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lunedì 1 ottobre 2018

Da Puteoli a Pozzuoli, una storia gloriosa

fig. 01 - Antica immagine di Puteoli

 
Nel 531 a.C. approdarono presso le coste puteolane alcuni profughi di Samo, sfuggiti alla tirannide di Policrate e fondarono, con il consenso di Cuma, la città di Dicearchia cioè del giusto governo. Fino ad oggi di Dicearchia esiste solo una fonte scritta e pervenuta fino a noi, ma della presunta città non è stata rinvenuta una sola pietra.  Non sappiamo, però, se lo sbarco dei Sami avvenne per caso o secondo un piano prestabilito. Charles Dubois, uno dei più illustri studiosi della storia antica di Pozzuoli, avanza un'ipotesi che, per la sua fondatezza, merita di essere presa in considerazione. Egli riferisce testualmente:” I contatti tra i Sami ed i Cumani che erano originari di Calcide, furono verosimilmente facilitati dal ricordo delle vecchie tradizioni di amicizia che esistevano tra Samo e Calcide. Quest'amicizia che il Pais rileva a tal proposito, s'era manifestata durante la lotta che mise alle prese le città euboiche di Eretria e di Calcide nella seconda metà del VII secolo, lotta provocata dalla rivalità delle due città in relazione ai loro rapporti commerciali in Oriente ed in Occidente. In questa guerra che ebbe carattere internazionale o interellenico, i Sami si posero accanto a Calcide. L'amicizia dei Sami, dei Calcidesi e delle colonie euboiche dell'Italia e della Sicilia, ebbe certamente peso sulla fusione che si operò tra le genti di Cuma ed i fuggiaschi di Samo”.
Alla ricostruzione storica di questo periodo non collabora alcun reperto archeologico, per cui alcuni studiosi suppongono che l’antico sito sia stato sommerso dal mare.
Dicearchia visse alle dipendenze di Cuma e, pertanto, difese con essa l'ellenismo della Campania, prima contro gli Etruschi e poi contro i Sanniti, i quali la occuparono  nel 421 a.C. in seguito alla conquista di Cuma e del suo territorio. Con i Sanniti Dicearchia, che secondo alcuni studiosi avrebbe cambiato per un periodo il nome in quello di Fistelia, godette di una notevole autonomia politica e commerciale, favorita, quest'ultima, dalla ottima posizione del suo porto e dai contatti che essa ebbe con il retroterra campano.
Dopo la conquista romana della Campania, Puteoli (così ribattezzata per via delle numerosi sorgenti di acque termo-minerali) cominciò ad acquistare importanza e il suo porto divenne fondamentale per gli scambi commerciali dell'epoca (fig.1–2–3). Nel 194 a.C. Pozzuoli divenne una colonia romana e da quel momento la sua importanza crebbe sempre più, perché i romani ne fecero il loro porto principale. La collegarono con un'ottima rete stradale all'Urbe e alle città più importanti della Campania, mentre tutte le più fiorenti città marittime dell'Oriente vi impiantarono stazioni commerciali. Furono costruiti mirabili monumenti come l'Anfiteatro Flavio (fig.4), il Tempio di Serapide(fig. 5), lo Stadio di Antonino Pio(fig. 6), l'Anfiteatro Minore e il Tempio di Augusto.
L'occupazione romana della Campania, avvenuta nel 338 a.C., segnò la romanizzazione della città greco-sannitica. Il suo nuovo nome latino di Puteoli che significa piccoli pozzi, forse a causa delle numerose sorgenti di acque termo-minerali che vi si trovano, ne è la prova. Roma, che durante la seconda guerra punica (218-201 a.C.) aveva sperimentato l'importanza strategica del porto di Puteoli, vi dedusse, nel 195 a.C. una colonia marittima (fig.7) .
La conquista romana dell'Oriente e l'esigenza di avere uno scalo aperto ai traffici con esso, fecero di Puteoli il porto mediterraneo di Roma. Le possibilità che offriva il retroterra campano di scambio di prodotti agricoli e industriali con le mercanzie d'oltremare e speciali tariffe doganali, scrive Amedeo Maiuri, assicurarono al porto puteolano un regime di preferenza rispetto a quello di Napoli e di concorrenza al porto di Delo. Una moltitudine varia e poliglotta, vi affollava il quartiere del suo emporio marittimo, vi stabiliva aziende (stationes) di commercio e di trasporto; vi formava corporazioni professionali di arti e mestieri e associazioni religiose professanti i culti della loro patria d'origine e della loro fede; Greci delle isole e della costa d'Asia, Tiri ed Eliopolitani, Ebrei e Cristiani con la loro prima comunità, legata al ricordo dello sbarco dell'Apostolo Paolo nel febbraio dell'anno 61.
A tale proposito vogliamo sottolineare  l'esistenza a Pozzuoli di una comunità cristiana ben organizzata sin dal I secolo, testimoniata dal libro degli Atti degli Apostoli (At 28,13-14); infatti in viaggio da Reggio a Roma, a causa di un forte vento di scirocco, la nave di Paolo (fig.8) si fermò nella città campana e l'apostolo, accogliendo l'invito di alcuni fratelli, vi rimase una settimana  ospitato da una piccola comunità cristiana. 
 
