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mercoledì 13 novembre 2013

Il gagliardo presidente del Napoli

Aurelio De Laurentiis

Aurelio De Laurentiis (nato a Roma nel 1949) è un produttore cinematografico, dirigente sportivo e imprenditore italiano, titolare della Filmauro, presidente del Napoli e consigliere della Lega Calcio. Figlio di Luigi De Laurentiis e nipote di Dino De Laurentiis, entrambi produttori cinematografici, è nato il 24 maggio 1949 a Roma pur essendo la famiglia originaria di Torre Annunziata, in provincia di Napoli.
È sposato con la cittadina svizzera Jacqueline Baudit ed ha tre figli: Luigi, Valentina ed Edoardo; è titolare della Filmauro, società leader nella produzione e distribuzione cinematografica italiana ed internazionale fondata con il padre Luigi nel 1975; è presidente e proprietario della Società Sportiva Calcio Napoli, e dal 2001 è presidente dell’Unione Nazionale Produttori Film.
È membro della Fondazione Italia USA. Il 23 ottobre 2010 riceve il premio “United States - Italy Friendship Award”, conferito dalla National Italian American Foundation. 
Nel 2004 Aurelio De Laurentiis è diventato presidente del “Napoli Soccer”, che è subentrato alla SSC Napoli dopo il fallimento di quest’ultima e la conseguente retrocessione in Serie C1. Nel 2006, dopo la promozione in Serie B, la società calcistica partenopea ha riacquistato la vecchia denominazione di SSC Napoli ed il 10 giugno 2007 ha conquistato la promozione in Serie A dopo sei anni dall’ultima apparizione nel massimo campionato. All’interno dell’organigramma societario della SSC Napoli ci sono anche la moglie Jacqueline e i figli Luigi, Valentina ed Edoardo nel ruolo di consiglieri. In quattro anni è riuscito a riportare il Napoli in serie A, con ottimi risultati e solide basi economiche. Nel primo anno di serie A, il Napoli di De Laurentiis raggiunge l’ottavo posto in classifica. Questo piazzamento consente alla squadra partenopea di partecipare alla Coppa Intertoto, competizione europea che vede il successo degli azzurri contro i greci del Panionios e gli albanesi del Vllaznia ottenendo così l’accesso alla Coppa UEFA dopo quattordici anni dall’ultima apparizione nelle coppe europee. Nel 2011 riporta il Napoli in Champions League a distanza di 21 anni dai tempi di Diego Armando Maradona. Il 18 settembre 2009 ne viene ratificata la nomina a consigliere della Lega Calcio, carica confermata il 1° luglio 2010 nella neonata Lega Serie A. Il 20 maggio 2012, il Napoli vince il primo trofeo della gestione De Laurentiis: la Coppa Italia 2011- 2012, ottenuta battendo in finale per 2 reti a 0 la Juventus. 
Il 10 ottobre 2012, il presidente del Napoli è stato deferito dal Procuratore federale Palazzi alla Commissione Disciplinare Nazionale per la violazione dell’art. 1 comma 1 del Codice Giustizia Sportiva per avere, presso la sede della Lega Calcio, in occasione del Consiglio di Lega del 4 luglio dello stesso anno, proferito espressioni offensive nei confronti dei giornalisti presenti e minacciose nei confronti del giornalista Andrea Longoni. In conseguenza, per violazione degli artt. 4, comma 1 del citato codice, è stata deferita per responsabilità diretta la società Napoli per i comportamenti ascritti al proprio presidente e amministratore delegato.
Il 7 novembre dello stesso anno De Laurentiis e il Napoli hanno chiuso con un patteggiamento davanti alla Disciplinare - ammende di 25 mila euro a testa - la vicenda relativa al deferimento per le accuse rivolte dal presidente partenopeo agli organi della giustizia sportiva.
Come il padre e lo zio Aurelio ha sempre avuto un feeling particolare con Capri, perciò nessuno riuscirà mai a capire cosa ha rotto il rapporto idilliaco fra Capri ed Aurelio De Laurentiis. Sull’isola se lo chiedono in tanti, amici, conoscenti capresi che hanno sempre apprezzato lo stretto rapporto d’amore che Aurelio, così viene chiamato tra i capresi e non, aveva intessuto nel corso degli anni, sin da quando giovanissimo trascorreva le vacanza a Capri all’Hotel La Scalinatella con suo padre Luigi e la madre Maria, una signora novantenne che è venuta ancora a Capri in anni recentissimi. Stretto anche il rapporto con lo zio, Dino (gli fu assegnato il premio Faraqlioni). Il futuro presidente del Napoli era amato per i suoi modi cordiali e le sue osservazioni acute, anche se critiche. Tra gli amici Peppino di Capri. Un atteggiamento che ha continuato a mantenere negli anni, tanto che il 5 Ottobre del 2000 il sindaco gli concesse la cittadinanza onoraria. Un riconoscimento che Aurelio esibiva con orgoglio, e che lo faceva sentire parte di una comunità che lui amava e che frequentava non da villeggiante ma da vero caprese. Infatti nella Chiesa di Santo Stefano, Edoardo, figlio più giovane ed attuale vicepresidente del Napoli, ricevette il battesimo dal parroco di Capri don Costanzo Cerrotta. E le bellezze dell’isola venivano svelate ai personaggi dello star system come il grande Danny De Vito, il megaproduttore Harvey Weinstein, Thomas Harris, l’autore dei bestseller Il Silenzio degli Innocenti ed Hannibal, che Aurelio De Laurentiis ospitava nelle suite del Grand Hotel Quisisana, dove si sentiva a casa, e dove aveva con la famiglia Morgano un rapporto di autentica amicizia, tanto che al patriarca della famiglia portò in dono una maglia del Napoli con il numero 10 di Maradona, che viene conservata in una teca nella sala lettura a lui dedicata.  