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giovedì 2 novembre 2017

Dalla Grotta Azzurra al monte Solaro

tav. 1 - Jean Benner -  La Nymphe de la Grotte d'Azur, 1892


In questo capitolo passeremo dal livello del mare della Grotta azzurra ai 589 metri del monte Solaro sempre in compagnia della bellezza. 
Alla Grotta Azzurra è legata gran parte della celebrità di Capri nel mondo.
Gli imperatori romani che trascorrevano le vacanze sull'isola sembra la utilizzassero come piscina privata, in particolare pare che Tiberio si fosse fatto costruire un passaggio tra la sua villa e la grotta. Oggi, se anche questo cunicolo fosse realmente esistito, risulterebbe crollato, quindi inaccessibile
 In età romana, ai tempi di Tiberio, la Grotta era utilizzata come un ninfeo marittimo (fig.1). L'antro, infatti, costituiva una vera e propria appendice subacquea ad una villa augusto-tiberiana detta di Gradola, oggi ridotta a pochi ruderi. Testimoni di quest'utilizzo sono le numerose statue romane, rappresentanti Poseidone, un tritone ed altre creature marine che in origine dovevano esser state disposte lungo le pareti della caverna.  
Le statue, trovate nel 1963 dopo alcune indagini archeologiche, sono oggi custodite nel Museo della Casa Rossa.   
Fu l'archeologo Amedeo Maiuri, impegnato in diverse indagini archeologiche a Capri nel Novecento, ad intuire il carattere di ninfeo marittimo della grotta Azzurra.  
L'antro ha una apertura parzialmente sommersa dal mare ed a seconda del ciclo delle maree l'accesso può essere più o meno complicato (fig.2). A seconda del livello del mare le guide sulle barche a remi (fig.3) chiedono ai turisti di chinarsi in corrispondenza dell'imboccatura, le stesse guide parlando e cantando mettono in evidenza echi e sonorità del sito.
La caratteristica pregnante della Grotta Azzurra, ripresa in tanti dipinti (figg.4–5) è  il singolare gioco dei colori creato dalla luce esterna che penetra attraverso la sua parte sommersa, che può variare nelle diverse ore del giorno e col mutare delle condizioni atmosferiche.
Dopo il tramonto dell'Impero romano, la Grotta fu condannata ad un lungo ed inesorabile declino. Non fu completamente dimenticata, tanto che il nome di «Gradola», per esempio, figurava già nel 1696 in una carta geografica dell'Isolario di Vincenzo Coronelli; ciò malgrado, nessuno osava avventurarsi al suo interno, poiché alcune antiche leggende capresi volevano la grotta abitata da spiriti e diavoli. Chi avesse visitato l' antro maledetto avrebbe perso il senno. 
Il 17 agosto 1826 il poeta prussiano August Kopisch, il pittore Ernesto Fries, il marinaio caprese Angelo Ferraro, il locandiere Pagano (che li sollecitò nell'impresa) e l'asinaro Michele Federico decisero di esplorare un antro ubicato nel versante nord-occidentale dell'Isola, non tenendo fede ad antiche leggende che volevano la grotta infestata da spiriti maligni e demoni. Di ritorno dall'avventura, Kopisch assegnò anche una precisa identità toponimica alla grotta, definendola «Azzurra».  
La cronaca della giornata fu riportata da Kopisch nel 1838 nell'annuario «Italia», sotto il titolo La scoperta della Grotta Azzurra. Naturalmente Kopisch contribuì ad estendere universalmente la fama della cavità, venendo addirittura citato come lo «scopritore» della Grotta; ciononostante, la Grotta Azzurra era già nota prima della redazione del racconto, grazie alle infuocate descrizioni di molti scrittori romantici. Fra questi, vanno citati Wilhelm Waiblinger con la sua Leggenda nella Grotta Azzurra (1828) e Hans Christian Andersen, con L'improvvisatore (1835).
La riscoperta della Grotta Azzurra, insomma, definì nuove coordinate negli itinerari italiani del Grand Tour, persuadendo i ricchi viaggiatori europei ad avventurarsi in quell'isola che sino ad allora, per usare le funeste parole del padre Daniello Bartoli, era considerata una «Rupe de' Disperati». 

tav. 2 - La fenditura che dá accesso alla grotta fotografata da Giorgio Sommer
tav. 3 - Biglietti del 1973 per la Grotta. L'ingresso, che oggi costa 14 € all'epoca costava 350 lire.
tav. 4 - Ivan Konstantinovi-ì Ajvazovskij, La grotta Azzurra (1841);
tav. 5 - Jakob Alt, Die Blaue Grotte auf der Insel Capri (1835-36);
tav. 6 - Colore azzurro

