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giovedì 22 marzo 2012

Nuove grosse spese per la sanità

21/3/2008


Mentre le spese sanitarie debordano paurosamente  si è deciso di spendere quasi 100 milioni di euro per una campagna di vaccinazione contro il papilloma virus, che attende ancora verifiche internazionali.
Per le 280.000 bambine italiane di 11 - 12 anni, nate nel 1997, e per le loro mamme chiamate dal servizio sanitario ad inoculare il Gardasil alle figlie, il 2008 sarà l’anno nel quale le ragazze in gran numero verranno sottoposte alla vaccinazione contro il virus accusato di essere produttore di cancro al collo dell'utero, a trasmissione sessuale. L'esca è la paura del cancro che da anni le varie lobby sanitarie istituzionali e non, Ministero compreso, coltivano per sviluppare disinvolte operazioni commerciali come questa ed insidiose pseudo sperimentazioni di massa sulla popolazione.
Facile  manovrare il timore delle mamme, che se per intuizione non cedono inizialmente alla propaganda insistente ed omissiva, verranno alla fine convinte con la frase “Se tua figlia avrà il tumore al collo dell'utero in futuro sarà colpa tua”.
Allarmismo del tutto ingiustificato.
Dai dati scientifici il papilloma virus è presente nell'80% di uomini e donne e sovente fin dalla nascita, cioè è un normale abitatore delle mucose del pene, della vagina e della cervice, un germe che di per sé è innocuo e comune al pari di altri virus e batteri presenti. La trasmissione avviene anche al di fuori della via sessuale. Il contatto non comporta la malattia, ma eventualmente l'infezione generalmente transitoria. Il virus può tranquillamente scomparire da solo, anzi è la situazione più frequente e più probabile. In un 10% di casi (e più) il virus convive tutta la vita senza creare mai problemi. Il virus HPV non indica malattia, ma il rischio nell'1% dei casi di sviluppare nel tempo lesioni (macchie) trattabili. Perché si sviluppi un tumore sulla eventuale lesione non curata occorre tanto tempo circa 20/40 anni ed è un fatto eccezionale che si presenta nell'1% dei casi. Quindi l'infezione non è una malattia ma un fattore di rischio (Dr. M. Sideri ginecoloco-oncologo).
“Se le mamme volessero sapere quanto dura l'immunità, e se fra qualche anno si dovrà fare un richiamo o se l'essersi vaccinati non porrà altri problemi più avanti, e se le bambine che si vaccinano oggi saranno davvero protette dal tumore, si dovrebbe ammettere molto candidamente che per nessuna di queste domande c'è risposta” (Dr. G. Remuzzi immunologo).
Cosa c'è nel vaccino? Il virus vivo (papilloma) geneticamente modificato.
Chiarito questo non c'è logica nella direttiva Ministeriale. Perché produrre un rischio immediato alle bambine di 11/12 anni che non fanno sesso, per evitare una ipotetica malattia fra 20/30/40anni con un vaccino sperimentale che ha copertura non garantita e di soli 5 anni? 
Nel Notiziario Ministeriale Febbraio 2008, la Ministra Livia Turco, scrive: “l'offerta pubblica gratuita della vaccinazione è rivolta alle bambine tra gli 11 e i 12 anni perché in questa fascia è massimo il profilo beneficio-rischio”. Ma i rischi non li enuncia, li omette con sapiente rimozione. 
Ha ricordato che “Alla base dell'età... c'è la volontà di facilitare l'offerta anche a bambine che altrimenti non avrebbero accesso per ragioni sociali, agganciandosi alla frequentazione della scuola dell'obbligo...”(24.11.07). 
Turco ammette: “è un'offerta ...a uso controllato per sorvegliare attivamente gli effetti sulla popolazione esposta al vaccino”. Quindi è rischiosa sperimentazione di massa sulle bambine cavie.
Turco propone: “particolare cautela di somministrazione nell'età fertile” perché “i dati attualmente disponibili non sono sufficienti...”. Quindi si dovrà considerare il Ministero e la Turco responsabili penalmente di eventuali morti intra uterine o anomalie congenite da vaccino di donne rimaste gravide a sorpresa, dopo essere state vaccinate.
Turco precisa: “Saranno le evidenze scientifiche, degli studi di efficacia a dirigere la scelta di estendere la vaccinazione contro il Papilloma virus ad altre categorie di giovani donne...”. 

Negli Stati Uniti, che sono stati i primi ad autorizzare il vaccino nel giugno 2006, solo 5 Stati dei 50 lo raccomandano. Dopo le violente polemiche esplose nel Texas, giungono le voci di medici, scienziati ed esperti che testimoniano di non essere stati consultati prima della travolgente ordinanza esecutiva del governatore del Texas Rick Perry e denunciano che il Gardasil è pericoloso e non testato, distribuito per puro profitto, responsabile di pericolosi effetti collaterali. 
Effetti negativi sono stati segnalati in ben 20 Stati, “le reazioni vanno dalla perdita della coscienza al collasso” riporta The Washington Time. “Alcune bambine hanno accusato gravi mal di testa, capogiri, nausea, febbre e perdita temporanea della vista...”. “Segnalati 13 casi di sindrome di Guillan Barrè”. Il National Vaccine Information Center addirittura segnala 5 morte, 51 invalide e 1.358 ricoverate d'urgenza.
L'Association Press denuncia che il governatore del Texas Rick Perry ha stretti legami con la Merck Pharmaceutical da cui ha ricevuto soldi per la sua campagna di rielezione. “Perry ha legami con donne di Governo, gruppo di pressione intergovernativo nazionale che si batte per una legge obbligatoria e ha ricevuto fondi dalla Merck”. Tutti e 50 gli Stati sono stati bersaglio, tramite pagamenti ai governatori e ai funzionari, degli sforzi dei maggiori lobbisti (NY Times 17.02.07).
Anche in Europa esiste la lobby delle donne che hanno siglato la giornata anti HPV. In Italia nel giugno '07 è stata costituita la “Commissione Salute delle Donne” a tal fine. Nel novembre '05 nasce l'Osservatorio Nazionale sulla salute della donna (O.N.Da), presidente Francesca Merzagora voluto da ditte farmaceutiche che “credono nella sua mission”, collegato all'IEO istituto oncologico di Veronesi che si è posto come pioniere della Vaccinazione anti-HPV iniziando uno studio clinico per vaccinare a 17 e 18 anni. 
INFORMATIVA
I vaccini anti HPV (human papilloma virus) attualmente sul mercato sono due: Gardasil (€ 564 per tre iniezioni) commercializzato negli Stati Uniti dalla Merck Phalmaceutical, coadiuvata in Europa dalla partner francese Sanofi-Pasterur. In concorrenza pronto anche il Cervarix prodotto dalla GlaxoSmithKline britannica. Si profila una guerra tra aziende per conquistare il mercato. L'indicazione alla vaccinazione data dalle autorità è dai 9 anni ai 26, dopo i 26 solo screening. La vaccinazione proteggerebbe dai ceppi 16 e 18 sui 100 virus HPV conosciuti.
Si tratta di un'iniezione intramuscolare iniziale e due richiami entro sei mesi. Si prevedono altri richiami dopo 5 anni al termine della presunta protezione.
Anche i Paesi europei hanno reso disponibili sul mercato il vaccino HPV, ma l'Italia è il primo che lo distribuisce gratuitamente alle 11enni per una spesa di ben 100 milioni di euro, e forse più, che fa capire che questo è un business sanitario in grado di gestire fondi da capogiro.

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