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sabato 4 gennaio 2014

In un mare di storia e di bellezza

01-Capri, la piazzetta

La bellezza del golfo di Napoli è accresciuta dalle stupende isole che gli fanno da corona: Capri, Ischia e Procida, in rigoroso ordine alfabetico. Una romana, l’altra greca, le prime due gareggiano per bellezza, monumenti e cucina. Due gemelle diverse, amate in egual misura da vip e turisti mordi e fuggi, con le loro attrazioni celebri in tutto il mondo, in grado di calamitare fiumane di visitatori, dalla Grotta Azzurra a Villa Jovis, dalle terme Poseidon ai giardini della Mortella, senza dimenticare l’incanto di Procida con l’Oasi di Vivara, dove il tempo sembra essersi fermato.
Napoli, senza le sue isole che la contornano e lo stretto legame che ogni giorno si rinnova, non sarebbe la stessa, privata di quella preziosa corona di gemme che la circonda; distinte per la loro diversa conformazione in “virgiliane” quelle flegree, tufacee ed “omeriche” quelle della costiera sorrentina, “dolomitica” Capri.
Gli abitanti delle isole presentano caratteristiche comuni, influenzate dal mare che li delimita, il quale determina anche un particolare sviluppo dell’economia, della vita sociale, delle tradizioni civili e religiose.
Nel microcosmo isolano assume un ruolo trainante la formazione scolastica di matrice marinaresca con prevalenza di istituti nautici e professionali marittimi, i culti religiosi indirizzati alla venerazione di santi in qualunque modo legati alle acque, come San Francesco di Paola o Santa Restituta, le tradizioni popolari, con processioni caratterizzate da parziali percorsi tra le onde, come per la festa di San Vito, mentre le chiese sono piene di ex voto e quadretti d’argomento marinaro, ma, soprattutto, le attività commerciali ed artigianali, prima di essere soppiantate dalle attività turistiche, ruotano quasi tutte intorno al mare, dall’armamento navale alla pesca.
Ogni isolano subisce un’attrazione fatale con il proprio scoglio e, se deve recarsi sulla terraferma per acquisti od altre incombenze, non vede l’ora di tornare a casa ed è attaccato alla sua isola più che un cittadino alla sua città o un paesano alla sua cittadina.
Tratteremo brevemente delle isole più celebri, cui dedicheremo dei capitoli più dettagliati e ci interesseremo di alcune isole minori, poco note ma non meno degne di essere conosciute.

02-Capri, la grotta azzurra

03-Capri, villa Jovis
Capri, da millenni, ospita illustri visitatori, a partire da Tiberio, che comandava il mondo con lo sguardo fisso ai Faraglioni. 
Tiberio è stato diversamente denominato: un precursore dell’esistenzialismo di Sartre, un grande imperatore, un pervertito, come maliziosamente afferma Svetonio.
Fu certamente uno dei più convinti amanti dell’isola, dove si fece costruire infinite ville. La più grandiosa è Villa Jovis, una magnifica dimora, alta sulla roccia, dalla quale il panorama che si gode è stupefacente. Come uno sceicco odierno, il buon Tiberio pensò bene di curare le sue malinconie con il clima ed il panorama di Capri, scendendo in portantina fino alla sua spiaggia privata dove si bagnava in un’acqua il cui azzurro doveva essere assoluto: ma un po’ di quell’azzurro sopravvive ed anche chi imperatore non è può adesso sbarcare a Capri e godersi il vento che fischia tra i resti di Villa Jovis e l’acqua ancora limpida tra le rocce sottostanti.

04-Ischia, castello aragonese

05-Ischia, giardini Poseidon

06-Ischia, la Mortella
Ischia, prima dei Romani, era colonia greca e più tardi è stata interessata dai flussi turistici, specialmente tedeschi. Tra i turisti affezionati un posto di rilievo è occupato dalla cancelliera Angela Merkel, da decenni habituè dell’isola, da quando, in quel di Sant’Angelo, prendeva il sole “nature”: oggi, dopo aver pagato regolarmente il biglietto dell’aliscafo, va a cenare a casa dell’amico Jacono, il maitre licenziato dall’albergo in cui trascorre da anni le sue vacanze, ancora in grado di preparare per lei ed il marito gustosi manicaretti.
Rimanendo in ambito gastronomico, si può andare ad Ischia o a Capri anche soltanto per gustare le prelibatezze della tradizione culinaria partenopea, dalla spigola al calamaro, dai timballi di maccheroni al ragù fino alle deliziose pastiere, mentre Ischia è famosa per il coniglio, cotto lentamente nel coccio secondo svariati modi al punto che ogni casa crede di essere l’unica titolare della vera ed unica ricetta, tramandata da generazioni.
A Capri, basta lasciarsi alle spalle la “piazzetta” per scoprire un’isola selvaggia, aspra, profumata di ginestre e mirto, con un boschetto mediterraneo che non ha niente di lezioso, attraverso il quale si entra davvero nell’altra Capri, quella non solita, quella dei fichi dal sapore di miele del poeta Rilke e delle bizzarrie di Malaparte, e tra curve e sentieri, che danno il capogiro, si potrà ricordare che a Capri soggiornava Lenin che, mentre giocava a scacchi, immaginava la rivoluzione, e con lui tutti gli espatriati d’Europa, che venivano qui a curarsi malattie e tristezze e, soprattutto, a godersi la vita.
Anche Ischia, isola verde per eccellenza, ha i suoi trionfi di bouganville e gelsomini. Che dire dei giardini Poseidon dove le vasche si susseguono a picco sul mare e si passa dal tiepido amniotico al caldo vulcanico ed al fresco dolce, mollemente adagiati nell’acqua termale su cui galleggiano petali di rose? E se proprio volete un tocco di chic, abbiamo ancora il giardino della Mortella, il giardino del raffinato sir William Walton, musicista e gaudente, davvero splendido. In alto sul mare di Forio, è un delicato e metamorfico delirio di piante tropicali che nella terra calda prosperano felici, mescolando orchidee rarissime a palme arcane: pochi passi in mezzo a questi tropici mediterranei e ci si trova in un altro mondo, in un’epoca in cui la bellezza si trasformava in musica della realtà. 

