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mercoledì 5 dicembre 2018

Un inedito ed alcune aggiunte a Pacecco De Rosa

fig. 1 - Pacecco De Rosa - Madonna con Bambino, santi ed un angelo -
Roma collezione privata


Pacecco De Rosa è un pittore molto richiesto dai collezionisti che amano le sue creazioni intrise di intimità e le sue fanciulle dalle forme aggraziate, dalle vesti eleganti e dai volti dolcissimi. Ricercato nel Seicento da una committenza laica e borghese, raggiunge oggi lusinghiere quotazioni nelle aste nazionali ed internazionali.Ebbe una produzione molto prolifica e l’intensificarsi degli studi sulla sua opera negli ultimi anni ci hanno fatto conoscere numerosi inediti, alcuni di elevata qualità, come quello che contiamo di presentare in questo breve articolo, rinviando chi volesse approfondire l’artista alla mia monografia, pubblicata nel 2005: Pacecco De Rosa opera completa, consultabile sul web digitando il link
http://www.guidecampania.com/derosa/
La tela che esaminiamo (fig.1) è una derivazione autografa di un dipinto (fig.2) in collezione privata romana, da noi pubblicato nella citata monografia sull’artista (pag.8, fig.24) della quale esistono repliche e copie di bottega, in cui "le straordinarie fisionomie della Vergine, di Giuseppe e dell'angelo, che offre frutti a Gesù Bambino, spiccano nell'impaginazione a mezza figura, stagliate nell'oscurità del bosco e immerse nella luce del tramonto, accesa dai vivi contrappunti degli abiti" (Lattuada).
Quando un’iconografia riscuoteva successo tra i committenti il pittore la ripeteva più volte, spesso con varianti, come nel nostro caso, in cui manca sulla destra l’angelo, in compenso la definizione delle figure e più accurata come la fronte del San Giuseppe, che fa pensare ad una collaborazione del patrigno Filippo Vitale, elemento che ci permette di collocare l’opera al 4° decennio del Seicento.
Tutti i quadri della fase giovanile pongono il problema, ancora insoluto, di distinguere il pennello di Francesco da quello del patrigno, in un periodo, certamente durato molti anni, in cui i due probabilmente collaboravano a quattro mani. A dimostrazione di questo sodalizio pochi ma significativi documenti di pagamento, tra i quali uno del 1645 in cui Pacecco gira al patrigno del denaro ricevuto per una sua commissione, mentre alcuni anni prima aveva trasferito a Carlo, figlio del Vitale, i trenta ducati di una polizza. Tale sodalizio durò fino alla morte di Filippo, nel 1650, ma a partire dagli anni Quaranta, gli anni d'oro nella produzione di Pacecco, fu lui ad influenzare il più anziano pittore, a tal punto da dover ricostruire un periodo pacecchiano per Vitale.
Trovandoci a trattare di Pacecco vogliamo segnalare un notevole San Gennaro con angelo porta ampolle (fig.3) in collezione privata napoletana, assente nella nostra monografia, perché comparso di recente sul mercato e correggere un errore attributivo di un celebre studioso, che ha assegnato a Pacecco una Susanna ed i vecchioni (fig.4), già in collezione Resca a Roma, che ebbe l’onore di comparire nel 2011 sulla copertina (fig.5) di un mio libro, opera certa, siglata, di Massimo Stanzione, un soggetto più volte ripetuto dal pittore in maniera abbastanza diversa: celebre la versione conservata a Francoforte, meno nota quella siglata del museo Joslyn Art di Omaha nel Nebraska.
Concludiamo proponendo ai lettori un muscoloso San Giovanni (fig. 6) conservato in una importante collezione napoletana ed una replica autografa (fig.7) di un capolavoro dell'artista conservato nei depositi del museo di Capodimonte
 
fig. 2 - Pacecco De Rosa  -  Madonna con Bambino con San Giuseppe e San Giovanni -
Napoli collezione privata

fig. 3 - Pacecco De Rosa - San Gennaro ed un angelo porta ampolle
collezione Brando Helbig

 fig. 4 - Massimo Stanzione - Susanna ed i vecchioni
giá Roma collezione Resca
 fig. 5 -  Copertina
fig- 6 - San Giovanni - Napoli collezione privata
Fig. 7 - Susanna ed i vecchioni -
Catania collezione Li Mura


Achille della Ragione

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