Caro Achille, ben ritrovato. La tragedia, perchè di tragedia si tratta, del Coronavirus, ha fotografato in una enorme istantanea tutti i ritardi, i difetti, i limiti del Paese.
Tra questi è esplosa con tutta evidenza la questione dell'affollamento e delle condizioni nelle carceri, non sempre all'altezza di una nazione avanzata e democratica.
Quanto successo dieci giorni fa, quando, nel giro di due ore, la maggior parte degli istituti penitenziari era in mano ai detenuti in rivolta deve farci riflettere.
Solo il buon esito di alcune trattative hanno fatto sì che non si ripetessero le fughe di massa avvenute a Foggia.
I detenuti sui tetti nel breve periodo devono farci riflettere sulla pericolosità della bomba sociale all'interno del nostro sistema penitenziario.
Nel lungo periodo, tra le tante lezioni che ci lascerà il Covid, ci sarà di certo la necessità di un sistema di detenzione più efficiente, più dignitoso, insomma più aderente alla nostra Costituzione che all'articolo 27 ricorda: <<Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato>>.
Ps. Caro Achille stia a casa il più possibile e lo raccomandi anche ai suoi cari.
Federico Monga
Accolto il ricorso di un detenuto di Vicenza. Entro il 14 aprile, il governo italiano deve riferire alla corte europea per i diritti dell’uomo quali siano “le misure preventive specifiche adottate per proteggere il richiedente e gli altri detenuti, volte a ridurre il pericolo di contagio all’interno del carcere”.
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