07-Procida, marina della Corricella

08-Vivara


Senza dilungarci ulteriormente, passiamo ora a descrivere isole minori, come Nisida e Vivara o minuscole come San Martino, La Gaiola e Rovigliano.
Nisida, pur piccola, ha una storia ricca di episodi significativi. Nei tempi antichi, probabilmente, era collegata alla spiaggia di Coroglio attraverso un piccolo istmo, divenuto ponte soltanto nel 1934.
In epoca romana vi era un castrum di proprietà di Lucullo: qui Bruto e Cassio tramarono per l’uccisione di Cesare e Porzia, figlia di Catone, si suicidò.
Durante il medioevo vi sorse un monastero detto di Sant’Angelo de zippio. Proprietà della Chiesa napoletana, fu acquistato nel 1553 dal duca d’Amalfi i cui discendenti eressero nel 1635 il castello, tuttora esistente, che, nel 1814, per effetto delle normative emanate da Murat, passò al demanio.
Sotto i Borbone fu ampliato il porto ed il castello, destinato a penitenziario, ospitò Settembrini, Spaventa e Poerio.
Trasformato in reclusorio per i minori, fu visitato da Eduardo De Filippo, una volta divenuto senatore a vita. Eduardo riteneva che il processo di redenzione per i ristretti dovesse passare attraverso l’impegno in un laboratorio teatrale, auspicio che, morto l’illustre commediografo, ha trovato parziale applicazione con l’istituzione di una scuola di scenografia.
Diverse sono state le ipotesi di rilancio turistico di Nisida, dall’idea di aprirvi un casinò a quella di venderla ad una società intenzionata ad aprirvi un villaggio turistico.
Purtroppo la situazione dei luoghi, inclusa la contigua spiaggia di Coroglio, è disastrosa e l’ipotesi di crearvi un “parco marino del Mediterraneo”, dopo il calamitoso rogo di Città della Scienza, è destinata a rimanere una vaga chimera.

09-Monte di Procida, isolotto di  San Martino

10-Nisida


Il minuscolo isolotto di San Martino, un ettaro appena di superficie, distaccatosi dal Monte di Procida, è stato, durante il medioevo, proprietà della Chiesa, che vi costruì una chiesetta dedicata a San Martino di Tours, mentre per secoli una guardiola è stata utilizzata dai pescatori di tonno come ricovero.
A metà dell’Ottocento vi si aprì una cava di pozzolana che modificò la morfologia dei luoghi abbassando l’altitudine da 36 a 16 metri. Dagli anni Cinquanta del Novecento l’isolotto è stato venduto ad un abile imprenditore, Mimì Esposito, che gli ha dato una destinazione turistica, trasformando le strutture esistenti in una discoteca con annesso ristorante, oltre ad un piccolo stabilimento balneare. All’isolotto si accede attraverso uno stretto tunnel a senso unico, una volta utilizzato per il trasporto dei siluri.
Rovigliano, esteso 6000 mq, nei pressi della foce del Sarno, si separò circa 3000 anni fa dalla costa a seguito di uno dei frequenti terremoti.
Fu utilizzato dai Greci come stazione commerciale nei traffici tra Neapolis e la costiera sorrentina. In seguito in epoca medioevale,intorno al VII secolo, ospitò un cenobio benedettino.
Mille anni più tardi, nel 1703, per opporsi alla recrudescenza delle scorrerie saracene, vi fu eretto un fortino che arrivò ad essere dotato con fino a 30 batterie di cannoni.
Nel 1799 fu adibito a prigione prima di capitolare davanti all’attacco della flotta inglese.
Nel 1860 fu venduto a privati, che non hanno mai potuto utilizzarlo per un vincolo archeologico e paesaggistico.
La più piccola delle isole del golfo, la Gaiola, poco più di uno scoglio, è talmente vicina alla costa di Posillipo da poter essere raggiunta con poche bracciate.
I ruderi di insediamenti romani, lì presenti, furono distrutti nel 1815 quando vi fu sistemata una batteria difensiva.
Ai principi del Novecento vi prese dimora un eremita, che sopravviveva con le elemosine dei pescatori. In seguito, vi sorse una villa molto bella, i cui proprietari sono stati costantemente colpiti da sciagura.
Il primo proprietario fu lo scrittore Norman Douglas, poi il tedesco Hans Braun, trovato ucciso, avvolto in un tappeto, mentre la sua compagna morì annegata precipitando dalla teleferica che collega l’isoletta alla terraferma. Quindi fu la volta dell’industriale farmaceutico Sandoz, morto suicida, seguito dal magnate tedesco dell’acciaio Langheim, trascinato sul lastrico dai giovani di vita con cui soleva sollazzarsi.
Per un breve periodo la Gaiola fu di Gianni Agnelli, che vi impiantò un eliporto, poi fu la volta di Paul Getty, cui rapirono il nipote Paul Getty junior, al quale fu tagliato un orecchio per costringere il vecchio nonno a pagare il riscatto. L’ultimo proprietario fu l’assicuratore d’assalto Gianpasquale Grappone, finito in galera per bancarotta. Per prudenza, dopo di lui, non si è più presentato nessun acquirente privato e la proprietà è passata ad un ente pubblico protettore della fauna marina.

11-Gaiola

12-fortezza di Rovigliano


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