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sabato 6 giugno 2020

Lorenzo De Caro


fig.1 - Lorenzo De Caro - Cristo soccorso da un angelo -
olio su legno -25x19 - Gorizia collezione Domenico Calò



Il Cristo soccorso da un angelo (fig.1) di rara potenza espressiva, da taluni studiosi attribuito ipoteticamente a Sebastiano Conca, è a mio parere assegnabile con certezza al pennello di Lorenzo De Caro, per cogenti affinità stilistiche e per il prelievo letterale di alcune figure da altri dipinti documentati dell'artista, tra cui Il martirio di un santo (fig.2), di cui parleremo alla fine dell’articolo.
Nella tela sono da sottolineare dei prelievi letterali da altri quadri: nella parte sinistra con l’angelo in volo un’opera perduta eseguita intorno al 1752 in Spagna dall’Amigoni e nota attraverso un’incisione, mentre sulla destra evidenti sono i legami con la lezione pittorica del Traversi, a dimostrazione della capacità del De Caro di recepire la lezione del grande collega e di innestare nel suo stile quegli effetti di grande espressività , pervenendo a composizioni dall’originale taglio compositivo, caratterizzate da eleganti virtuosismi tecnici ed intense interpretazioni della realtà psicologica. Siamo davanti ad una tela marcata da una spiritosa ed anticonvenzionale vena rococò, spogliata da ogni sacralità ed intrisa di grazia civettuola.
Lorenzo De Caro fu insigne pittore del glorioso Settecento napoletano, anche se fino ad oggi conosciuto solo dagli specialisti e dagli appassionati più attenti. Una serie di dipinti presentati sempre più di frequente nelle aste internazionali, una esaustiva  monografia di Rosario Pinto ed alcune fondamentali scoperte biografiche costituiranno un viatico per una sua più completa conoscenza da parte della critica ed una maggiore notorietà tra antiquari e collezionisti. Verso la fine degli anni Cinquanta si manifesta il momento migliore nella sua produzione, a cui appartiene il dipinto in esame, quando, pur partendo dagli esempi del Solimena, ne scompagina la monumentalità attraverso l’uso di macchie cromatiche di spiccata luminosità e, rifacendosi ai raffinati modelli di grazia del De Mura, perviene ad esiti di intensa espressività, preludendo l’eleganza del rocaille.
Finalmente, grazie alle diligenti ricerche archivistiche del pro nipote, Gustavo, Lorenzo De Caro ci rivela, dopo secoli di oblio, i suoi dati anagrafici (Napoli 1719-1777). E speriamo che tale notizia, già pubblicata anni fa sulle pagine della gloriosa rivista Napoli nobilissima, venga quanto prima recepita da tutti gli studiosi, così da evitare in futuro imprecisioni, come quella in cui è incorsa Ward Bissel, una tra le più grandi studiose del mondo della pittura europea, che in un suo recente volume ha dedicato ben quattro pagine al nostro artista (Caravaggio ne ha avuto cinque), ma nei dati biografici si è limitata ad indicare: Notizie dal 1740 al 1761.
Rosario Pinto, dopo gli studi fondamentali sull’artista di Spinosa e le aggiunte di Pavone sulla base di documenti reperiti dal Fiore, ha affrontato con autorità e rara competenza l´inquadramento del De Caro nel panorama figurativo napoletano, che risentiva ancora di giudizi affrettati ed oramai superati dalle nuove acquisizioni. L´analisi dello studioso ci restituisce una pittura lontana dai toni aulici e celebrativi allora di moda ed attenta, viceversa, a presentarci eroine bibliche, madonne dolenti e santi in estasi, spogliati di ogni convenzionale attributo di sacralità e restituiti alla loro natura umana e sentimentale, resa con immediatezza e sincerità.
 Collocabile nel periodo maturo dell’artista e non nella fase giovanile, come più volte sostenuto da Spinosa, vi è poi la Decollazione di un Santo (fig.2) di collezione della Ragione, la quale presenta tangibili affinità con la Decollazione di San Gennaro  conservata nella chiesa dei santi Filippo e Giacomo (documentata ad agosto 1758) con la quale condivide l’impaginazione e stringenti analogie tra il guerriero con l’elmo sulla sinistra, l’impeto dinamico del carnefice e l’insieme degli angioletti che guardano la scena dall’alto.
Nella composizione è presente una palpabile discrepanza temporale tra il martirio da parte di soldati romani, persecuzioni che cessarono con il 312, quando il Cristianesimo divenne religione di Stato e l’immagine di un minareto sullo sfondo, un’architettura che comparve dopo almeno tre secoli.
La tela nel tempo ha avuto, come molte altre opere del De Caro, diverse attribuzioni, prima al Solimena, quando nel 1969 si trovava presso la Koetzer Gallery di Zurigo, quindi al Giaquinto quando passò nel 1986 in asta presso Semenzato, per divenire poi una delle opere più significative del pittore.

  

fig.2 - Lorenzo De Caro - Martirio di un santo -
Napoli collezione della Ragione


Bibliografia

Spinosa N.  - Civiltà del 700 a Napoli 1734 – 1759 (catalogo della mostra) Napoli 1979 – 80
Spinosa N. – Pittura sacra a Napoli nel Settecento – Napoli 1980 - 81
Pavone M. A. – in Dizionario biografico degli Italiani, ad vocem, vol. XXXIII – Roma 1987
Spinosa  N. – Pittura napoletana del Settecento dal Rococò al Classicismo – Napoli 1987
Pavone M. A. – Pittori napoletani del Settecento – Napoli 1994
della Ragione A. – Collezione della Ragione – Napoli 1997
Pavone M. A. – Pittori napoletani del primo Settecento – Napoli 1997
Pinto R. – La pittura napoletana – Napoli 1998
De Caro G. - Note archivistiche su Lorenzo De Caro, pittore napoletano del ‘700, in Napoli nobilissima, V serie. vol. III, fasc. I – II, Napoli, gennaio aprile 2002
De Caro G. – Marini M. – Pinto R. – Lorenzo De Caro, pittore del ‘700 napoletano

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