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lunedì 16 dicembre 2013

L’amore tra mitologia e religione



L’eros è il forte desiderio di fondersi nella persona amata, di sentirsi una sola cosa, anima e corpo.
Il desiderio ti lacera l’anima ma è una lacerazione preziosa perché apre una fessura esplosiva.
Gli esseri umani hanno un bisogno insopprimibile di beatitudine e di estasi. Il sesso è un aspetto di quest’anelito ma l’erotismo è un gradino superiore rispetto all’eccitazione sessuale. L’amore, quello vero, nutre l’anima e non solo il corpo. L’erotismo si manifesta nel piacere di esplorare l’altra persona e rappresenta la forma più piena di comunicazione. Tutti i nostri sensi sono allertati: gli occhi ammirano, le orecchie sentono, le mani toccano, il naso odora, la bocca gusta, un tocco che accarezza, la vista di un sorriso, il gemito di un orgasmo, il sapore di un bacio, uno sguardo tenero.
Eros colpisce al cuore con le sue frecce e nasce l’amore ed anche gli dei, se si innamorano di un mortale, soffrono. E’ capitato ad Apollo, ad Artemide, ad Orfeo, ma soprattutto a Dioniso che penetra nei corpi per inebriarli ma deve lasciarsi uccidere affinché l’ebbrezza invada Menadi e Baccanti: la sofferenza è il pedaggio per raggiungere l’estasi.
Solo Eros non soffre perché è immune dal desiderio che infonde agli altri: non è una divinità, come molti credono, ma un vento cosmico di smisurata potenza.
Nel racconto di Esiodo, Eros ha amato Psiche, la perde, la ritrova ed è riamato con grande empito. Diventano una coppia inscindibile che noi possiamo percepire perché Psiche è la nostra anima, la nostra essenza più profonda dalla quale sgorgano i desideri che ci posseggono.
Eros avvolge Psiche come il cielo avvolge la terra.
Poco diversa è la favola di Apuleio di Madaura che, nelle sue Metamorfosi, scritte nel II secolo D.C., raffigura Eros come un bel giovane che dapprima procura alla sua amata molti tormenti ma alla fine le dona la felicità ideale.
Nella tradizione biblica Adamo ed Eva rappresentano i progenitori del genere umano che, per un sacrilegio, persero l’immortalità. La versione più nota della storia biblica della creazione, secondo la quale Dio diede solo ad Adamo forma e vita dalla terra mentre poi formò Eva da una costola, non corrisponde letteralmente al testo (Genesi,1,27) dove si dice soltanto “li creò maschio e femmina”.
Alcune immagini create dall’arte, come l’affresco del Masaccio nella chiesa del Carmine a Firenze, ci descrivono l’uscita drammatica dell’uomo dall’innocenza, la colpa di aver trasgredito. Quelle due figure nude, che si riparano il corpo ed il volto,ed Eva seno e pudenda, rappresentano gesti di una disperazione senza limiti che differisce dalla raffigurazione che dei nostri progenitori ci fornisce Van Eyck, con un sapore completamente diverso, legato ad una visione quasi fotografica dell’anatomia dei corpi, con Eva che ha già peccato, perché mostra il pomo della dannazione, ed un chiaroscuro potente, in grado di restituirci la condizione d’infelicità e di dramma.
E’ da quel momento di desiderio e trasgressione che comincia la storia con il demonio che, a sua volta,assume importanza come motore dell’universo ed artefice della scimmia cosciente.
Quasi tutte le religioni, accanto agli dei che aiutano l’uomo, pongono uno spirito maligno che gli si accanisce contro. Tra i tanti nomi dati alle forze del male, il più intrigante è Lucifero, accolto dal cristianesimo, e non vi può essere ossimoro più affascinante: portatore di luce e sovrano dell’inferno. Era l’angelo più caro al Signore ma si ribellò e fu precipitato nelle tenebre. Conservò, però, il potere d’insidiare l’uomo, al quale era stato concesso il libero arbitrio, e tentò addirittura anche Cristo, quando si fece uomo.
La sua figura è molto complessa e vuole simboleggiare i due modi d’essere della condizione umana: l’amore egoista e verso gli altri, l’egolatria e la carità, il potere e la misericordia.
Gli uomini non sono un animale ma nemmeno un angelo, costretto a scegliere tra il bene ed il male.
La letteratura ha messo in risalto questa duplicità della natura umana, da Dostoevskij, che celebra l’antagonismo tra angelico e diabolico, l’uno contrapposto all’altro, fino a Stevenson che opera un’analoga operazione, creando Jekill e Mister Hyde.

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