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domenica 24 novembre 2013

Il n. 2 della Polizia Italiana

Paola Basilone


Paola Basilone nasce a Napoli nel 1953 in una famiglia dell’agiata borghesia, è sposata con un docente di storia ed ha un figlio che studia all’università di Roma.
Qualcuno l’ha descritta come una donna inflessibile e dal pugno di ferro, che è arrivata grazie a queste “qualità” alla carica, mai raggiunta prima da una donna, di n. 2 della Polizia di Stato Italiana. Ma chi la conosce bene sa che è una signora dotata di grande umanità. Io la conosco dagli anni della giovinezza ed ho già parlato di lei nella biografia di Gianfilippo Perrucci “Uno degli ultimi Signori di Napoli”,  contenuta nel II° tomo di “Napoletani da ricordare” (consultabile in rete). 
In famiglia erano 4 sorelle, alcune alte e formose, altre più piccoline, definite dagli amici le Basilone e le Basiline. Tutte corteggiatissime e soprattutto sempre allegre. Una delle 4 sorelle è stata sposata con uno dei miei più cari amici: il finanziere Diego De Bellis.
Dopo questa digressione riferita ad anni purtroppo lontani, tracciamo la sua biografia, facendo tesoro di una intervista da lei rilasciata al mio amico Goffredo Locatelli.
La sua carriera prefettizia inizia all’età di 28 anni quando, per mettere a frutto la laurea in giurisprudenza conseguita alla Federico II, partecipa a un concorso bandito dal ministero dell’Interno e lo vince. Da allora il suo curriculum vitae si è arricchito di incarichi portati a termine con capacità e determinazione. Diverse le città in cui ha soggiornato in oltre 29 anni di carriera. Sono le tappe del suo “giro d’Italia” e la gavetta fatta in varie sedi. A cominciare da Milano (presso il Commissariato di governo per la regione Lombardia), passando per Napoli, Roma, la Calabria. Dal dicembre 1982 è a Napoli come addetto all’Ufficio sisma, una struttura creata dall’onorevole Giuseppe Zamberletti per far fronte all’emergenza del terremoto che due anni prima aveva creato centinaia di morti. E poi si occupa del bradisismo, un’altra emergenza, che mise in ginocchio Pozzuoli. A Napoli ci rimane una decina d’anni: i suoi colleghi di allora se la ricordano per l’incessante dinamismo che la portò a diventare capo di gabinetto (nel 1998-2000) dell’allora prefetto Romano.
Decine gli incarichi da commissario straordinario, nei comuni in crisi o in odore di camorra.
Viene inviata a Pimonte, Striano, Afragola, Crispano, Portici, Cerveteri, Ardea, partecipa alle commissioni straordinarie per la gestione dei comuni di Ottaviano, Nola, Acerra e Volla, coordina il gruppo ispettivo costituito presso la prefettura per accertare i tentativi di infiltrazione mafiosa sulla Tav Roma-Napoli. Dal gennaio 2001 passa a Roma, dove svolge funzioni di viceprefetto vicario.
La nomina a prefetto le arriva a 53 anni, ed il 10 gennaio del 2006 si insedia a Vibo Valentia, primo prefetto donna della Calabria. Ed è a Locri che Paola Basilone viene spedita in tutta fretta dopo l’omicidio del vicepresidente del consiglio regionale Francesco Fortugno (avvenuto il 16 ottobre 2005) col compito di far luce su quello che stava accadendo negli ospedali e nell’azienda sanitaria locale. Scoprì di tutto e di più: un verminaio di intrecci malavitosi che descrisse in un famoso rapporto. Nel novembre scorso la vedova Fortugno è stata tra i primi a congratularsi per la nomina a vice capo della Polizia. “Ho avuto modo di apprezzarla subito dopo il delitto di mio marito, quando era a capo della commissione di accesso all’Asl di Locri per condurre l’inchiesta amministrativa. I risultati di quell’inchiesta indussero il ministro a sciogliere l’Asl per mafia”. Seguì la promozione e il trasferimento da Vibo Valentia a Roma, presso il ministero degli Interni.
Negli ultimi due anni Basilone è stata a capo dell’ufficio coordinamento e pianificazione delle forze di polizia, dopo aver l’Ucis (Ufficio centrale interforze per la sicurezza) cui spetta assicurare , in via esclusiva e in forma coordinata, l’adozione delle misure di protezione (servizio scorte) e di vigilanza.
Da vicecapo della Polizia il primo compito è stato il rappresentare di ministero dell’Interno al G8, Gruppo Roma-Lione tenutosi a Palermo dal 16 al 18 di novembre. Il suo più grande estimatore è ilo ministro Roberto Maroni, che avendo imparato ad apprezzarla, usò un tono vagamente gigionesco quando a novembre annunciò di aver deciso la nomina: “E’ una promozione importante che riguarda un prefetto che ha svolto attività sul territorio e da qualche tempo è tornata al Dipartimento. Si tratta di un compito impegnativo e del riconoscimento di professionalità di grande valore”.
Al Viminale Paola Basilone ha ora il compito di dirigere il coordinamento e la pianificazione delle forze di polizia. E’ la prima donna a ricoprire questo ruolo e in grado di fornire un contributo importante all’Amministrazione dello Stato. Ha infatti maturato una lunga esperienza di rapporti interistituzionali, sin è interessata attivamente di patti per la sicurezza. Ha conquistato anche una notevole esperienza nelle relazioni internazionali, specie con la Commissione europea.
In un mondo politico di forti contrapposizioni che non finiscono mai, questa nomina è stata una delle poche ad essere condivisa da destra a sinistra e a suscitare unanimi consensi. 
Non capita spesso di questi tempi. Ed è stato bello vedere un ministro leghista fare l’elogio sperticato di un prefetto meridionale e per giunta donna. Significa che è stato compiuto un ulteriore passo in avanti per la valorizzazione dei talenti femminili. Non a caso il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto pochi giorni fa la dottoressa Basilone al Quirinale per complimentarsi con lei e conferirle l’onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, che è il più alto riconoscimento della nostra Repubblica. 
L’ultimo suo incarico, una rogna, è stato quello di sovraintendere alla sorveglianza nella zona calda dove agiscono spesso indisturbati gli attivisti “Notav”.

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