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martedì 26 novembre 2013

UN NAPOLETANO AD HONOREM

Jean Noel Schifano


Jean Noel Schifano è un napoletano nato in Francia nel 1947, scrittore, intellettuale, gran conoscitore delle problematiche napoletane, a lungo direttore del Grenoble dal 1992 al 1998. Egli con profonda convinzione ha sempre asserito che i problemi di Napoli sono essenzialmente il frutto dell’Unità d’Italia, concretizzatasi in un “crimine storico”: «La decadenza programmata della sola città capitale d’Italia».
Autori principali del «crimine», Garibaldi e Cavour, cui Schifano riserva parole di fuoco, proponendo cambiamenti toponomastici e rimozioni di statue. La stessa rivoluzione del ’99 e la Repubblica partenopea, da francese, sono considerate dallo scrittore una «un’antistorica parodia della Rivoluzione francese». E la camorra non sarebbe altro che il prodotto di quello stesso «crimine storico» che l’avrebbe, nel corso degli anni, continuamente rafforzata, «per paura, incomprensione, disprezzo, indifferenza o franca collusione».
Perentorie sono le sue citazioni su Napoli e la sua storia. Con l’unificazione, i reali Savoia vollero trasformare Napoli in una città provinciale, senza successo, saccheggiandone gli immensi tesori. Non riuscirono a governare perché refrattaria, persino usando la collaborazione della Camorra e dei capi di quartieri. Napoli si vide privata, negli anni, di spazio e creatività. Il genio partenopeo si rifugiò nell’illegalità.
E dico che tutti i mali di Napoli nascono a Roma. In un secolo e mezzo hanno fatto di tutto per trasformare la grande capitale che nei secoli è stata Napoli in una città bonsai, privandola di banche, ferrovie, cantieri navali e opere d’arte. L’hanno trasformata in una città assistita da tenere al guinzaglio. E ora gli lasciano la monnezza, dopo che gli hanno portato per decenni i rifiuti tossici delle fabbriche del Nord.
Vogliono neronizzare Napoli e tutta la Campania con la monnezza. Odiano Napoli per la sua trimillenaria intelligenza, per la sua civiltà. Così la sfruttano, come l’hanno sfruttata in questi 150 anni di Unità. 
All’epoca di una delle ultime emergenze rifiuti lanciò un appello accorato ai napoletani: la Lega è razzista. I napoletani, invece, sono stati gli unici nel mondo cattolico a rifiutare l’Inquisizione e non hanno mai costruito ghetti per gli ebrei. E ora non ne possono più. È come se fosse resuscitato il generale Bixio e volesse bruciare vivi i nuovi briganti, contadini, operai, studenti, professionisti e artigiani del ventunesimo secolo. Ma Napoli, la sua terra e il suo vulcano, tormentati, violentati e straziati, resisteranno con tutte le forze. Questa gente è ancora lì, al potere, perché Napoli e il Sud non hanno ancora trovato il tempo di civilizzare il Nord dell’Italia».
«Siate ancora più napoletani di quanto siate mai stati. È l’unico modo per vincere una partita che gli altri stanno giocando con carte truccate. Siate napoletani e non fatevi sommergere dalle menzogne che sono peggiori della monnezza. Napoli si salverà dall’Italia solo ridendo dei bunga-bunghisti». 
Tra le sue opere rammentiamo:
Naples (1981)
Chroniques napolitaines (1984)
Desir d’Italie (1986)
Everybody is a star. Suite napolitaine (2002)
Sous le soleil de Naples (2004)
Dictionnaire amore de Naples (2007)
Creator vesevo (2008)
E.M. La Divine Barbare. Roman confidential (2013)
Ci conoscemmo alcuni anni fa all’istituto Mondragone in occasione della presentazione del suo Dizionario amoroso su Napoli. Egli cercò di aizzare il pubblico a fare pressione sull’amministrazione comunale per cambiare il nome di certe strade ed io pubblicamente presi l’impegno dopo pochi giorni di mutare il nome di Piazza Garibaldi. Ricordo ancora con commozione quella mattina quando, alla testa di un gruppo di cittadini esasperati dalle lentezze burocratiche, fisicamente sovrapposi a quelle del comune targhe nuove di zecca con l’indicazione di piazza 3 ottobre 1839, una data fatidica della storia napoletana, che i nostri colonizzatori hanno fatto di tutto per farci dimenticare. In quel lontano giorno prima in Italia e seconda al mondo, sfrecciò la prima ferrovia italiana: la Napoli Portici. Avevo informato stampa e televisioni delle miei intenzioni e scelsi come giorno il 4 luglio, bicentenario della nascita di Garibaldi. Presa in prestito una scaletta da un negoziante, applicai la nuova scritta ed improvvisai un discorso alla folla, immortalato da 12 emittenti private, che trasmisero in differita l’episodio in diverse regioni. Mentre i giornali ne parlarono il giorno dopo entusiasti e la notizia della burla grazie a Schifano giunse fino in Francia sulle pagine di Le Monde, due vigili urbani, un uomo e una donna, incuriositi dall’assembramento chiesero timidamente alla folla cosa stesse succedendo. Qualcuno rispose: “quel signore ha cambiato il nome alla piazza”; “allora va bene, tutto a posto”. Le nuove targhe sono rimaste in loco per mesi, senza che nessuna autorità intervenisse e solo la pioggia le ha portate via. Di Schifano, che da decenni ha raccontato Napoli come pochi altri autori sia italiani che stranieri, sono in uscita due libri: “La divina Barbara” su Elsa Morante per Elliote “La dama orientale” per Pironti ed in occasione della presentazione di questo ultimo in questi giorni è  a Napoli ed a proposito della collocazione davanti al Duomo di un busto di San Gennaro eseguito da Lello Esposito, ha tenuto a dichiarare: “Questa testa, questo capolavoro, davanti alla cattedrale fa capire che dentro si venere San Gennaro, che qui avviene il miracolo della liquefazione del sangue”. Chi passa non ha alcun segno che faccia capire che tesoro è custodito nella chiesa; strano ma molti non lo sanno e la scultura di Lello diventerebbe un eccezionale richiamo.

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