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mercoledì 8 aprile 2015

CULTURA NAPOLETANA


 A lezione di vernacolo




A che munno è munno: Letteralmente da che mondo è mondo. E' una locuzione temporale che si ritrova sempre quando, di fronte a certe situazioni, ci porgiamo con una certa rassegnazione, le cose sono sempre state così e così devono andare.
Quando la cattiva sorte si accanisce contro una persona, si usa dire tene "a ciorta e cazzette" cazzette dovrebbe, la cosa non è sicura, riferita ad un pene piccolo , che serve solo per urinare e nient'altro. La tesi da me proposto è avvalorata dal fatto, che in molti casi il detto viene proposto in un 'altra versione:a ciorta e cazzette jette a fa pipi' e se ne carette.
Aggio truvato 'o vangelo avutato: Ad litteram: arrivare a vangelo voltato cioè gia' letto, quindi la messa non è valida. Un tempo quando ancora la S. Messa era celebrata in latino, il messale per la celebrazione della liturgia era collocato a destra del celebrante; dopo la lettura dell'epistola il chierichetto provvedeva a spostarlo sulla sinistra , posizionandolo per la lectio del vangelo; questo spostamento popolarescamente era detto: s'è avutato 'o vangelo (si è girato il vangelo) volendo dire che chi si fosse recato ad assistere alla celebrazione della Messa quando il messale si fosse trovato sulla sn. del celebrante, vi giungeva troppo tardi, quasi fuori tempo massimo e non assolveva al precetto domenicale; per traslato ed estensivamente la locuzione è usata proprio per indicare che qualsiasi cosa la si stia facendo o la si sia fatta fuori tempo massimo è stata fatta inutilmente e va quindi rifatta. L'espressione si usa anche quando ci troviamo di fronte a delle situazioni diverse a quanto concordato in precedenza.
FÀ ‘O RRE CUMMANNA A SCOPPOLE la si usa in famiglia quando ci si trova al cospetto di qualcuno, quasi sempre il fratello maggiore , che usa cpmportarsi come un re che comanda(assestando) scappellotti. La scoppola è uno schiaffo dato a mano aperta sulla nuca , che fa saltare la coppola che si ha in testa.
Farse 'a croce a mana smerza.Ad litteram: farsi la croce con la mano sinistra .E' una espressione che si usa per sottolineare e/o commentare situazioni che sbalordiscono o stupiscono talmente da indurci a farci la croce con la mano sbagliata.
Arrasso sia: Lontano sia, non sia mai. Il Bracale e noi concordiamo, etimologicamente fa derivare quell'arrasso dall’arabo arah/arasa = lontano, aggettivo cui è aggiunto il congiuntivo ottativo sia.
A via e vascio è un'altra locuzione che usiamo spesso , che sta per indicare una persona che non è in casa
sta a via e vascio, o che si invita ad andare via , vattenne a via e vascio (di solito è la madre che si rivolge al figlio che sta per casa 'int 'e piere e non le fa compiere i mestieri di casa)
Caccià ‘e ccarte.No, non è come pensate, qui non si tratta di carte da gioco, ma di documenti.Si tratta, iinfatti, di procurarsi le necessarie documentazioni burocratiche per avviare una certa pratica o per portarla a compimento.
C' allucca a ffa?:Espressione usata per redimere il tono di una persona che, senza vere motivazioni, alza la voce anche il proposito di far sentire. Il verbo alluccare deriva dal latino ad loquor e vuol dire parlare in pubblico.
Fatte accattà 'a chi nun te sape! Ad litteram: lasciati comprare da chi non ti conosce. E' l'espressione che la madre o il padre rivolge al figlio che in qualche modo vuole circuirli o ingannarli, usando toni convincenti. L'invito vuol significare: rivolgi altrove le tue mire; io so bene con chi sto contrattando.
Chi c 'ha cecate?ad litteram "chi ci ha accecati".Si usa quale imprecazione contro se stessi per aver fatto qualcosa che ha arrecato a se stesso danno.
Coppa coppa: è una locuzione usata spesso anche dall'amico Lucio Musto , e si usa quando si compie un'azione molto superficiale. Di solito le massaie quando fanno le pulizie di casa in tutta fretta usano dire:"aggio fatta 'na cosa coppa coppa". L'espressione viene anche usata per indicare un atto sessuale non completo, un petting , insomma.
Dio 'o ssape e 'a Maronna 'o vvede locuzione che si usa per dire di una cosa di difficile risoluzione, per cui sarebbe necessario che non ci fossero altri impedimenti.
E si si cazzo:si usa per dire questa cosa non la faro' mai , o ancora vediamo un po se sei capace di fare .
'A capa nun s'à dda fà maje male paté! (La testa non va fatta mai patire ) bisogna sempre assecondare le proprie inclinazioni, dando libero corso alle proprie idee.
Fà 'o paro e 'o sparo...(fare a pari e dispari) indica i continui tentennamenti, le continue indecisioni di chi non sa assumersi mai una responsabilita'.
Jamme bbelle ja' è un imperativo e sta per indicare " diamoci una smossa, non poltriamo".
Maie pe cumanno"Mai per comando"Si usa questo modo di dire quando si chiede
un favore e/o di espletare un azione da realizzarsi nell immediato. In effetti sempre di un comando si tratta, ma con l'espressione lo si addolcisce....
