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sabato 8 agosto 2020

Piazza Dante, l’ombelico di Napoli

 

fig.1  -Micco  Spadaro- Largo Mercatello durante la peste a Napoli del 1656 -
Napoli museo di San Martino

 
Piazza Dante è oggi una delle piazze più importanti di Napoli. La località, in passato posta fuori della cinta muraria della città, era detta Largo del Mercatello, poiché vi si teneva, ogni mercoledì, fin dal 1588, uno dei due mercati della città e si differenziava con il diminutivo mercatello in paragone a quello più grande ed antico, che si svolgeva in piazza del Mercato.
Nel 1656, durante la tragica epidemia di peste si trasformò in un lazzaretto, come è immortalato nel celebre dipinto (fig.1) di Micco Spadaro conservato nel museo di San Martino.
Fino alla metà dell'Ottocento sorgevano a nord l'edificio delle fosse del grano e a sud le cisterne dell'olio, per secoli i principali magazzini di derrate della città; inoltre vi gravitano uffici, ospedali, istituzioni culturali e rinomatissimi bar.     
Ulteriore importanza fu l'apertura "ufficiale" di Port'Alba (fig.2) nel 1625, ufficiale perché la popolazione aveva già da tempo creato nella muraglia un pertuso abusivo per facilitare le comunicazioni con i borghi, in modo particolare con quello dell'Avvocata che si stava rapidamente ingrandendo
Port'Alba prende il nome da don Antonio Álvarez de Toledo, duca d'Alba, viceré spagnolo che la fece erigere nel 1625. La porta fu aperta nell'antica murazione angioina, in sostituzione di un torrione e per agevolare il passaggio della popolazione che aveva praticato per comodità di passaggio da una zona all'altra della città, un'apertura posticcia nel muro. Fu l'architetto Pompeo Lauria a ricevere la commissione dal Duca d'Alba per la costruzione dell'opera e decise di aprire un passaggio nel torrione che fu chiamato appunto Port'Alba (sebbene ben diverso dalla porta attuale) e fu decorato con tre stemmi: uno di Filippo III, uno della città di Napoli e uno del Viceré.  
Nel 1656 il pittore Mattia Preti decorò la porta con alcuni affreschi, con raffigurazioni della Vergine con San Gennaro e San Gaetano e la scena dei moribondi appestati, mentre la collocazione della statua di San Gaetano (fig.3), proveniente dalla demolita Porta dello Spirito Santo, è del 1781.    
I lavori di rifacimento e di ampliamento che resero la porta così come appare attualmente, furono eseguiti nel 1797 e l'iscrizione che vi fu collocata che menzionava Ferdinando IV di Borbone, fu demolita durante i fatti della Repubblica Napoletana del 1799.
La porta permette l'accesso all'omonima via Port'Alba, conosciuta per le sue numerose librerie e i cui edifici risalgono al Settecento (fig.4). Entrati dentro l'antica porta, i pochi metri che caratterizzano la via costituiscono il punto iniziale del decumano maggiore e servono a congiungere piazza Dante con piazza Bellini.                 
A metà strada sorgeva la famosa Libreria Guida dichiarata dal ministero dei beni culturali nel novembre 1983 "Bene culturale dello Stato" per l'attività libraria ed editoriale svolta  e dove per decenni si sono svolti memorabili incontri culturali con i massimi intellettuali italiani e stranieri nella mitica saletta rossa (fig.5). Da alcuni anni, seguendo il triste declino di decadenza della città, la libreria ha chiuso e minaccia di trasformarsi in una pizzeria.      
All'ingresso della via dal lato posteriore, su piazza Bellini, è posta una targa del 1796 che servì a portare a conoscenza della cittadinanza, che qualora si fossero ancora messi in loco venditori ambulanti, ostruendo il passaggio delle carrozze e dei pedoni, questi sarebbero stati puniti con ammende.    


