Il disturbo della quiete pubblica, in qualunque ora del giorno e della notte, costituisce un reato punito dal codice penale (art. 659) che, oltre ad un’ammenda, l’arresto fino a tre mesi. Non lo è per la polizia municipale di Napoli, la quale, al telefono, candidamente risponde che bisogna inoltrare una segnalazione scritta ed attendere i rilievi audiometrici. Peggio ancora se si telefona a polizia o carabinieri, che, sdegnati, rispondono di avere reati ben più gravi da perseguire. Solo se si minaccia che la telefonata è registrata e che ci sono auto disponibili e non ci si attiva, l’indomani sarà presentata denuncia alla magistratura per omissione di intervento, si ottengono vaghe promesse, ma mai un sequestro delle attrezzature che emettono i rumori molesti, che oramai rendono la vita insopportabile in interi quartieri della città, non solo a Napoli, ma in tutti i centri urbani italiani.
È necessario che le autorità intervengano e che i cittadini, coraggiosamente facciano fioccare denunce e richiedano risarcimento del danno ai locali che, spesso senza autorizzazione, rompono i timpani e non solo quelli
Achille della Ragione
È necessario che le autorità intervengano e che i cittadini, coraggiosamente facciano fioccare denunce e richiedano risarcimento del danno ai locali che, spesso senza autorizzazione, rompono i timpani e non solo quelli
Achille della Ragione
Il Mattino 2 aprile 2019 - pag. 38 |
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