichiatrico Frullone. Piro è stato anche direttore del centro ricerche sulla psichiatria dall’80 e docente di Psichiatria dall’83 al ’91.
Tra le sue opere ricordiamo:
Il linguaggio schizofrenico, Feltrinelli, Milano, 1967;
Le Tecniche della Liberazione. Una dialettica del disagio umano, Feltrinelli, Milano, 1971;
Compendio del linguaggio schizofrenico, Florio Edizioni Scientifiche, Napoli 1989;
I mille talenti. Manuale della Scuola sperimentale antropologico – trasformazionale, Franco Angeli, Milano, 1995;
Introduzione alle antropologie trasformazionali, La Città del Sole, Napoli, 1997;
L’io mancante, Loggia de’ Lanzi, Firenze,1997;
Diadromica. Epistemologia paradossale transitoria delle scienze dette umane, Idelson, Napoli, 2001;
Esclusione, sofferenza, guerra, La Città del Sole, Napoli, 2002;
Trattato della ricerca diadromico-trasformazionale, La Città del Sole, Napoli, 2005;
Per conoscere l’uomo oltre che lo studioso consigliamo:
Antonio Mancini, Le dimensioni dell’accadere. Introduzione a Sergio Piro, Esi, Napoli, 1998
Prassi trasformazionali in campo di esclusione antropica, La Città del Sole, Napoli, 2006
Sergio Piro e Candida Carrino,Quando ho i soldi mi compro un pianoforte. Conversazioni con un protagonista della psichiatria del '900, Liguori, Napoli, 2010.
Riportiamo il commosso ricordo di Giuseppe Del Bello, quale omaggio ad uno storico collaboratore di La Repubblica.
Seduto alla scrivania, davanti allo schermo del computer e appoggiato allo schienale della poltroncina. Così lo ha trovato la moglie Maria alle 23 e 30 di mercoledì. Composto e sereno. Come se stesse ancora studiando. E invece Sergio Piro, uno dei padri della psichiatria italiana, era spirato pochi minuti prima. Probabilmente ucciso da un infarto che ha avuto la meglio sul suo cuore malandato e per due volte salvato dal bisturi.
Aveva da poco compiuto 81 anni. Con lui, nato a Palma Campania nel ‘ 27, non solo scompare lo scienziato che, per primo sul finire degli anni ‘60, trasferì al sud le rivoluzionarie teorie di Franco Basaglia per una psichiatria diversa, non più ispirata a quel domicilio coatto che si chiamava manicomio.
Con Piro, storico collaboratore di “Repubblica”, se ne va il mordace intellettuale che aveva combattuto e ancora si dava da fare in nome della giustizia sociale, a difesa dei diseredati e per veder riconosciuti i diritti dei deboli. Pur di portare avanti un progetto alternativo di cura, dopo aver abbandonato l’università nel ‘65, non aveva esitato a scontrarsi con il potere istituzionale che gli fece pagare cara la sua temerarietà licenziandolo, nel febbraio del ‘69, dall’ospedale Materdomini di Nocera Inferiore che dirigeva da dieci anni.
Spirito indagatore della psiche umana, Piro è stato punto di riferimento per migliaia di pazienti con i quali soleva condividere la malattia mentale. Ed è proprio per questo tratto amicale e privo di susseguo che si era conquistata fama tra le gente e, anche, più di un’antipatia professionale. Per lui era fondamentale perlustrare la frontiera espressiva della follia nel tentativo di tradurne il linguaggio “diverso” che ne derivava.
UN MORDACE PSICHIATRA INTELLETTUALE
“Piro non è stato solo uno psichiatra, ma un costruttore lucido di libertà e democrazia”, ha scritto in una nota la Cgil Campania, mentre per Vincenzo Siniscalchi ex deputato e componente del Consiglio superiore della Magistratura “la scomparsa di Piro priva Napoli di una delle sue più alte espressioni intellettuali”.
“É stato anche un uomo di sinistra e grande intellettuale libero da schemi e da ideologismi”, ha commentato l’assessore alla Politiche sociali Giulio Riccio.
Il sindaco Iervolino ha sottolineato il ruolo di “studioso che, rivoluzionando i principi della psichiatria, ha riaffermato la dignità di vita dei malati”. E infine Rino Colavecchia, presidente dell’Afasp (sofferenti psichici) ha ricordato il “contributo spontaneo per la nascita e lo sviluppo dell’associazione”.
Quando venne come relatore, in compagnia di Luciano Scateni, nel salotto di Donna Elvira, si parlò animatamente delle teorie di Basaglia e della chiusura dei manicomi, e Piro superò abilmente il contraddittorio di gran parte dei presenti contrari a quella rivoluzionaria decisione.

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