Prima di parlare dell’argomento, divenuto di viva attualità dopo una pronuncia della Corte Costituzionale che ha cancellato un medioevale divieto, vogliamo precisare la fondamentale differenza che intercorre tra fecondazione assistita (o artificiale), la quale include le tecniche messe in atto per favorire la riproduzione in tutte quelle coppie che non riescono ad avere un figlio per vie naturali, dalla fecondazione eterologa che adopera un gamete, sia esso un ovulo o del liquido spermatico, proveniente da un donatore.
L'inizio degli studi sulla fecondazione artificiale iniziò dalle sperimentazioni di Stephan Ludwig Jacobi, un contadino tedesco che aveva studiato scienze naturali. Egli, nel 1762, fu il primo a fecondare artificialmente delle uova di trote e salmoni, prelevando uova deposte dalle femmine e bagnandoli con il liquido spermatico degli esemplari maschili.
Successivamente, gli studi sulla fecondazione artificiale vennero ripresi dall'italiano Lazzaro Spallanzani il quale, nel 1777, riuscì a fecondare le uova di rane e rospi. Le prime notizie accertate sulla fecondazione assistita praticata sugli esseri umani risalgano al 1838. Nel 1978 si ebbe la prima fecondazione artificiale in vitro, messa in atto dai medici anglosassoni Patrick Steptoe e dal premio Nobel Robert Edwuards.
La fecondazione artificiale è stata oggetto negli anni di un articolato dibattito, in particolare relativo all'uso di alcune tecniche, come la fecondazione eterologa, la commercializzazione di embrioni, la maternità surrogata, la produzione di embrioni a fini di ricerca o di sperimentazione che suscitano controversie di tipo bioetico. In seguito a tale dibattito è stata varata la legge 19 febbraio 2004 n. 40.
In Italia, in seguito a questo dibattito, si è tenuta nel 2005 una consultazione referendaria per abrogare alcuni punti della legge sulla fecondazione, giudicata dai referendari (radicali, forze di sinistra e laiche, e alcuni esponenti, come ad esempio Fini dello schieramento di centrodestra) troppo restrittiva nelle tecniche utilizzabili. L'affluenza alle urne del 25,9% non raggiunse però il quorum.
“È vietato il ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo”. La legge 40/2004, all’articolo 4 comma 3, vietando l’applicazione di tecniche con gameti di terzo donatore (tecniche eterologhe), di fatto negava la possibilità a migliaia di coppie sterili di avere dei figli. Esso ricadeva direttamente sulle coppie che erano costrette a recarsi in centri di procreazione medicalmente assistita all’estero per provare ad avere un figlio, e non avevano, spesso, la possibilità di pagare le migliaia di euro per accedere a queste tecniche. Il che significava rinunciare ad avere figli. Questo assurdo divieto è stato cancellato con una sentenza della Corte Costituzionale del 9 aprile 2014.
Oggi il panorama è completamente cambiato, non bisognerà più recarsi all’estero per coronare un giusto sogno per ogni coppia: la nascita di un figlio. Si potrà usufruire del servizio sanitario nazionale o di strutture private di fiducia, a differenza dell’ipocrita legge che regola l’interruzione volontaria di gravidanza, la quale obbliga a servirsi degli ospedali, paralizzati da un numero di obiettori di coscienza che sfiora il 90%. Un decisivo passo in avanti che ci permette di rientrare tra il novero dei paesi civili.
Concludo questo breve contributo ricordando che per decenni ho praticato la fecondazione eterologa nel mio studio privato (in un periodo di vuoto legislativo), ottenendo brillanti risultati adoperando seme fresco ricavato da donatori convocati in coincidenza con l’ovulazione delle pazienti monitorata attraverso controlli ecografici.
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