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venerdì 29 gennaio 2021

L’Abbazia di San Michele Arcangelo

fig.1 -Acropoli di Terra Murata e Abbazia di San Michele Arcangelo

Una chicca preziosa che da sola giustifica una visita a Procida è costituita dall’Abbazia di San Michele Arcangelo, che sorge sul promontorio di Terra Murata a circa 91 metri a picco sul mare (fig.1), da dove si può ammirare un panorama da favola (fig.2).

fig.2 - Vista sul golfo dal terrazzo dell'abbazia


fig.3 - Ingresso

Il borgo di Terra Murata per la sua posizione strategica costituì il primo nucleo abitativo dell’isola. Nel 1563, per volere del Cardinale Innico D’Avalos d’Aragona, signore e abate commendatario dell’isola, “la Terra” fu dotata di un imponente e articolato sistema difensivo con mura e torri di avvistamento e rinominata Terra Murata ovvero terra cinta da mura, assumendo un assetto che ancora oggi è possibile rintracciare. La vita del borgo si svolgeva tutt’intorno all’Abbazia di San Michele Arcangelo. Nata come monastero benedettino, la chiesa fu fondata nel 1026 e dedicata al culto di Sant’Angelo. Solo in seguito, presumibilmente alla fine del XV secolo, fu intitolata a San Michele Arcangelo patrono dell’isola.   
L’odierno impianto della chiesa è frutto di molteplici stratificazioni architettoniche avvenute nel corso dei secoli, la più importante ad opera del Cardinale Innico D’Avalos (1561) che le conferì l’impronta architettonica ancora oggi ben riconoscibile. Di forma longitudinale a croce latina “asimmetrica” con una navata centrale e due laterali è arricchita sul lato sinistro di ulteriori tre cappelle ottocentesche. L’Abbazia è dotata di due diversi ingressi, quello principale detto Porta del Carmine (fig.3) con il portale in pietra di piperno del 1600 e l’ingresso secondario, sito dal lato opposto, caratterizzato dalla presenza di una statua di San Michele Arcangelo e dall’iscrizione “Defende nos in praelio” (difendici nella battaglia). Lo scorrere implacabile del tempo è scandito da un orologio solare (fig.4) costruito nel 1872.    
Numerose sono le opere d’arte presenti nell’Abbazia di San Michele databili tra il XVI e XIX secolo. Varcando la soglia dell’ingresso principale si può ammirare il prezioso soffitto a cassettoni in legno dorato in oro zecchino (fig.5), realizzato nel XVII secolo, al cui centro è collocato il dipinto datato 1699 “San Michele che sconfigge gli angeli ribelli” (fig.6), a lungo attribuito a Luca Giordano, fino alla scoperta nell’Archivio Storico del Banco di Napoli di un documento di pagamento a favore del pittore romano Luigi Garzi.   

 

fig.4 - Orologio solare - 1872
 
fig.5 - Soffitto a cassettoni in legno ed oro
 

fig.6 - Luigi  Garzi - San Michele che sconfigge gli angeli ribelli

fig.7 -  Navata-centrale

fig. 8 -  Interno della chiesa

Percorrendo la navata centrale (fig.7-8), giunti all’altare maggiore (fig.9), si scorge l’antico coro ligneo del XVII secolo sormontato da quattro dipinti di scuola napoletana datati 1690 del pittore Nicola Russo, allievo del più famoso Luca Giordano. Di particolare rilievo è la tela che raffigura l’apparizione e il miracolo di “San Michele Arcangelo che protegge l’isola di Procida” (fig.10–11) da una incursione saracena, poiché ci fornisce un immagine dell’isola a quei tempi. Un altro interessante dipinto dello stesso autore rappresenta l’Apparizione dei tre angeli ad Abramo (fig.12).   
Al centro del coro, fra i quattro dipinti, è collocata una statua in legno che raffigura San Michele Arcangelo datata 1606.
Ai lati del transetto vi sono due grandi cappelle: a sinistra quella del Santissimo Sacramento, a destra quella dello Spirito Santo.  

