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domenica 16 dicembre 2018

Quel Banco di Napoli perso per l’indifferenza della città

articolo di Gino Giammarino
foto 1 Achille della Ragione

Mi hanno scritto in tanti ed in privato per avere notizie sul convegno “Onoriamo il Banco di Napoli”, tenutosi lo scorso giovedì 6 dicembre  al Vomero su iniziativa dell’amico Achille della Ragione (nella foto 1).
Innanzitutto, si può affermare senza timore di smentita che la serata è stata un vero successo: l’aula magna della chiesa di S. Maria della Libera aveva tutti i posti occupati e molti intervenuti sono rimasti in piedi per seguire gli interventi, tutti di alto profilo e riportati da testimoni credibili e ben a conoscenza dei fatti. Senza altrettanti dubbi si può dichiarare che si è trattato di uno degli “incontri meridionalisti” più autenticamente e costruttivamente partecipato ai quali mi sia capitato di essere presente negli ultimi anni. E voglio per questo ringraziare per la sua passione civile Achille della Ragione, ancora una volta capace di entrare in maniera puntuale ed efficace nel tessuto vivo degli argomenti “veri” della città e della sua storia, passata e presente.

Foto 2 Aldo pace

Ad aprire le testimonianze, Aldo Pace l’ex direttore dell’Archivio storico (foto 2), che ha tenuto una brillantissima relazione sulla “Storia dell’emigrazione” e -tanto per gradire- ha iniziato il suo intervento dichiarando che fino al 1861 al Sud nessuno emigrava, completata dall’affermazione che riporto letteralmente: “Lo Stato unitario non vedeva di buon occhio i meridionali!”, subito seguita dalla precisazione: “…anche i veneti, in verità…”.
Cominciamo bene! – ho pensato subito, ma senza esserne particolarmente sorpreso. Ricordo con piacere una giornata passata con lui nell’archivio per scattare una foto di copertina de Il Brigane Magazine: gli mettemmo a soqquadro gli uffici, ma lui, gentilissimo, offrì caffè e cornetto a tutti, mostrandoci con orgoglio vessilli borbonici e testimonianze del nostro passato presenti in ogni angolo di quelle mura: una giornata indimenticabile!
Ma torniamo alla serata…
“Sono entrato nel 1958 per uscirne solo nel maggio 2005 – ha raccontato con passione il dott. Pace – regalando dettagli interessantissimi, sia sulle testimonianze dei nostri emigrati all’estero, sia sulle gestioni ed i servizi che il Banco Napoli ha svolto per la sua gente, soprattutto a Buenos Aires dove, creando il “vaglia per l’emigrazione”, pose fine – di fatto – alle vere e proprie truffe che improvvisate banche private, senza nessuna affidabilità finanziaria, perpetravano ai danni dei nostri avi che furono costretti a lasciare la loro terra a causa delle condizioni imposte loro dal nuovo Stato unitario.

Foto 3 Edoardo  Nappi e Rossella Paliotto

A fornire studi basati sul confronto dei prezzi nel Sud tra prima e dopo l’unità d’Italia grazie ai preziosi documenti presenti nell’archivio economico è stato Eduardo Nappi (nella foto a sinistra con la pres. Paliotto), anch’egli già direttore dell’Archivio storico. Ha fatto riflettere il suo autoritratto da “…uomo di fatica in archivio…” che, nonostante l’alta carica ricoperta, non ha mai disdegnato di fare anche lavori più umili assieme agli addetti per amore del proprio lavoro ed orgoglio di far parte di un istituto che ha rappresentato la storia della propria terra.

foto 4: Achille della Ragione, Mario Coppeto, Carlo della Ragione

A seguire è intervenuto Mario Coppeto in rappresentanza del Sindaco De Magistris, ponendo il problema politico ed economico della massa creditizia del Banco, usata per salvare i tristemente noti istituti di credito veneti ed il Monte Paschi Siena.
Fratello dell’organizzatore e presidente nazionale dell’Unione Pensionati Banco Napoli, Carlo della Ragione ha ripercorso le tappe di un cammino fatto di orgoglio identitario, appartenenza e possibilità di intraprendere facilitate per gli imprenditori meridionali.
Ma ha anche lanciato duri atti di accusa, tanto alla gestione dei capitali, quanto alla perdita di Antonveneta, senza dimenticare di denunciare il ruolo passivo della classe politica meridionale che non ha mosso un dito in difesa di un fiore all’occhiello e di un centro dirigenziale nodale come quello del Banco di Napoli. Una banca “sana”.
“Ho rappresentato le posizioni dell’Istituto – ha testimoniato il presidente della Ragione – dinnanzi all’apposita commissione: mi hanno ascoltato Mancino, Mastella, Rastrelli…
ma poi hanno alzato le spalle e non ne hanno fatto più nulla, obbedendo silenti ai diktat di Ciampi e del Nord!”.
  