 
fig. 02 - Antica immagine di Puteoli
fig. 03 - Antica immagine di Puteoli
fig. 04 -  Anfiteatro Flavio
fig. 05 - Tempio di Serapide
fig. 06 -  Stadio Antonino Pio
fig. 07 -  Guida di Pozzuoli
fig. 08 - Giovanni Lanfranco -Lo sbarco di San Paolo a Pozzuoli- Pozzuoli  Cattedrale

Puteoli ebbe anche i suoi martiri: Artema, Procolo, Acuzio ed Eutiche, Sossio, Festo, Desiderio, ma soprattutto Gennaro, che secondo le fonti agiografiche, condannato a morte, dopo aver superato indenne il martirio nell’Anfiteatro, come documenta il famoso dipinto di Artemisia Gentileschi (fig.9), conservato nella Cattedrale, fu poi decapitato il 19 settembre del 305 nella Solfatara, lì dove oggi sorge una chiesa (fig.10) a ricordare  l’evento, immortalato dal pennello di Domenico Gargiulo in un celebre dipinto (fig.11) conservato in una ancor più celebre collezione privata napoletana.
Nabatei ed Etiopi le dettero presto il carattere, il colore, il costume di un porto greco-orientale, sicché Lucilio poteva chiamarla fin dal 126 a.C. “Delus minor” e Stazio all'età di Domiziano, “Litora mundi hospita”.
Dopo un lungo e non sempre tranquillo periodo di vita municipale Puteoli assunse  il carattere ed il titolo di colonia; altrettanto fece Vespasiano (69-79 d.C.) che le assegnò anche una parte dell'agro capuano per premiarla di essere stata dalla sua parte nella lotta contro Vitellio.
Con la sistemazione del porto d'Ostia, iniziato da Claudio nel 42 d.C. , terminato da Nerone nel 54 d.C. ed ampliato da Traiano fra gli anni 100 e 106 d.C., la fortuna di Puteoli cominciò a declinare lentamente, sebbene il suo porto svolgesse ancora, al tempo di Antonino Pio (138-161 d.C.) che nel 139 d.C. ne riparò il molo dissestato da una mareggiata, il ruolo di scalo principale della Campania. Con il tempo anche questa funzione andò scemando sino a scomparire del tutto alla fine del IV secolo.
Il progressivo sprofondamento del litorale puteolano, causato dal bradisismo, costrinse gli abitanti a lasciare, verso la fine del V secolo o agli inizi del VI secolo, la parte bassa e i quartieri portuali della città e a stabilirsi sull'altura che un tempo fu, quasi certamente l'acropoli di Dicearchia. Questa fu cinta di mura e diventò, così, il castro puteolano ossia il centro fortificato per difendere la popolazione dalle incursioni nemiche.
Agli inizi del XVI secolo, Pozzuoli fu sconvolta da scosse telluriche e dal bradisismo. I puteolani, atterriti da tale fenomeno, cominciarono a stabilirsi al di fuori delle mura, sino a formare presso il mare un borgo, costituito da piccole case di pescatori.
Nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1538, un terremoto distrusse, tra il lago d'Averno ed il monte Barbaro, il villaggio di Tripergole. La terra si aprì ed eruttò tanto materiale da formare una collinetta, che in seguito fu chiamata Monte Nuovo.
Durante la Seconda guerra mondiale, la città fu presa particolarmente di mira dai bombardamenti alleati, a causa del porto (che riforniva di carburante le navi da guerra), dello stabilimento Ansaldo (che produceva artiglierie) e per l'importante linea ferroviaria Napoli-Roma (che l'attraversava).

Achille della Ragione
fig. 09 - Artemisia Gentileschi - Martirio di San Gennaro nell'Anfiteatro - Pozzuoli, Cattedrale
fig. 010 - Santuario di San Gennaro alla Solfatara
fig. 011 - Domenico Gargiulo - Decapitazione di San Gennaro nella Solfatara - Napoli, collezione della Ragione

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