fig.2 -  Port'Alba

fig.3 - Statua di San Gaetano
fig.4 - Via Port'Alba

fig.5 - Saletta rossa

E ritorniamo alla descrizione di Piazza Dante, già Foro Carolino, da sempre luogo di ritrovo per napoletani e turisti, storicamente collegata agli intellettuali, con le sue librerie e caffè letterari, che arrivano fino alla vicinissima Port’Alba, il monumentale varco d’accesso al Decumano Maggiore del centro storico napoletano. L’odierno aspetto della piazza è solo il frutto di una trasformazione costante subita nel tempo: il progetto originale, datato tra il 1757 e il 1765, fu ideato dal brillante architetto Luigi Vanvitelli che, su commissione dell’allora re di Napoli Carlo di Borbone, realizzò il Foro Carolino (fig.6), un grande emiciclo tangente le mura aragonesi chiamato per l’appunto carolino in nome del Re Carlo, con al centro un monumento celebrativo in onore del re spagnolo. Oggi parliamo del Convitto Nazionale di Vittorio Emanuele II, rinominato così nel 1861, dopo l’unità d’Italia. Possiamo ammirarlo in un’antica cartolina (fig.7).       
L'edificio, con le due caratteristiche ali ricurve, vede in alto la presenza di ventisei statue rappresentanti le virtù di Carlo (tre sono di Giuseppe Sanmartino, le altre di scultori carraresi), e al centro, oltre a un torrino d’orologio d’epoca, una nicchia che avrebbe dovuto ospitare una statua equestre del sovrano (che non fu mai realizzata). Della stessa fu però realizzato solo il calco in gesso che venne distrutto durante i moti della Repubblica Napoletana del 1799, prima ancora che potesse nascere la statua in marmo o forse in bronzo. In quel punto fu posta una statua di Napoleone I, che venne di conseguenza abbattuta al ritorno dei Borbone.  Sopra la nicchia centrale, rimasta vuota, fu quindi realizzata una piccola torre recante un appariscente orologio. Il quadrante più piccolo dell'orologio (fig.8-9) del Foro Carolino in piazza Dante, riporta l'equazione del tempo. Esempio unico in Europa, fu realizzato nel 1853. La nicchia stessa fu poi forata per realizzare l’ingresso di un istituto religioso trasformato poi in convitto. Dal 1843 la nicchia centrale costituisce l'ingresso al convitto dei gesuiti, divenuto nel 1861 Convitto nazionale Vittorio Emanuele II, ospitato nei locali dell'antico convento di San Sebastiano e di cui sono ancora visibili i due chiostri (la cupola della chiesa è crollata nel maggio 1941); il più piccolo e antico è rara testimonianza della Napoli tra età romanica e gotica, il maggiore conserva la strutture cinquecentesche. Molto interessante è anche un atrio neo classico (fig.10), realizzato nel 1835.
La storia del Convitto inizia nel 1768, quando Ferdinando IV di Borbone, dopo aver espulso i Gesuiti dal Regno, fondò la Casa del Salvatore nel loro originario complesso. Nel 1807 la Casa diventò Collegio del Gesù Vecchio, poi Primo Real Collegio di Napoli col nome di "Real collegio di scienze, lettere e belle arti di san Sebastiano" e, infine, con autorizzazione di Gioacchino Murat, Liceo del Salvatore. Nel 1826 il liceo fu spostato nel monastero di San Sebastiano dove i francesi avevano posto il conservatorio di musica, dopo la confisca dei beni ecclesiastici. Nel 1828, dopo che i Gesuiti furono ritornati, acquisì la denominazione di Collegio dei Nobili.
Nel 1835 i Gesuiti aprirono un ingresso per il Convitto da Piazza Dante nella nicchia centrale del Foro Carolino, dove sarebbe dovuta essere posizionata una statua equestre di Carlo III di Borbone.     Decenni dopo, l'ingresso di Giuseppe Garibaldi provocò l'abolizione dell'ordine dei Gesuiti e la nazionalizzazione dei loro beni: la struttura in oggetto si trasformò, così, nel Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II di Napoli.
Attualmente essa ospita una scuola primaria, una secondaria di primo grado e tre di secondo grado (un Liceo classico europeo, un Liceo scientifico tradizionale e un Liceo scientifico sportivo). Gli studenti frequentanti la struttura educativa possono usufruire del servizio da convittori e da semiconvittori.
La piazza subì il cambio toponomastico da “Foro Carolino” a piazza Dante dopo il 1861, in seguito all’unificazione dell’Italia. 

