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sabato 31 marzo 2012

La crisi economico finanziaria prosegue implacabile

28/4/2010

La crisi finanziaria cominciata nel 2008 non è affatto terminata, nonostante i tronfi proclami di qualche politico avventato, anzi gli effetti più devastanti, in termini di aumento della disoccupazione e diminuito potere d’acquisto, si stanno facendo sentire proprio in questi ultimi mesi. 
Molte banche continuano ad essere vicine al fallimento, i titoli tossici continuano a circolare incontrollati, il debito pubblico dei maggiori Stati è oramai fuori controllo, la produzione è ancora ampiamente inferiore al periodo precedente la crisi.
La principale causa di questo morbo, che mette in forse il nostro futuro, è basata sull’impossibilità dell’Occidente di mantenere il suo tenore di vita senza indebitarsi.
La strategia suicida dei governi rimane quella di far pagare ai contribuenti di oggi, ma soprattutto alle generazioni future, i debiti delle banche di ieri ed i bonus dei finanzieri di oggi, alcuni dei quali, ad esempio Robert Steel, si sono assegnati un premio di 225 milioni di dollari, mentre i loro istituti di credito agonizzavano.
Nell’ultimo anno, al miliardo di poverissimi precedente, si sono aggiunti 200 milioni di persone che vivono ai limiti della sussistenza ed il loro numero continua a crescere nell’ordine di centinaia di migliaia al giorno.
La mancanza di regole internazionali e l’enorme indebitamento degli Stati può soltanto aumentare gli squilibri e portare al definitivo collasso dell’economia. 
Altri pericoli sono il rischio di una iperinflazione scatenata dall’enorme liquidità messa in circolo dalle banche centrali, spesso stampando valuta, come è nel caso degli Stati Uniti o l’esplosione di una bolla cinese dovuta agli eccessivi crediti concessi alle industrie della Repubblica popolare, affette già da ora da una sovraproduzione, che si sta ammassando nei magazzini.
La crisi economica, una volta incancrenitasi, porterà ad un peggioramento delle condizioni di vita delle classi più povere, che si vedranno inevitabilmente senza assistenza sanitaria, ammortizzatori sociali e pensioni. Ci sarà sempre più precariato e meno solidarietà.
Torneranno di attualità le teorie di Marx, un vero paradosso dopo il fallimento del comunismo. Ci ricorderemo che il filosofo tedesco aveva previsto e teorizzato non solo il conflitto tra le classi, i disordini legati al progresso tecnologico e l’impoverimento dei lavoratori salariati, ma anche una sorta di globalizzazione dei mercati, la deriva catastrofica dell’indebitamento, l’eccesso di espansione ed il dominio della finanza sull’economia, l’esacerbarsi della avidità e dell’egoismo, l’amplificazione della crisi e l’impellente necessità che nascano forze politiche in grado di opporsi alle brame del capitale.
di Achille della Ragione e Marina della Ragione 

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