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mercoledì 29 gennaio 2014

Un atto di clemenza



Vi è molto sconforto nelle carceri, non solo per le condizioni di vita disumane, ma soprattutto perché non vi è alcuna possibilità di rieducarsi e prepararsi al reinserimento nella società.
Quella rivisitazione critica del proprio passato che viene richiesta per poter godere di qualunque forma di beneficio: permesso, affidamento in prova, semilibertà; che gradualmente svuoterebbero i penitenziari, tenendo conto che oltre 20.000 detenuti potrebbero beneficiare portando il numero dei reclusi in linea con quanto perentoriamente richiestoci dall’Europa.
E allora cominci lo stato che tratta i suoi figli così disumanamente a fare una “rivisitazione critica” di quello che ha fatto, di quello che ancora fa, delle tante illegalità che continua a reiterare. É veramente convinto lo Stato che far scontare ai detenuti la pena in modo disumano dentro le carceri sovraffollate, senza alcuna attività, imbottiti di psicofarmaci, incattiviti ed esasperati, renda la società più sicura?
Le carceri così come sono, sono inutili e dannose per i detenuti, per le loro famiglie, e per la società.
Lo stato si comporti come un padre, severo ma buono, perché non è uno Stato vero quello che ritiene di doversi vendicare dei suoi figli che pure hanno sbagliato.
Dia lo Stato un segnale ai suoi figli, e lo faccia pure la società, perché le carceri, oggi, invece di recuperare escludono ed emarginano, e rischiano di far uscire le persone peggiori di come sono entrate.

3 commenti:

  1. No al sovraffollamento che è la causa principale delle disumane condizioni di vita. nei luoghi di detenzione e soprattutto costruzioni di nuove carceri, distribuite sul territorio nazionale, per ovviare, appunto, al sovraffollamento.
    Cristiana

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  2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  3. considerato che ogni detenuto costa al contribuente italiano più di 200 euro al giorno, propongo di far scontare la pena in un albergo di lusso, certamente non si avranno evasioni!

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