fig.6 - Foro Carolino

fig.7 - Antica cartolina

fig.8 - L' equazione del tempo.Foro Carolino in piazza Dante.

 fig.9 - Orologio astronomico

fig.10 -   Atrio neoclassico 1835

Al centro della piazza si erge una grande statua di Dante Alighieri (fig.11), opera degli scultori Tito Angelini e Tommaso Solari junior, inaugurata il 13 luglio 1871 (data dalla quale la piazza è intitolata al sommo poeta) e collocata su un basamento disegnato dall'ingegner Gherardo Rega. Oggi ai suoi lati, più defilate, ci sono le vetrate delle uscite della linea 1 della metropolitana (fig.12–13). La piazza è stata ridisegnata e riarredata proprio in occasione dei lavori per la metropolitana, conclusi nel 2002. L'intero emiciclo è divenuto così area pedonale.
Ancora, presso la piazza sono presenti quattro monumentali chiese: in senso antiorario da nord quella dell'Immacolata degli Operatori Sanitari, di Santa Maria di Caravaggio, di San Domenico Soriano e di San Michele a Port'Alba. Sull’argomento abbiamo dedicato un esaustivo capitolo che si può consultare digitando il link
http://achillecontedilavian.blogspot.com/2020/08/le-chiese-di-piazza-dante.html
Sul lato opposto all'emiciclo sono situati oltre alle chiese di Santa Maria di Caravaggio e San Domenico Soriano anche i rispettivi ex-conventi: il primo divenne sede dell'istituto per ipovedenti fondato da Domenico Martuscelli, ricordato con un suo busto (fig.14) scolpito nel 1922 da Luigi De Luca e collocato nei giardinetti della piazza, per poi diventare sede della Seconda Municipalità di Napoli. Il secondo convento è oggi sede degli uffici anagrafici del Comune.
Tra i due ingressi è situato il Palazzo Ruffo di Bagnara (fig.15) con annessa cappella privata, mentre sul lato sinistro di Port'Alba si trova lo splendido Palazzo Rinuccini (fig.16). Poco distante dalla piazza al numero civico 7 di vico Luperano, la villa Conigliera (fig.17), quest'ultima fatta edificare durante l'epoca aragonese e della quale si parla diffusamente nel capitolo dedicato al Cavone, mentre ora, prima di accennare a questi storici palazzi, vogliamo citare la libreria di una delle ultime glorie della città, il pugile editore Tullio Pironti (fig.18), a cui ho dedicato un capitolo nel mio II tomo sui Napoletani da ricordare consultabile digitando il link
http://achillecontedilavian.blogspot.com/2013/09/un-pugile-editore.html
Costruito nel XVII secolo, nella seconda metà del secolo fu acquistato dal duca di Bagnara Francesco Ruffo, valoroso guerriero e capitano dell'Armata Navale Gerolosomitana; egli diede l'incarico a Carlo Fontana facendolo ristrutturare con il bottino ricavato da uno scontro con i pirati arabi. Nella prima metà dell'Ottocento il palazzo fu restaurato da Vincenzo Salomone su commissione dell'ultimo duca di Bagnara. Il palazzo possiede una cappella, sulla sinistra della facciata, della quale parliamo nel citato capitolo sulle chiese di piazza Dante e nell’atrio, davanti alla scalinata, una splendida statua con una divinità popputa (fig.19).
In questo maestoso palazzo visse il letterato Basilio Puoti, conosciuto nella letteratura italiana come un eminente purista.   
Palazzo Rinuccini è un edificio storico ubicato nel centro antico di Napoli. Il palazzo si trova in Piazza Dante, al civico 22. In origine, verso la fine del XVII secolo, accanto alla porta eretta nel 1624 da Don Antonio Álvarez de Toledo, duca d'Alba (da cui prese il nome), vennero costruite alcune botteghe e un carcere, utilizzato per rinchiudervi i giovani di buona famiglia che si rendevano colpevoli di qualche ragazzata. In seguito, il Tribunale di Fortificazione (organismo composto da un soprintendente e sette deputati, cinque nobili e due appartenenti al popolo) comprò gli edifici esistenti e il terreno circostante dove iniziò a costruire un nuovo palazzo. Il costo dell’opera ammontò a circa 21.000 ducati e, una volta messo all’asta, venne comprato dal Marchese Rinuccini di Firenze per 31000 ducati.   
Il marchese era noto per la sua attenzione alla cultura e all’economia e trasformò il palazzo appena comprato in un centro di studi molto attivo. Tra i personaggi che lo frequentavano assiduamente, ricordiamo Bartolomeo Intieri e Nicola Cirillo, a loro volta fondatori dell’Accademia delle Scienze e Celestino Galliani, titolare della cattedra di economia politica all’Università Federico II.
Il Rinuccini morì nel 1758 e, nel 1825, i suoi eredi vendettero la proprietà a don Donato Tommasi, figlio di un medico, che, nonostante la giovinezza poverissima, si era guadagnato delle buone ricchezze grazie alle molte cariche rivestite per il Regno di Sicilia. Il Tommasi riuscì ad evitare la demolizione del palazzo nell’ambito del progetto per la nuova via Bellini nel 1868: via Bellini è infatti rimasta senza sbocco diretto su piazza Dante. L’anno dopo il suo acquisto, il palazzo venne restaurato secondo il disegno dell'architetto Petronzio.  
Il palazzo compare sulla carta Carafa (1775) e sulla carta Schiavoni (1880).  
 

