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sabato 22 agosto 2020

Un'aggiunta al catalogo di Francesco De Mura

 

fig.1 - Compianto su Cristo morto - 38 x29 - Roma collezione privata



Il dipinto di cui ora parliamo Un Compianto su Cristo morto (fig.1), appartenente ad un'importante collezione romana, era stato posto alla nostra attenzione tempo fa, prima del restauro, ed il nome dell'autore ci era parso quello di Francesco De Mura, ipotesi condivisa dai due coautori che con me hanno pubblicato l'unica monografia sull'artista, consultabile in rete digitandone il titolo: Francesco De Mura eccellentissimo pittore. Dopo il restauro è poi comparsa una sigla (fig.2) che ha tolto ogni dubbio sull'autografia del quadro. Il pittore è riuscito nel miracolo di fermare il tempo del suo racconto, imprigionandolo in un miracolo di puro colore e rendendo chiaro che anche il più piccolo movimento farebbe crollare il miracoloso intarsio di forme e di colori e lederebbe quell'equilibrio di vuoti e pieni che sembra il vero obiettivo dell'autore. Lo spettatore resta attonito davanti al silenzio profondo in cui si svolge l'azione, ne avverte la solitudine, trasparente e dura come un cristallo, ne percepisce la radicalità cromatica nutrita di opposizioni.      
Forniamo ora al lettore qualche breve notizia biografica sull'artista, il quale, dopo aver frequentato la bottega di Domenico Viola, a partire dal 1708 entrò a far parte dello studio di Francesco Solimena, dove rimase fino al 1730. L'influenza del Solimena e della sua tecnica pittorica si vede in maniera evidente nei dipinti risalenti al periodo 1720-30, tra le quali è da annoverare il Cristo morto in croce con san Giovanni del 1713 dipinto nella Chiesa di San Girolamo alle Monache. Nel 1727 sposò Anna d'Ebreù. A partire dal 1728, con i dipinti per la Chiesa di Santa Maria Donnaromita il De Mura iniziò a mostrare un percorso pittorico più personale, forse anche influenzato dalle tematiche arcadiche in voga a Napoli in questo periodo.     
Dal 1741 al 1743 soggiornò a Torino dove ebbe modo di conoscere il pittore Corrado Giaquinto e l'architetto Benedetto Alfieri. Tornato a Napoli fu accolto da un vasto consenso al punto da essere ricevuto alla corte spagnola e mantenne contatti sia con diversi artisti attivi soprattutto a Roma, in particolare con il pittore francese Pierre Subleyras. Con la sua tecnica cromatica influenzò i contenuti realistici tipici del classicismo-rococò il Settecento artistico napoletano. La scuola barocca, in particolare dei maestri Francesco Solimena e Luca Giordano, è evidente nelle sue opere laiche, quali gli affreschi dei palazzi reali di Torino e Napoli, ed ecclesiastiche, come l'Epifania nella Nunziatella a Napoli, la decorazione della Chiesa di Santa Chiara a Napoli e la Moltiplicazione dei pani nella cattedrale di Foggia.   
Alla sua morte lasciò tutte le opere e i bozzetti in suo possesso alla storica istituzione di carità del Pio Monte della Misericordia di Napoli.
 

 

fig.2 - Sigla del dipinto


1 commento:

  1. Peccato solo che sia opera, invece, di Lorenzo De Caro....
    Nicola Spinosa

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