L'ingresso alla Grotta avviene a mezzo di piccole imbarcazioni.
La Grotta Azzurra è articolata in un sistema sotterraneo carsico costituito da più ambienti, sconosciuti ai visitatori che vedono solamente quello più ampio, universalmente noto come Duomo Azzurro. 
L'ingresso è una fenditura nella roccia alta due metri e lunga altrettanto, che si trova - quando il mare non è mosso - a un solo metro dal livello del mare. Di conseguenza, quando si entra nella cavità, bisogna adagiarsi sulla barca che richiede la presenza di un barcaiolo esperto. Questo, abbandonati i remi, spinge la barca appigliandosi ad una catena di ferro che è murata sull'ingresso. 
Una volta entrati, si è al cospetto del Duomo Azzurro. Questa grande cavità di erosione è profonda 22 metri (14 nell'interno), larga 25 e lunga circa 60. L'altezza media della volta è pari a 7 metri, aumentando fino a 14 nelle zone interne. Considerando anche la soglia subacquea, l'altezza totale (che va fino al soffitto) è uguale addirittura a 35 metri.   
La colorazione blu della grotta (fig.7) è dovuta alla presenza della soglia sottomarina (che si apre esattamente sotto l'ingresso) attraverso cui penetra la luce. La finestra subacquea agisce da filtrante, assorbendo i colori rossi e lasciando passare quelli blu. Curioso notare che, a causa del fenomeno della riflessione totale, la soglia non riesce ad illuminare l'antro se il mare è completamente calmo - quindi c'è bisogno di un movimento dell'acqua, per quanto questo possa essere minimo.    
Lo sfolgorio color argento degli oggetti immersi, invece, è riconducibile ad un altro fenomeno: sulla superficie dell'oggetto aderiscono diverse bolle d'aria che, avendo un indice di rifrazione differente da quello dell'acqua, lasciano uscire la luce.  
Il monte Solaro è la cima più alta dell'isola di Capri con i suoi 589 metri ed è formato dalla stessa roccia di tipo calcareo di cui è fatta l'intera isola. Esso fa parte della stessa catena cui appartiene anche il Monte Faito. Alle pendici del monte sorge il comune di Anacapri, che si distende sulla piana omonima.     
L'area del monte Solaro è abitata da una vegetazione rigogliosa composta da quasi 900 specie diverse, mentre per quanto riguarda la fauna è visitata da numerosissime specie di uccelli migratori, tra cui il falco pellegrino. Nell'area del Castello di Barbarossa è presente la lucertola azzurra, unica al mondo, che vive solo qui e su uno dei faraglioni. 
A piedi la vetta è relativamente accessibile, tramite il cosiddetto passetiello (fig.7) da Capri o da una stradina in salita che si diparte dal viale Axel Munthe in Anacapri.   
Entrambi i percorsi sono adatti solo ai buoni camminatori dotati di una discreta preparazione fisica ed è più consigliabile farli al ritorno in discesa, quando si può godere di più la bellezza degli spazi circostanti, ricchi di vegetazione di tipo mediterraneo e da fauna che comprende anche specie endemiche e rare
Sempre al ritorno, lungo il sentiero si può anche visitare l'eremo di Santa Maria a Cetrella (fig.8), pittoresco per la sua architettura tipicamente rustica ed isolana.
All'andata molto più comoda e veloce è la seggiovia di Anacapri Monte Solaro (fig.9), la cui stazione di partenza si trova nei pressi di piazza Vittoria ad Anacapri.
Arrivati sulla sommità si trovano un complesso di terrazze a belvedere con solarium ed american bar, che sorgono vicino ai resti del cosiddetto Fortino di Bruto, costruito all'epoca delle guerre napoleoniche per scopi militari.  
Dalla cima la vista che si può godere abbraccia i due golfi di Napoli e di Salerno e si estende fino agli Appennini. Particolarmente bella è da qui la vista dei faraglioni (figg.10–11). 
Nei pressi della salita da Anacapri vi è il Castello Barbarossa (fig.12), dal quale si gode uno spettacolare panorama (fig.13). Esso è compreso in un'area che dal 1997 ospita un'oasi del WWF, con annesso centro ornitologico per l'inanellamento degli uccelli.
Il clima è di tipo Mediterraneo, anche se, a causa dell'altitudine, durante l'inverno la temperatura può scendere anche sotto zero. Dal maggio 2010 è attiva una stazione meteo sulla vetta.

tav. 7 - Passetiello
tav. 8 - Eremo di Santa Maria a Cetrella
tav. 9 - Seggiovia
tav. 10 -Capri dal monte Solaro
tav. 11 - Veduta di Cala Ventroso dalla sommitá del Monte Solaro
tav. 12 - Castello del  Barbarossa
tav. 13 - Panorama dal Castello del  Barbarossa

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