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mercoledì 20 novembre 2013

LA CHIMICA DELL’AMORE



La chimica dell'amore
Quando scocca la fatale freccia di Cupido e noi ci innamoriamo, presi completamente da quel sentimento primordiale, non sappiamo cosa succede, né ci interessa.
Gli scienziati interrogati a tal proposito non sapevano cosa rispondere: famosa la frase di Einstein “La forza di gravità non può essere ritenuta responsabile dell’amore”. Questo in passato ma, da alcuni anni, sappiamo molto di più sui meccanismi dell’attrazione sessuale, forse tutto, ma dobbiamo stare molto attenti a non confondere un artificio della natura per perpetuare la specie con un sentimento nobile ai limiti dell’immateriale.
L’amore risponde a meccanismi ben diversi dai processi neurofisiologici che si svolgono nel nostro cervello,i quali presiedono all’attrazione sessuale in base a meccanismi geneticamente programmati che cercano non solo la riproduzione ma anche una prole sana e progressivamente sempre più adatta all’evoluzione.
Per l’emozione provocata da uno sguardo furtivo e per il tenero toccarsi di due mani il corpo si mette in allarme: il polso accelera, il cuore pompa più sangue, la cute diventa madida di sudore mentre alcune zone del cervello cominciano ad elaborare sofisticati mediatori chimici. Tra questi citiamo per primo la feniletilamina, una molecola dalla struttura chimica semplice, che induce perdita dell’equilibrio, euforia, ebbrezza, diminuzione dell’appetito, crampi allo stomaco.
Prima di ritornare su questa sostanza esaminiamo altri messaggeri, noti da tempo: la serotonina e l’ossitocina. La prima produce sensazione di benessere per cui, nelle prime fasi dell’attrazione, dovremo ipotizzare un suo aumento; viceversa, soprattutto quando fa capolino la gelosia, la sua concentrazione tende a diminuire, provocando sensazione di disagio ed una paura del futuro.
Per quel che riguarda l’ossitocina, di cui parla in maniera elogiativa Baskast nel suo “La formula dell’amore”, essa aumenta in maniera esponenziale in situazioni diverse, di cui la più eclatante non è il sesso, come afferma l’autore del citato libro, bensì, il momento del parto, quando induce ritmiche e sempre più efficaci contrazioni uterine: non per niente la sua etimologia dal greco vuol significare”espressione veloce”.
Anche nell’allattamento il livello dell’ossitocina rimane molto alto ed in caso contrario, se non s’interviene con farmaci, la lattazione s’interrompe.
Semplici quanto gradevoli effetti collaterali sono calma, benessere e rilassatezza ma,
nello stesso tempo, l’ossitocina favorisce l’instaurarsi ed il perpetuarsi di uno stretto rapporto tra il neonato e la madre. Osserviamo un incremento del tasso ematico dell’ossitocina anche quando s’instaura una fraterna amicizia e nelle prime fasi dell’amore.
Oggi il funzionamento del cervello può essere esplorato attraverso un sofisticato esame: la PET, che riesce a valutare il movimento dei positroni. Sono stati effettuati esperimenti su gruppi di volontari ai quali si mostrava la foto del partner: si osservava simultaneamente l’entrata in funzione delle aree cerebrali deputate alla felicità, mentre quelle collegate alla malinconia tendevano a disattivarsi. Questa constatazione c’induce ad avvalerci della facoltà, concessaci in quanto uomini, di innalzarci e sublimarci attraverso i vari gradi dell’amore.
Siamo ad un livello non superiore a quello dei rettili, nostri antichi compagni nel cammino evolutivo, quando badiamo unicamente alla nostra sopravvivenza. Siamo semplici mammiferi, quando la nostra principale preoccupazione è la conservazione della specie. Diventiamo pienamente uomini (e, naturalmente, donne) quando c’innalziamo facendo dono della nostra affettività agli altri, migliorando noi stessi e contribuendo alla felicità di tutta l’umanità.
Non siamo a livello degli animali inferiori come il pavone, che utilizza la sua splendida coda per cercare un partner per l’accoppiamento: abbiamo, invece, un prezioso patrimonio d’idee, di fede, di moralità che può riscattarci dal nostro passato di scimmia o di lemure che ci fa giocare una carta vincente nella sfida dell’evoluzione, confermando la nostra specie all’apice della creazione.
Siamo scimmie nude, come con acume ci definì lo zoologo DesmondMorris che affermò che siamo l’unica scimmia sprovvista di peli ma siamo anche, e soprattutto, uomini in grado di meditare e confrontarci con l’universo, anche se esso può apparirci ostile o, quanto meno, indifferente al nostro destino.
Ritorniamo ora nel nostro discorso alla molecola di feniletilamina, cui abbiamo accennato prima.
Cerchiamo di trovare una spiegazione al perché siamo attratti da una persona e non da un’altra. Molti pensano che seni prorompenti ed occhi sconvolgenti, oppure muscoli possenti, o, meglio ancora, un bel portafoglio, siano starter sufficienti a spiegare pulsioni e desideri ma vi è qualcosa di ben più potente che entra in azione: l’odore, che gioca un ruolo fondamentale negli animali con i loro ferormoni, ma anche l’homo sapiens è tributario, ancora più del naso, che del cuore, nonostante gli stimoli olfattivi giungano alla parte più antica del cervello, la zona limbica, dove si annidano impulsi primordiali ma anche emozioni e sentimenti.
Sono stati proposti esperimenti basati sulla dimostrazione, da tempo acquisita, che i topi femmina si accoppiano con maschi in possesso di un patrimonio genetico diverso, per fornire alla prole un sistema immunitario più efficiente.
Anche tra gli uomini e le donne si attua un identico meccanismo, basato sull’odore.
Si scelsero volontari maschi cui fu chiesto d’indossare per alcun i giorni delle T-Shirt, che furono marcate e fatte annusare ad altrettante donne che mostravano una marcata preferenza verso “l’aroma” di portatori di geni diversi dai loro, mentre ritenevano non gradito l’odore di uomini portatori di un patrimonio genetico loro simile. Molte, anzi, ricordavano l’odore di fidanzati e mariti precedenti.
E’ cognizione comune che le donne decidano di fare o meno sesso (niente a che vedere con l’amore) con un uomo facendosi guidare dal profumo del corpo.
Questa realtà venne intuita da un romanziere, Patrick Suskind, nel libro “Profumo”, nel quale raccontava di un bimbo orfano, Grenouille, nato privo di odore, perciò emarginato da tutti, che era, però,dotato del dono sovrannaturale di percepire e carpire l’odore degli altri, distillando da altri esseri umani l’essenza stessa dell’amore, creando irresistibili profumi. Si dedicò alla ricerca del profumo perfetto in grado d’indurre tutti ad amarlo alla follia. Nessuno poteva opporsi al suo aroma irresistibile e lo amavano nonostante il suo aspetto repellente: il profumo arrivava al cuore e ne comandava le emozioni.
La percezione subliminale di odori rappresenta una bussola alla ricerca del compagno ideale ed il mistero dell’amore, un tempo dominio di filosofi e letterati, è divenuto terreno di caccia degli scienziati alla ricerca di una risposta a come ci si innamora.


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