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mercoledì 26 febbraio 2014

Manuale per una vita da ristretta



Presso la biblioteca Papillon di Rebibbia, presenti i vertici dell’Istituto, vi è stato un piacevole scambio d’idee tra i detenuti del Gruppo Universitario e le autrici, anch’esse recluse di un istruttivo libro “Ricci, limoni e caffettiere. Piccoli stratagemmi di una vita ristretta”. Il volume regolarmente distribuito in libreria, è una piccola summa per sostenere al meglio la vita in una cella.
Vi è un capitolo dedicato alla bellezza, uno alla salute, uno al gioco e non potevano mancare una serie di ricette, per preparare con pochi ingredienti gustosi manicaretti. Infine sono consigliati vari espedienti per sopperire ad alcune mancanze nella dotazione penitenziaria, da come depilarsi o stirare i capelli, a come approntare un prosaico quanto indispensabile bidet di fortuna, ottenuto tagliando a metà una bottiglia di coca cola e versandovi acqua riscaldata, stando seduti sul WC.
Il carcere tende a comprimere fino all’annullamento la personalità delle ristrette attraverso la privazione di poche ma indispensabili cose.
Si viene a creare così un universo di piccoli e grandi rimedi, grazie alla natura fantasiosa delle donne, per salvaguardare la salute e la forma fisica, ma anche la bellezza, che va preservata per non turbare un equilibrio interiore, indispensabile per sopravvivere. E poi le ricette, perché la vita passa anche attraverso la cucina e come rendere più gradevole una cella, attraverso il riciclo di ogni materiale.
Tutto questo è esposto con genuina semplicità in questo manuale di umanità femminile, con scritti, poesie e immagini offerti al lettore esterno, ignaro delle problematiche del Pianeta carcere, come chiave di lettura, non priva d’ironia e ottimismo, della penosa vita delle detenute e di alcuni semplici rimedi per sopravvivervi.
Un libro che dovrebbe essere letto e meditato e dal quale ho prelevato il rimedio consigliato da una Rom, Gina, contro “Il Malocchio, non è vero ma ci credo”, che sarà presente nel 3° tomo del mio “Napoletanità: arte, miti e riti a Napoli”

2 commenti:

  1. Una volta in carcere i detenuti li mettevano a lavorare! Ora li mettono a scrivere libri.... anche Maurizio Corona ne ha scritto uno!

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  2. Molto interesante, ne aquistero' una copia

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