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sabato 31 marzo 2012

Prostitute, migranti ed altre amenità

14/5/2010


Pochi avevano previsto che l’Unione Sovietica si sarebbe sciolta all’improvviso come neve al sole senza che si sparasse un solo colpo, ma nessuno aveva ipotizzato che la caduta del muro di Berlino avrebbe fatto nascere un’industria globale del sesso e che per milioni di donne russe e dell’Europa dell’est l’incubo peggiore stava per cominciare.
La mafia russa, mentre interi popoli precipitano nella povertà e nell’anarchia, divenuta all’improvviso molto potente, assume immediatamente il controllo del traffico di una nuova merce, bionda ed appetibile, tonica e poco deperibile, in grado di far fruttare un fiume di denaro. Lo smantellamento dell’economia comunista, colpisce particolarmente il settore tessile, dove oltre l’80% della forza lavoro è costituita dalle donne, spesso capifamiglia monoreddito con figli a carico. Per sottrarsi letteralmente alla fame non vi è che una scelta obbligata la prostituzione. In alcune regioni, dove erano localizzate le industrie del settore, si creano centinaia di migliaia di donne disoccupate, preda di protettori improvvisati e di mercanti di carne umana.
Una situazione del tutto nuova, perché durante il regime la prostituzione è di fatto inesistente per via del pieno impiego e di costumi sessuali estremamente liberi. Le poche professioniste, che si accorgono di avere una miniera tra le cosce e vogliono farla fruttare, devono rivolgersi ai pochi stranieri che si avventurano oltre cortina. Pochi affari, ma soldi netti, perché la figura del prosseneta è sconosciuta, essendo previste pesanti sanzioni penali.
Una indagine svolta nel 1997 tra le studentesse quindicenni di Mosca si conclude in maniera sbalorditiva: il 70% delle intervistate dichiara di voler fare da grande la prostituta, la stessa percentuale che dieci anni prima sognava di divenire cosmonauta, medico o insegnante. Una caduta dei costumi analoga a quella che devasta in occidente la moralità borghese, la quale  comincia a vedere nelle escort l’accessorio scintillante di una nuova cultura permissiva.
Si diffondono a macchia d’olio, anche nelle più piccole cittadine concorsi di bellezza e pseudo provini per una carriera nel cinema o nella moda, ma le ragazze prescelte finiranno poi nei bordelli in Israele, a Dubai o nei paesi occidentali.
Solo poche centinaia di fortunate divengono le pupe dei boss moscoviti. Bellissime, altissime, griffate dalla testa ai piedi, grandi frequentatrici di palestre, eroine dello shopping di gran lusso e dovunque sorvegliate da straripanti guardie del corpo che seguono il colossale suv nero, il quale, munito degli appositi lampeggianti blu, percorre a velocità stratosferica le corsie della nomenklatura sopravvissute al crollo dello Stato. Sono loro le regine della Mosca miliardaria, le fidanzate… dei nuovi oligarchi russi, puzzolenti di petrolio e di banconote di grosso taglio.
Il simbolo della nuova frontiera diviene l’autostrada E55, che delimita il confine tra la Germania e la Repubblica Ceca, essa viene presidiata da un esercito imponente di prostitute slave, che si offrono a prezzi stracciati in una sequenza interminabile di bar, chioschi e bordelli. 
Nello stesso tempo sorgono dei mercati specializzati nella tratta delle nuove schiave. Uno dei più accorsati si trova in Serbia, dove, tra fiumi di birra e sniffate di cocaina, i protettori vengono a visionare la merce, ordinando alle ragazze di spogliarsi nude sul ciglio della strada ed esaminandole accuratamente prima della scelta. Una scena da incubo che rammenterà chi ha visto tempo fa il film La Straniera.
E mentre Google, se si digita la parola escort, fornisce un milione di risultati, film hollywoodiani irreali come Pretty Woman trasferiscono nell’immaginario collettivo una visione del tutto fantastica della prostituzione, perché ciò che succede a Julia Roberts accade solo nei copioni di pellicole strappalacrime. 
Nel frattempo dilagano le malattie legate al sesso, dalla rinata sifilide al micidiale Aids, che in Russia dilaga agli stessi livelli delle derelitte nazioni dell’Africa sub sahariana e che la tratta delle prostitute slave minaccia di diffondere in Europa ed in America, tenendo conto che molte di loro, con una tariffa leggermente maggiorata, accettano la copula senza preservativo.
L’unica salvezza sarebbe quella di dotarsi di una legislazione simile a quella dell’Olanda, dove la prostituzione è stata legalizzata da decenni, i protettori sono scomparsi, le meretrici sono in regola con il fisco, sono controllate sotto il profilo sanitario e se infastidite si rivolgono alla polizia tranquillamente.
Pura fantascienza in Italia, patria della Merlin e dimora prediletta del Papa e di un clero che tuona anatemi domenicali verso le donne di strada.

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