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giovedì 17 novembre 2011
Gentile signora Balivo,
sono un suo conterraneo, potrei essere suo nonno e leggo con interesse la sua rubrica, molto seguita dai giovani, che però le sottopongono quasi sempre problemi legati alla fase dell’innamoramento, transitoria e non dell’amore, quel sentimento misterioso e sublime, il più bel dono che ci ha fatto il Creatore, il quale può sfidare la caducità della materia e durare in eterno.
Vorrei rendere nota ai suoi lettori la mia esperienza.
Ho avuto la fortuna di incontrare una donna unica Elvira e da 40 anni condividiamo la buona e la cattiva sorte, osservando scrupolosamente la promessa che ci scambiammo sull’altare.
In passato ci sono state tante gioie: agiatezza economica, figli, nipoti, la salute, ma poi su di noi ha imperversato un destino avverso fatto di malattie e di traversie giudiziarie. Ma il nostro amore non ha conosciuto crisi: ieri presentazioni di libri a Montecitorio, la partecipazione attiva nel bel mondo della società e della cultura, oggi una ben diversa realtà.
Ma Elvira non mi ha mai lasciato, né in sala di rianimazione, né oggi, che, ingiustamente condannato, sono costretto come un leone in gabbia, a trascorrere il resto dei miei giorni nel buio di una cella.
Grazie all’amore e grazie ad Elvira.
Achille
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