fig.11 - Tito Angelini - Statua di Dante Alighieri

 fig.12 - Ingresso stazione metropolitana di Piazza Dante

fig.13 - Ingresso stazione metropolitana di Piazza Dante

fig.14 - Busto di Domenico Martuscelli

fig.15 -  Palazzo Ruffo di Bagnara

Dopo i lavori di realizzazione della Stazione Dante della Linea 1, l'emiciclo della piazza è stato totalmente pedonalizzato. Nel settembre 2011, la piazza è stata completamente inibita al traffico privato per scoraggiare l'uso dell'automobile in città, divenendo una corsia preferenziale ad uso esclusivo dei mezzi pubblici. Successivamente, dall'estate del 2013, la chiusura al traffico è stata ridotta dalle 9 alle 18 di tutti i giorni, trasformandosi così in Ztl.    
La piazza è stata ridisegnata da Gae Aulenti in occasione dei lavori per la metropolitana conclusi nel 2002, lavori che hanno scatenato non poche polemiche. Una fra le tante fu l’utilizzo della pietra lavica etnea al posto di quella vesuviana, a cui seguì la cancellazione delle aiuole, l’esiguo numero di panchine e le pensiline d’accesso alla stazione, completamente vetrate e al di sopra del livello stradale. Da allora la statua del poeta si trova tra i due accessi, molto lontano dal complesso architettonico. Una storia, quella di Piazza Dante, che riassume a pieno gli ultimi travagliati stravolgimenti politici e culturali che hanno interessato la città partenopea dal ‘700 ad oggi, una storia che davvero non smette mai di stupire e appassionare.

Achille della Ragione 

 

fig.16 - Palazzo Rinuccini Napoli

fig.17 - Villa Conigliera di Alfonso II

fig.18 - La libreria del pugile editore Tullio Pironti

fig.19 - Inteno di Palazzo Ruffo di Bagnara

5 commenti:

  1. Vi è pure una foto della Saletta Rossa in occasione della presentazione del mio libro "L'Anticaglia- Passeggiando per il Decumano Superiore"! un abbraccio. Aurelio De Rose

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  2. Caro Achille grazie e complimenti pprr ls tua generosa e ampia cultura
    Adriana Dragoni

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  3. Carissimo Achille
    le tue descrizioni sono cosi accurate che sostituiscono, quasi, le visite guidate che conduci tanto bene. Poi adoperi quel mordente che possiedi solo tu
    Patrizia D'Amato

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  4. Quello in foto è il Teatro del Palazzo Rinuccini di Firenze, non del Palazzo Rinuccini di Napoli.

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