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domenica 4 novembre 2018

Monumenti minori tra i maggiori

tav. 01 -  Terme di Nettuno

Le terme di Nettuno (fig.1) costituiscono un monumentale complesso termale che a lungo impressionò per la sua grandiosa scenografia gli antichi viaggiatori, che dal mare approdavano a Puteoli, non meno colpì in tempi più recenti gli eruditi che lo credevano un tempi (fig.2), come il Capaccio che, nel 1607, affermava: “Fornici, teche archi, nei quali ponevano le statue, edere ricche di corimbi, la vicinanza di sotterranei ed accessi, ci spingevano a sperare di ritrovare scavando, qualcosa di interessante”. Non è facile oggi di fronte ai pur imponenti ruderi di questo impianto riprovare le medesime suggestioni, anche perché le terme appaiono in gran parte interrate.     Probabilmente collegato al complesso termale di Nettuno doveva essere il Ninfeo detto di Diana (fig.3) per una statua di una dea che vi fu rinvenuta. La sua costruzione in opera laterizia si colloca tra la fine del II secolo e gli inizi del III d.C.
Il minore e più antico anfiteatro puteolano è stato individuato durante i lavori per la costruzione del tronco della direttissima Roma Napoli(1915) che lo ha rovinato, attraversandolo  centralmente (fig.4)
L'anfiteatro minore di Pozzuoli (fig.5) era un teatro di costruzione romana antica, di cui rimangono poche rovine; un classico anfiteatro romano di epoca augustea o pre-augustea. Gli assi dell'ellisse misuravano rispettivamente 130 e 95 metri. Le principali rovine arrivate a noi sono una decina di arcate che avevano funzione di appoggio della curva della cavea (fig.6).
In età flavia venne costruito il grande anfiteatro perché l'anfiteatro minore non era adeguato alle necessità dei ludi gladiatori.
Tra le testimonianze dell’epoca vi è il vaso in vetro di Odemira (fig.7), in cui, insieme con altri edifici puteolani, sono raffigurati due anfiteatri: l'uno inferiore contrassegnato dall'emblema del flagello, come se fosse destinato alle venationes; l'altro superiore contrassegnato da una palma, come se fosse più propriamente adatto a combattimenti fra gladiatori. Infatti l'anfiteatro minore era stato costruito secondo il tipo dell'anfiteatro pompeiano senza i sotterranei e i servizi organizzati per le venationes di cui furono dotati gli anfiteatri costruiti successivamente.  
Svetonio riporta che in un'occasione a causa della calca un senatore fu impedito all'accesso e Augusto per rimediare all'offesa stabili nuove regole per l'ingresso agli spettacoli.  
 Dione Cassio narra che nel 66 d.C., sotto il regno di Nerone, il liberto Petronio organizzò a sue spese nell'anfiteatro più antico di Pozzuoli, dei ludi con venationes in onore di Tiridate, nominato re di Armenia da Nerone, alla presenza di spettatori etiopici e stranieri presenti per portare tributo e onore al re. Tiridate volle partecipare allo spettacolo anche per dare prova delle sue capacità, uccidendo due tori con un sola freccia scoccata dalla tribuna d'onore.

  
tav. 02 -  Tempio di Nettuno

tav. 03 -  Ninfeo di Diana negli anni Trenta

tav. 04 - Linea Napoli Roma
tav. 05 - Anfiteatro minore

tav. 6 - Esiti archeologici

tav. 07 -  Fiaschetta di Odemira

Lungo l’attuale via Campana è possibile individuare in successione fino alla piana di Quarto mausolei e colombari appartenenti alla necropoli di via Celle (fig.8–9) che, secondo la tradizione romana venivano posti lungo le vie antiche, in questo caso la Via Consularis Puteolis Capuam.    
 Al quadrivio di S. Stefano dalla via Celle si accede al primo complesso di cui restano solo sul lato destro 14 edifici costruiti tra la metà del I sec. a.C. e la metà del II sec. d.C., realizzati in opera reticolata e laterizia. Si tratta per lo più di colombari, val
e a dire di edifici funerari a due piani di cui uno per lo più ipogeo con nicchie sulle pareti per contenere le urne cinerarie (in questi secoli il rito di incinerazione era il più diffuso).  
Interessante fra questi edifici un mausoleo a due piani in parte scavato nella roccia tanto da poter ammirare esternamente solo la facciata centrale, il cui livello inferiore è a pianta quadrata con esedra ornata da sei colonne, il secondo con tamburo cilindrico arricchito da cinque nicchie alle pareti. Queste ultime formano un ottagono incompleto per la particolarità della costruzione.  
 Non mancano edifici con funzioni diverse; è il caso di un’aula rettangolare, sede di collegium, inserita in un cortile dove è presente anche un mausoleo ed è riferibile ad una costruzione a tre piani. (Proprio agli associati dei Collegia Funeraticia erano destinati i loculi colombari).a necropoli di via Celle
In questi ultimi anni nuovi scavi hanno evidenziato una continuità tra la necropoli di via Celle e  quella di San Vito (fig.10–11), mettendo in luce tombe che fiancheggiano la via consolare da Puteoli fino a Quarto. Per questo si auspica la realizazione di un parco archeologico che comprenda necropoli e zone attigue alla via Campana, per un patrimonio archeologico dalle pecularietà straordinarie.
 
tav. 08 - Necropoli di  via Celle
tav. 09 - Necropoli di  via Celle
tav. 010 -  Necropoli di San Vito mausoleo
      
tav. 011 -Necropoli di San Vito-








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