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martedì 25 marzo 2025

Il mausoleo Schilizzi, una potenziale attrazione turistica

 


Abito da mezzo secolo a Posillipo, ma solo ieri sono riuscito a visitare il mausoleo Schilizzi, l’originale monumento funebre in stile egizio, con annesso parco, che con piccoli lavori di manutenzione, potrebbe trasformarsi in una interessante attrazione turistica, oltre a costituire un corroborante polmone di verde per la popolazione alla disperata ricerca di giardini dove trascorrere ore liete.

Sul finir dell’Ottocento doveva essere la tomba di una ricca famiglia livornese, ansiosa di gareggiare con i più potenti faraoni, è divenuto poi da decenni un sacrario in memoria dei tanti giovani che hanno sacrificato la vita per la patria nel corso della 1^ guerra mondiale. Il panorama è mozzafiato, con Capri in primo piano, gli alberi maestosi, i prati numerosi, senza considerare la calma serafica che emana da un luogo di memorie, che induce alla meditazione. Cosa aspettano le istituzioni con una spesa modesta a restituirlo degnamente alla fruizione di indigeni e forestieri?

Fin qui ho riportato il testo di una lettera che ho inviato ai giornali napoletani con la speranza di smuovere le torbide acque della burocrazia. Vogliamo ora aggiungere qualche notizia storica per gli appassionati delle ricchezze culturali ed artistiche napoletane.

Il mausoleo Schilizzi è una monumentale tomba inserita in uno splendido parco, dotata di una maestosa scalinata e di uno scorcio di panorama indimenticabile. Fu costruita alla fine dell’Ottocento per volere di Matteo Schilizzi, un banchiere livornese attivo in città quando Napoli era una capitale europea del commercio.

Nel 1880 Matteo Schilizzi dopo essersi trasferito a Napoli chiama uno dei più illustri architetti, Alfonso Guerra, per farsi costruire una tomba di famiglia, in stile neo-egizio, che rappresentasse il suo potere. Sceglie Posillipo, ancora poco urbanizzata e quindi molto verde, perché fosse la tomba fosse ben visibile da tutta la città. Nel 1889 però il progetto viene interrotto, e Schilizzi muore nel poco dopo.

Alla morte di Alfonso Guerra nel 1920, suo figlio Camillo, anche lui architetto, ha l'intuizione di trasformare l'edificio in Sacrario Militare, per ospitare le spoglie dei caduti della recente Grande Guerra. Grazie all'interesse di personaggi come Armando Diaz e Benedetto Croce, ma soprattutto ad una colletta popolare, il Comune di Napoli riesce ad acquistare il Mausoleo ed a completarlo, con l'aggiunta delle cripte inferiori, dove saranno sepolti i caduti della Seconda guerra Mondiale e gli eroi delle Quattro Giornate di Napoli.

Attualmente il monumento è chiuso al pubblico e viene parzialmente riaperto solo in occasione del 25 aprile e della festa delle Forze Armate del 4 novembre per la deposizione di una corona in memoria dei Caduti perchè ha problemi statici e di sicurezza avendo bisogno di un restauro conservativo che purtroppo viene da troppi anni procrastinato.

A sentire gli abitanti del luogo, ogni tanto al tramonto, sembra che il mausoleo si animi, si odono passi ed altri rumori non identificati, molti credono che sia il fantasma di Matteo Schilizzi che vaga inquieto nel parco alla disperata ricerca di una degna sepoltura. Più probabile che sia la voce della città, che richiama al dovere i suoi amministratori, impegnati unicamente a spartirsi fondi e ad accaparrarsi biglietti omaggio per le partite del Napoli. 

  


 


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