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sabato 29 marzo 2014

IL PADRINO DELLA D.C.


Ciriaco De Mita


Ciriaco De Mita, nato a Nusco nel 1928, è stato uno degli uomini più potenti d’Italia a partire dagli anni Ottanta. E’ stato segretario della Democrazia Cristiana, più volte ministro ed infine Presidente del Consiglio. Figlio di un sarto e di una casalinga, nato e cresciuto a Nusco, in provincia di Avellino, dopo aver frequentato il liceo nella vicina Sant’Angelo dei Lombardi, vince una borsa di studio nel Collegio Augustinianum e si iscrive all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove si laurea in giurisprudenza per poi iniziare a lavorare presso l’ufficio legale Eni di Enrico Mattei. 
Nel 1956 De Mita venne eletto consigliere nazionale della DC al congresso di Trento. In quella sede si fece notare perché criticò Fanfani e contestò i criteri organizzativi del partito. Eletto deputato per la prima volta nel 1963, per il collegio di Benevento, Avellino e Salerno, nel 1966 alla Camera lanciò l’ipotesi di un accordo con  i comunisti a proposito dell’attuazione dell’ordinamento regionale. Nel 1968 entrò a far parte del governo come sottosegretario all’interno. Fu tra i fondatori della corrente di “sinistra” della DC, chiamata “Sinistra di base” (o “la Base”), sostituendosi a Fiorentino Sullo come capo corrente irpino negli anni in cui la DC Irpina si andava affermando a livello nazionale. Fu vicesegretario del partito durante la segreteria di Arnaldo Forlani ma si dimise da tale carica nel febbraio del 1973 dopo il patto di Palazzo Giustiniani. Ricoprì poi diverse cariche ministeriali tra il 1973 ed il 1982. Nel 1982 è De Mita a nominare Romano Prodi, già suo consigliere economico, ai vertici dell’Iri, dove rimarrà fino al 1989. Dopo essere riuscito a smantellare le correnti interne alla DC facendo prevalere la sua, De Mita ne venne eletto segretario nazionale nel maggio 1982. Il partito subì un grave calo nelle elezioni politiche del 1983; nonostante ciò, de Mita restò in carica, venendo ripetutamente confermato fino al congresso del 1989. É in questo periodo che Gianni Agnelli disse di De Mita: «É un tipico intellettuale della Magna Grecia». Gli replicò Indro Montanelli dicendo: «Dicono che De Mita sia un intellettuale della Magna Grecia. Io però non capisco cosa c’entri la Grecia». Nel 1985, nella classifica degli uomini più potenti d’Italia, compilata come ogni anno dal settimanale “Il Mondo”, De Mita risultò al terzo posto dopo Gianni Agnelli e Bettino Craxi. Dopo la caduta del governo Craxi, di cui De Mita fu in parte responsabile, ed un breve incarico a Giovanni Goria, nell’aprile del 1988 il presidente della repubblica Francesco Cossiga gli affidò l’incarico di formare un nuovo governo. De Mita si trovò così a guidare un pentapartito, sostenuto dai democristiani, dai socialisti, dai repubblicani, dai socialdemocratici e dai liberali.
I detrattori di De Mita parleranno del suo governo come del “clan degli Avellinesi”. In quegli, infatti, anni si trovarono a essere originari della provincia di Avellino oltre al capo del governo, nonché segretario del maggiore partito: il numero due del maggiore partito, il Ministro degli Affari regionali e Problemi istituzionali Antonio Maccanico, il direttore generale della Rai Biagio Agnes, il capogruppo al Senato del Partito di maggioranza Nicola Mancino ed il vicepresidente della Camera Gerardo Bianco. Il 22 febbraio 1989 Arnaldo Forlani venne nominato nuovo Segretario della DC. Un mese dopo il Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana, riunito a Roma, nominò De Mita Presidente del partito. Nel maggio De Mita rassegnò le dimissioni dal suo primo governo. Riottenne l’incarico l’11 giugno, dopo il fallimento del mandato esplorativo affidato a Spadolini. Il 6 luglio 1989 De Mita rinunciò all’incarico di formare un nuovo governo, incarico che Cossiga conferì poi a Giulio Andreotti. Il Governo De Mita rimase in carica fino al 22 luglio 1989. 
É uscito indenne dal terremoto giuridico ed istituzionale di Tangentopoli grazie all’amnistia del 1990 che, eliminando i risvolti penali dei reati di corruzione e concussione commessi sino al 1989, ha impedito la sua processabilità relativamente  ai finanziamenti illeciti confessati dal tesoriere del partito, Severino Citaristi. De Mita, in seguito, si schierò con i Popolari di Gerardo Bianco, corrente di sinistra del partito, contro Rocco Buttiglione che, difformemente alle decisioni congressuali, aveva deciso di allearsi con Forza Italia, partito di centro-destra. Nel 2002 contribuì all’ingresso del Partito Popolare nella Margherita ed alla nascita del Nuovo Partito di Centro.
Al secondo congresso della Margherita De Mita comunicò la sua adesione al Partito democratico. 
Nel 2008 si ritira dal PD, in polemica con lo Statuto del partito. 
Alle elezioni del 13 e 14 aprile 2008 si è candidato capolista al Senato in Campania per l’Unione di Centro ma non è stato eletto.   
In totale è stato deputato ininterrottamente dalla IV alla XI legislatura e dalla XIII alla XV.
Alle elezioni europee del 2009 è stato eletto al Parlamento Europeo nell’UDC con 56.575 preferenze nella circoscrizione Sud. De Mita continua ad avere una forte influenza sulla vita politica della Campania per la capacità di attrarre voti e, di riflesso, sulla politica nazionale. In un’intervista il Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, già deputato dell’Ulivo, ha dichiarato: « In Campania da 40 anni siamo alle prese con un problema politico che si riassume in un nome ed un cognome: Ciriaco De Mita» e possiamo essere certi che Ciriaco ci riserverà ancora delle sorprese.

1° governo De Mita, 14 aprile 1988
Gianni Agnelli e Ciriaco De Mita
Ciriaco De Mita e Giulio Andreotti
Biagio Agnes e Ciriaco De Mita
Nicola Mancino e Ciriaco De Mita

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