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sabato 7 aprile 2012

La violenza scatenata dalla civiltà dei consumi


14/8/2011

La rivolta che divampa furiosa negli slum britannici segue a breve distanza i disordini nelle banlieu francesi. A provocarli, oggi come ieri, i figli degli immigrati di colore, islamici in gran parte, quasi tutti disoccupati e privi di speranze per il futuro, i quali vivono stentatamente grazie ai sussidi dello Stato. 
Davanti ai loro occhi una civiltà basata su un consumismo sfrenato quanto irragionevole. Sono stati anche loro colpiti dal veleno perfido e sottile di una civiltà al tramonto, ma ancora in grado di ammaliare e di condurre alla perdizione, complici sistemi democratici impotenti e corrotti, anche loro al capolinea. Fino a pochi anni fa il mondo era diviso in ricchi e poveri, pochi i primi, numerosi i secondi, costretti a faticare per rimediare una minestra con un po’ di pane o una ciotola di riso. 
Da quando un capitalismo selvaggio ha cominciato a governare il mondo vi è stato da rispettare un solo comandamento: consumare, consumare, consumare. I supermercati sono diventati le nuove cattedrali con l’elenco della spesa a fare da breviario, mentre la visita, almeno settimanale, ai centri commerciali ha sostituito il rito del pellegrinaggio. 
Chi non può accedere a beni inutili, ma trasformati in indispensabili da una pubblicità martellante ed ubiquitaria, si percepisce come una nullità e riesce a placare il morboso desiderio di possedere unicamente distruggendo, saccheggiando ed incendiando; ciò che sta succedendo in questi giorni nelle periferie inglesi, domani dappertutto. 

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