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lunedì 30 novembre 2015

Bagni di mare, ma si parliamone sotto la pioggia

Lido delle Sirene a Coroglio
di Marina della Ragione

Gli abitanti dei rioni popolari – Sanità, Vergini, Quartieri Spagnoli, Vasto, ecc… – il mare preferivano vederlo da lontano. Più che goderlo, il mare lo avevano sempre temuto. Pochissimi sapevano nuotare – il Lido «mappatella» è una scoperta abbastanza recente – e per i napoletani i bagni si potevano prendere soltanto tra le due Madonne, quella del Carmine (16 luglio) e quella dell’Assunta (15 agosto).
Prima e dopo questi trenta giorni ben definiti, anche se si moriva di caldo, i bagni di mare non potevano costituire refrigerio o svago. …
Per la borghesia invece i tempi della balneazione erano più dilatati, dalla chiusura delle scuole che avveniva allora alla fine di giugno sino alla festa di Piedigrotta (8 settembre), o addirittura l’onomastico di San Gennaro (19 settembre).
Dopo il bagno ed il pranzo era d’obbligo, specialmente per i più piccoli, riposare sino al calar del sole e poi, con i grandi a passeggiare in attesa dell’ora di cena. E così era per tutti, residenti e villeggianti. La villeggiatura finalizzata ai bagni di mare era privilegio di pochi, quasi sempre aristocratici o ricchi borghesi.
Dove si facevano i bagni?
Cominciamo da oriente. Due stabilimenti balneari costituivano il punto di riferimento per gli abitanti della zona orientale della città, il Lido Azzurro di Torre Annunziata e il Bagno Rex di Portici. Quest’ultimo era frequentatissimo dai napoletani che abitavano tra la città e le falde del Vesuvio.
Da Portici a Santa Lucia non vi era, come non vi è tutt’ ora, alcuna possibilità di bagnarsi in maniera decente. A Santa Lucia nel dopoguerra sopravviveva ancora il Bagno Savoia, stabilimento collocato sulla scogliera sottostante via Nazario Sauro, tra la Canottieri Napoli e la Rotonda.
AI Borgo Marinari, attaccato alla cosiddetta Batteria Spagnola di Castel dell’Ovo, fino alla fine degli anni Cinquanta, funzionava il Bagno Eldorado. Grosso stabilimento balneare, miracolosamente sopravvissuto all’attiguo e famosissimo Cafè Chantant degli anni Venti, con una grande struttura in muratura a più piani integrata nel periodo estivo anche da quella in legno, l’Eldorado rispondeva alle esigenze di un variegato e numeroso pubblico prevalentemente costituito dagli abitanti del centro storico di Napoli.
Alla radice di Posillipo il Sea Garden del marchese Andrea Chierchia era lo stabilimento balneare dei vip dell’epoca. Risalendo la costa subito s’incontrava sulla spiaggia prima di Palazzo Donn’Anna il grande Bagno Elena. Dall’altra parte del Palazzo, sulla spiaggia e la scogliera sottostanti l’Istituto Padre Ludovico da Casoria, il Bagno Sirena della famiglia Ciaramella era molto frequentato.
Rivafiorita era lo stabilimento balneare inventato dal commendator Alfonso Marino che, ad ogni inverno, sistematicamente rosicchiava al mare spazi e volumi per allargare sempre più la sua creatura.
A Marechiaro gli stabilimenti erano due, quello storico sotto la famosa “Fenestella” e poi il più recente Lido delle Rose. Gli scogli di Villa Beck e della Gaiola erano frequentati da pochi eletti considerati i fanatici dei bagni di mare allo stato naturale puro.
A Coroglio, sulla grandissima e bianchissima spiaggia prospiciente l’Isola di Nisida, era famoso il Lido delle Sirene e, per finire, arriviamo sulla spiaggia di Lucrino, al Lido Napoli della famiglia Mailler. Questo stabilimento era frequentato soprattutto dalla buona borghesia napoletana che con la ferrovia Cumana raggiungeva tutte le mattine quella spiaggia.(A tal proposito vi consiglio di leggere in rete, digitandone il titolo, un interessante articolo “Come era bello il lido Napoli” e trovandovi su internet date uno sguardo anche a “Come era bella Villa Beck”, di cui abbiamo parlato prima).
I costumi era castigati, il bikini pura fantascienza, in compenso il mare era pulito e popolato da pesci che sguazzavano felici.

Marina della Ragione

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