30/7/2007
L’innocente mondo delle cartoline postali, ha sempre riservato una nicchia per amanti della pruderie, come si può evincere sfogliando i numerosi e forniti cataloghi specialistici o passeggiando tra le bancarelle dei mercatini delle pulci domenicali.
In concomitanza col nascere della fotografia, intorno alla metà del XIX secolo, appaiono le prime cartoline osè, in vendita, le più audaci nei postriboli, le più innocenti nelle tabaccherie. Sono da collezionare e far girare di nascosto tra uomini, se qualcuno si azzardava a spedirla con un francobollo, se la vedeva sequestrata dalla censura bacchettona dell’epoca, oppure trafugata da un postino arrapato.
Una sottocategoria delle cartoline erotiche era costituita, fino pochi anni fa, dai calendarietti profumati, regalati a Natale dai barbieri ai clienti più generosi con le mance, raccolti con un elegante nastrino. Erano una piccola miscellanea di immagini cult popolate da procaci e scollacciate ragazze, disinibite quel tanto che basta.
La qualità fotografica di queste impertinenti cartoline era in genere modesta ed alquanto omogenea, facevano colpo quelle recuperate sul mercato parigino e chi di ritorno da un viaggio oltralpe ne poteva sfoggiare qualcuna pepata con gli amici faceva un figurone. Ne segnaliamo due tra la marea di esemplari che abbiamo potuto esaminare dal barone Maffettone, raffinato collezionista da sempre, ex (da tempo) viveur e mio vecchio compagno alle scuole elementari. E ricordo che da bambino l’amico Raffaele, mentre noi raccoglievamo figurine di calciatori e ciclisti, accaparrava orgoglioso immagini proibite, avendo ereditato dal padre, celebre tombeur de femmes, la rigogliosa passione di sbirciare i lati più reconditi dell’anatomia femminile.
Partiamo da una chicca del 1852, che ha avuto l’onore di essere stata esposta quest’anno a Dusseldorf, nell’apposita sezione, alla memorabile rassegna su 100.000 anni di sesso. Essa mostra Due allegre donnine, completamente nude, ad eccezione di scarpe e calzettoni variopinti, l’una che cavalca l’altra. La montante è intenta a sorseggiare da una bottiglia con evidente soddisfazione, pronta ad imboccare ben altro, mentre la compagna, divertita, sembra attendere il suo turno per salire in groppa, trasformandosi da puledra in cavallerizza. L’atmosfera è più comica che erotica ed i corpi delle non più giovani signorine…sono alquanto sfasciati e consunti dall’assidua pratica del loro lavoro dalle antiche tradizioni, ma i seni, ampi e generosi, non sembrano in disarmo e nelle diverse positure danno l’impressione di poter sostenere ancora, con reciproco godimento, molteplici e defatiganti battaglie d’amore.
La seconda cartolina raffigura un bocconcino delizioso ed è stata scattata negli anni Trenta in una casa chiusa di Napoli, sita in via Santa Lucia, una delle più eleganti della città, frequentata da gerarchi e podestà, nobili e ricchi sfondati.
Concettina, questo il nome, forse di fantasia, della ragazza, indicato sulla cartolina, dimostra poco più di 15 anni, un’età vietata all’epoca per praticare il meretricio ed i postriboli erano molto severi nel rispettare i regolamenti, ma si faceva un’eccezione per qualche cliente importante, che desiderava carne fresca ed era disposto a pagare ben più delle normali tariffe. Per queste richieste particolari venivano persino reclutate delle vergini che, una volta battezzate, proseguivano poi la loro carriera cambiando ogni 7 giorni lupanare e questo incessante tour de force durava vari anni prima che ritmi sovraumani e malattie non rendessero la prostituta un relitto umano. Da questo atroce destino la nostra fanciulla è ben lontana. Le sue forme ben tornite mostrano la freschezza dell’età e la consistenza tufacea della giovinetta.
Il seno, sodo e di forma perfetta è un invito irresistibile alla voluttà e la linea delicata del pancino richiama a viva voce quello immortale della Venere di Urbino, mentre i capelli, folti e neri come il carbone fanno da corona ad uno sguardo triste e malinconico, presago del triste destino che attende il fiore della sua innocenza.
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