foto 5 Gherardo Mengoni

“Abbiamo fatto banca con la stessa qualità a New York e a Caianello – ha aperto con grande dignità e fierezza l’ing. Gherardo Mengoni (foto 5), responsabile informatico del “Banco” e scrittore – vivendo i momenti più gloriosi tra gli anni ’60 ed i ’90, nei quali ci siamo imposti per qualità e rispetto, passando dalle 200 filiali degli anni ’40 alle ben 800 degli anni ’90!”
– Per la serie: fatti, non parole!
“In certi piccolissimi centri, assieme ai Carabinieri ed al farmacista, rappresentavamo lo Stato, eravamo l’istituzione più che l’istituto!”
– ha raccontato con sentita passione l’ingegnere, a metà strada tra il colletto bianco e ed il Luciano De Crescenzo del Banco di Napoli.
Ho lasciato per ultima la testimonianza attesissima di Rossella Paliotto, neo-presidente della Fondazione Banco Napoli, che non ha deluso le aspettative. Anzi…
“21 novembre 2018: per la prima volta in 500 anni viene eletta una donna!”
– ha aperto la presidente.
“In questa vicenda troppe cose non quadrano, come ad esempio gli altri offerenti esclusi senza ragione dall’asta: qualcosa non funziona. Per me si è trattato di un vero e proprio furto ai danni del Meridione. Poi, venti anni di silenzio a causa di una classe dirigente indegna, un popolo senza voce: anche “Il Mattino” è passato a Caltagirone.
Sono meridionalissima e orgogliosamente radicata a questa terra, non lascerò niente di intentato per combattere questa vergogna e, anzi, lo stiamo già facendo. Ci stiamo organizzando!”.
Ecco: se qualcuno aveva dei dubbi sulle reali intenzioni delle presidente Paliotto, o magari pensava che si fosse seduta semplicemente su una poltrona, beh si stava sbagliando di grosso. Battagliera e concreta sui veri obiettivi, per passione e competenze la presidente è apparsa come una vera e propria leader, pur non avendo scritto libri meridionalisti, o lanciato proclami esaltati dietro una tastiera del computer. 


Foto 6 Rossella Paliotto, Mario Coppeto e Carlo della Ragione


Rossella Paliotto si è dimostrata una risorsa, una vera brigantessa, di quelle che – come canta Eugenio Bennato – Nun se ne fotte ‘ddo Rre Burbone, ‘a terra è ‘a nosta e nun s’adda tucca’…”.
E infatti ne ha anche per la città e per i suoi abitanti:
“Tutto questo è potuto accadere solamente grazie all’indifferenza di Napoli e dei napoletani. Ed è questo il vero problema della città: non si combattono battaglie comuni, si aspetta sempre che debba essere qualcun altro a risolvere un problema o prendersi un’incombenza. Senza parlare di quelli che, sono i peggiori, con la scusa del tengo famiglia, tradiscono la propria terra e la propria gente per una manciata di fave”.
Lapidaria. Ho condiviso il suo intervento duro e appassionato, parola per parola, e non credo di dover aggiungere altro, se non richiamare l’attenzione di coloro i quali, quando gli ho parlato delle iniziative che volevo mettere in campo per cercare di fare qualcosa per quest’ultimo attacco del Nord ai nostri centri decisionali, mi hanno risposto che ormai era troppo tardi, bisognava muoversi prima, ormai è tutto deciso, e così via…
Non era vero, non è vero. E non lasceremo nulla di intentato per dimostrarlo, ma bisogna che ci solleviamo tutti: l’indignazione, i computer, convegni e crociere sui primati ed i libri non bastano più! Bisogna mettersi in gioco, senza scuse e senza tentennamenti.
Non rassegnamoci. E siccome ho detto che non avevo parole da aggiungere a quelle concrete e fattive di Rossella Paliotto, vi lascio – a buon intenditore – quelle di Henry David Thoreau.
“Molti uomini hanno vita di quieta disperazione:
non vi rassegnate a questo, ribellatevi,
non affogatevi nella pigrizia mentale, guardatevi intorno.
Osate cambiare, cercate nuove strade.”


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