Egregio direttore, dopo l'Unità d'Italia nel corso di pochi decenni circa 25 milioni di italiani sono stati costretti all'emigrazione oltre oceano. Oggi la storia si ripete all'incontrario ed ecco legioni di disperati che vedono nelle nostre città e nelle nostre campagne la terra promessa.
Il nostro passato di emigranti è dimenticato, seppellito nel più profondo inconscio, complici le istituzioni, che non hanno realizzato un museo che ci rammenti gli anni in cui eravamo carne da macello, pronta a qualsiasi lavoro, anche il più umile e pericoloso.
Un museo dell'emigrazione, per ricordare il passato e per spegnere in noi qualsiasi seme di razzismo.
Quale sede più degna del porto di Napoli, dove per un'eternità sono partiti i bastimenti, carichi di disperazione e di nostalgia, di ansia di riscatto e di antica dignità?
Achille della Ragione
Mi sembra un'idea eccellente. E come tale sospetto, temo, prevedo che resterà sulla carta.
Ricordare il nostro passato di migranti non sembra il primo dei pensieri di un governo che un certo passato preferisce rimuoverlo o all'occorrenza. riscriverlo.
(C. V.)
RispondiEliminaGrazie per la sua lettera, caro Achille, belle parole
Saluti
Livio Colombo
Vicedirettore OGGI
Complimenti uno splendido articolo, ma anche io temo che il museo non si farà
RispondiEliminaTiziana
Del Museo dell’Emigrazione s’è a lungo parlato alcuni anni fa. Si era individuato un luogo dove ospitarlo, e cioè nel primo edificio a sinistra appena si entra nell’area portusle. E si era anche trovato chi avrebbe potuto dirigerlo, lo scrittore e giornalista, Francesco Durante, uno che con i suoi scritti e con le sue traduzioni era molto vicino alla letteratura sull’emigrazione. Purtroppo non se n’è fatto nulla e nel frattempo anche Durante purtroppo ò morto.
RispondiEliminaPiero Antonio Toma
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