Fà carne 'e puorco.Ad litteram: far carne di porco.Trarre il massimo del profitto, lucrare oltre il lecito o consentito, come chi si servisse della carne di maiale del quale, è noto, non si butta via nulla.
L'espressione si usa anche per indicare le azioni di una donna di facili costumi :" se se chella na fatte carne e puorco"
Tené ‘o pere a ll’everatenere o avere il piede all’erba nel significato di avere l’occasione adatta.Qualcuno asserisce che ’esatta espressione napoletana che la illustra sarebbe : tené o avé ‘o piere ‘a llepera" tenere o avere il piede da lepre"cioè un piede veloce , noi invece siamo del parere che l'espressione tene' o pede all'evera sia piu'esatta , poichè sta a significare che il piede scalzo si trovi molto piu' a suo agio nell'erba che su di un ciottolato.
Se se belli cazzi:è un'espressione molto colorita e sta a significare :"quello che va bene per te non va bene per me"pircio' 'o frate tuoio nun se ne fa niente!
Ditto 'nfatto:ad litteram "detto fatto"sta ad indicare come come l' azione addirittura preceda il pensiero.
piglia' ncoppo o fatto:essere colti in flagrante. Era la tipica espressione di mia madre quando mi acchiappava a prendere le monete dal suo borsellino.
Stammo all'evera:siamo al verde, siamo in miseria.Il verde non era solo quello dell'erba , era anche il colore delle delle basi delle candele che si usavano per le aste pubbliche. Quando la candela si era consumata ed era arrivata al verde l'asta era finita.Secondo un’altra teoria, l’espressione deriverebbe da un’usanza medievale che prevedeva l’accensione di una lanterna verde quando era pronto il cibo per una speciale categoria di poveri, i “vergognosi”, coloro cioè che non erano nati poveri ma che lo erano diventati e che per questo motivo non si adattavano alla questua “normale”. Questa usanza permetteva loro di entrare nell’ente caritatevole in silenzio, senza bussare, con minori probabilità di essere visti.
Solamente i poveri non avevano i soldi per comperare una candela nuova quando essa era finita, cosicché la utilizzavano fino alla base, che, un tempo, era sempre di color verde.
Altri studi hanno ipotizzato che il modo di dire derivi da un’antica usanza medievale, che consisteva nel far portare un berretto verde ai falliti in segno di pubblico scherno.
A Padova si dà per certa l’origine della frase dalla sala verde dell’antico Caffè Pedrocchi, dove per antica tradizione chiunque può accomodarsi senza consumare.
Altri sostengono che l’espressione sia nata nelle case da gioco. Il giocatore che ha perso tutte le sue fiches quando guarda il punto dove teneva il proprio gruzzoletto vede solo il tavolo da gioco, tradizionalmente verde.
Altra teoria, emiliano romagnola, l’arrivare al verde nella buccia di una cocomero, dopo aver consumato il rosso, raschiare il fondo arrivare alla fine.
A craje a craje comme a' curnacchia si usa per indicare colui che tenta sempre di rimandare il proprio lavoro. Craie nel napoletano come nel pugliese significa domani e viene dal latino cras appunto domani.Biscraje è dopodomani.La cornacchia c'entra solo come verso.
Jì mettenno 'a fune 'e notte: è un'espressione che si usa quando il figlio cerca solo soldi ai genitori , "ma che te cride che vache mettenne a fune ' e notte?" In effetti la locuzione deriva dalla usanza di alcuni malavitosi che nottetempo erano soliti tendere lungo le strade avvolte nel buio, una fune nella quale incespicavano passanti e carrozze, che stramazzando a terra diventavano facilmente così oggetto di rapina .
ma fatte 'a dinto all'uocchie!:esclamazione con la quale si sottolinea il verificarsi di una azione non vista, nonostante l'attenzione prestata
Se so' rutte 'e tiempe: questa è la classica espressione della madre che vuole che il proprio figlio indossi qualcosa di pesante. La locuzione la si usa anche quando si intenda sottolineare che una situazione sta mutando in peggio.
fa 'e riebbete cu 'a vocca: si dice a colui che per abitudine non mantiene le promesse. Un'altra espressione che usava mia madre quando le dicevo "doppo me faccio e scritte".
fa 'o scemo pe' nun jire 'a guerra:ecco un'altra espressione molto usata nelle famiglie napoletane cje si usa quando si finge di non capire per evitare, se fa l'indiano insomma.
franco 'e cerimonie:detto di chi non perde tempo con inutili preamboli e va direttamente al sodo.
Quando cercavo di abbindolare mia nonna adducendo i piu' svariati motivi per spillarle quattrini, mi sentivo sempre rispondere guaglio' io nun so PESCE ‘E CANNUCCIA. Con questa metafora voleva farmi capire che lei non era propensa a credere a tutto quello che io gli propinavo , cioè lei non era come i pescetti che abboccano con facilita' a qualsiasi esca .
levà' 'o sale 'a fronte:questa era la classica espressione che usava mia nonna quando io insistevo per avere qualcosa. Uanema me staie levanne o sale a fronte . Il sale era il sudore e la locuzione vuole appunto significare di non aver più una goccia di sudore da spendere.

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