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giovedì 27 ottobre 2016

Un esempio da seguire

Palazzo Reale di Napoli - Federico II


Vorrei rammentare, una radice europea laica, importante e spesso trascurata: la illuminata politica imperiale di Federico II di Svevia. Sotto il suo impero il sud d’Italia fu prospero, potente e temuto, ma soprattutto quel sovrano seppe gestire un variegato melting pot di razze, costumi e lingue, facendo vivere in pace ed accordo sullo stesso territorio Greci, Latini, Tedeschi, Normanni e ciò che più conta: musulmani, cristiani ed ebrei, tutti con leggi e consuetudini proprie. Un miracolo a cui dovrebbero ispirarsi i politici di oggi, succubi dell’inevitabilità dello scontro tra le civiltà. Fondò a Napoli una delle più antiche università del mondo, che fu per secoli la culla della classe dirigente laica ed un faro di cultura, non più inceppata dal dogma. Ateo, pretendeva, pena la morte, che i suoi sudditi fossero religiosi per amore dell’ordine.
Protagonista del Medio Evo, accoppiava ad una vastità di interessi una concezione modernissima dello Stato.
Paradigmatico il modo con cui firmò nel 1229, all’epoca delle crociate, un vantaggioso trattato di pace col sultano Al Kamil, senza spargere una sola goccia di sangue, riuscendo ad ottenere ciò che i suoi predecessori non erano riusciti a conquistare con flotte, eserciti, massacri e rapine.
Nel colloquiare con il Sultano dimostrò una perfetta conoscenza sia della cultura islamica che della lingua araba, da lasciare stupefatto l’interlocutore, il quale volle invitarlo, prima di continuare la discussione, a visitare il suo harem…
E Federico II non si fece pregare, stemperando l’animo nel cogliere le grazie, che gli venivano con tanta prodigalità offerte dal nemico. E precorrendo di secoli i figli dei fiori, che volevano combattere la guerra ponendo fiori nei cannoni, capì che era meglio porre il cannone nei fiori.




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