 

fig.9 - Altare maggiore

fig.10 - Nicola Russo -  San Michele appare su Procida


fig.11 - Nicola Russo -  San Michele appare su Procida
 

fig.12 -  Nicola Russo - Apparizione dei tre angeli ad Abramo

La navata sinistra è caratterizzata da tre cappelle ottocentesche. La cappella della Madonna del Carmine (fig.13) dove troneggia una pregiata statua lignea della Madonna con decorazioni in oro zecchino. La cappella intitolata a San Michele Arcangelo (fig.14) che ospita la preziosa statua del Santo patrono realizzata in argento e oro nel 1727 dai maestri argentieri napoletani Nicola e Gaetano Avellino, su disegno dell’artista  Domenico Antonio Vaccaro. La cappella di Lourdes (fig.15), suggestiva ricostruzione della grotta di Lourdes testimonianza del fervente culto mariano degli isolani. Sul lato opposto alle tre cappelle ottocentesche, nella navata di destra, vi sono tre altarini gentilizi un tempo appartenenti alle famiglie nobili dell’isola, le quali celebravano in forma privata le funzioni religiose e qui avevano il  diritto di sepoltura 

 

fig.13 - Cappella della Madonna del Carmine-

fig.14 - Cappella di San Michele Arcangelo -
Statua in argento e oro
 
fig.15 -  Cappelletta della Madonna di Lourdes

Tra i dipinti, degni di nota, vi è una Dormitio Virginis (fig.16), un olio su tavola databile alla fine del XVI secolo, attualmente collocato sul primo altare della navata sinistra, nel quale la Madonna appare distesa, circondata dai 12 apostoli, tra i quali San Pietro che indossa paramenti episcopali e S. Andrea con l’incensiere, mentre nella parte inferiore del dipinto singolare è la presenza di due sante raffigurate a mezzo busto: S. Agata e S. Barbara. Alla destra dell’ingresso principale vi è poi una splendida tela del XVI secolo, di scuola fiamminga, raffigurante: il Giudizio di S. Lucia dinanzi al tiranno di Siracusa (fig.17).          
Sul lato opposto, nella navata di destra, vi sono tre altarini gentilizi un tempo appartenenti alle famiglie nobili dell’isola le quali celebravano in forma privata le funzioni religiose e qui avevano il diritto di sepoltura. In uno di questi durante il periodo natalizio era esposto un meraviglioso presepe interamente realizzato con conchiglie e frutti del mare. Una vera e propria opera d’arte.          
Sono presenti anche dei piani sotterranei dove si trova un percorso museale, una biblioteca e varie sale dove sono esposti degli ex voto, che costituirà argomento di un prossimo capitolo.          
Due sono le processioni in onore del Santo Patrono. La prima l’8 maggio, data canonica dell’apparizione del 1535, in cui la statua in oro e argento dell’Arcangelo Michele dopo la S. Messa viene portata in processione per tutta l’isola dai Confratelli detti “dei Gialli” (dal colore della “mozzetta” che portano sulle spalle), seguita dal corteo dei fedeli procidani. La seconda il 29 settembre giorno in cui ricorre la festività degli arcangeli. La statua di San Michele dopo la S. Messa viene portata in processione fino al belvedere dei Cannoni da dove viene impartita la benedizione su tutta l’isola.


Achille della Ragione

 

fig. 16 - Ignoto pittore fine del XVI secolo -
Dormitio Virginis - Olio su tavola

 

fig.17 - Ignoto pittore del XVI secolo -
Il Giudizio di S. Lucia dinanzi al tiranno di Siracusa

 
 

3 commenti:

  1. Speriamo quanto prima poter visitare Procida.
    Un caro saluto, Gianvito Laforgia

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  2. In questa chiesa ci sono opere di altri giordaneschi. Mi riferisco a Giuseppe Simonelli (autore delle tele tra i finestroni della navata) e Nicola Malinconico (autore di due tele in una cappella della navata sinistra). Comunque sulle chiese di Procida vi indirizzo verso un recente e approfondito testo di Stefano De Mieri.

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  3. Molto bello e interessante caro amico.
    Savino

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