E nella sala congressi del Quisisana De Laurentiis diede la notizia ufficiale dell’acquisto del Napoli, e iniziò un percorso che dalla serie C ha portato il Napoli ai vertici della classifica. Di pari passo però è andato sempre più allentandosi il rapporto con l’isola, forse a causa dei gravosi impegni che hanno portato Aurelio De Laurentiis a ridurre sempre più i tempi della sua vacanza caprese, anche se sull’isola i sentimenti verso  De Laurentiis, la  moglie Jacqueline ed i figli Valentina, Luigi ed Edoardo, sono sempre positivi e densi d’affetto.
Potremmo dilungarci sulle attività di presidente del Napoli da 9 anni, ma vogliamo sottolineare il suo impegno per il rilancio della città, da lui definita una pepita nel catrame e la sua formula vincente: “si deve investire e lavorare tanto”. Purtroppo, tanti, molti hanno paura ad agire.
Nove anni fa il Napoli si allenava sul prato di un albergo di Paestum, aspettando il debutto in serie C1, che avvenne davanti a sessantamila spettatori il 26 settembre 2004: 3-3 con il Cittadella, città della provincia di Padova che aveva così pochi abitanti – ventimila – da poterli far entrare tutti in una curva del San Paolo. «Io non avevo avuto dubbi a compiere quel passo», ricorda De Laurentiis mentre si avvia verso la seconda partecipazione alla Champions League con i suoi campioni e i suoi bilanci sempre in regola. Ha un rapporto profondissimo con Napoli anche se abita a Roma. Ne ha colto le grandissime aspettative nel calcio dopo il fallimento giudiziario, non soltanto tecnico, di quell’estate del 2004 e vorrebbe che altri seguissero il suo percorso in altri settori. «Perché Napoli è una pepita d’oro avvolta nel catrame».
L’attore Alessandro Siani, che sa mettere da parte le ironie che l’hanno reso un campione di incassi al cinema e al teatro, ha scritto sul «Mattino» che la squadra può essere un esempio per la città. De Laurentiis cosa ne pensa? Qual è il ruolo che la squadra (e la società che la gestisce con attenzione) può avere? La riflessione del presidente è anche un invito: «A Napoli si deve investire e si può lavorare. Non solo qui ci sono governanti che hanno la “capa tosta”, questi li trovi in tutta Italia. Bisogna svegliare il cavallo e farlo correre, con attenzione però, all’infinito. Napoli, la Campania: questi luoghi sarebbero una grande occasione per investire. Ma tanti hanno paura. Comprendo, non c’è certezza del futuro: ci sono tanti, troppi, argomenti che sono in sospeso nel nostro Paese e non sappiamo quali certezze si possono dare ai nostri figli. Siamo in un ritardo pazzesco perché siamo governati da vecchi e invece dovrebbero guidarci giovani illuminati».
Lassù, al decimo piano dell’Hotel Vesuvio, arriva la voce del presidente da Roma. «Napoli, una pepita d’oro avvolta nel catrame». E Higuain, detto il Pipita perché suo padre aveva il naso pronunciato e lo soprannominarono El Pipa, allunga l’orecchio per cogliere il senso di un discorso che non è calcistico, ma imprenditoriale e affettivo. «Io non ho mai avuto dubbi a mettere le mani nel catrame e ho lavorato affinché questa pepita d’oro fosse il più lucente possibile. Si può fare, dobbiamo crederci. Uniamoci, andiamo in piazza: nessuno ci batte». Allarga gli orizzonti. «Per dieci anni ho mollato il cinema, dovevo seguire il Napoli. L’America continua ad essere un faro. Un gemellaggio tra Napoli e Los Angeles? L’idea di portare il calcio negli States? Perché no, un progetto tecnico e imprenditoriale affascinante. Lo ha sviluppato anche il Manchester City a New York, comprando una squadra».
De Laurentiis rivedrà domani al San Paolo il sindaco De Magistris in occasione della partitissima con il Borussia Dortmund. Parleranno ancora una volta della concessione dello stadio al Napoli per un profondo restyling. Il presidente punta ad un impegno ad ampio raggio, che coinvolga il rilancio del quartiere Fuorigrotta. Vi sono stati momenti di tensione tra il Comune, proprietario della struttura, e il club. Ma adesso sembra arrivato il momento del confronto costruttivo, nell’interesse della città e non soltanto della società calcistica. Tempo fa il produttore si era interessato anche alle sorti della Circumvesuviana, affascinato dall’idea di creare una Pompei virtuale accanto alla Pompei reale, per soddisfare le curiosità dei turisti di tutto il mondo.
«Napoli deve trovare il coraggio di alzare la testa»: è la sollecitazione di De Laurentiis, presidente della squadra che rappresenta la città ai livelli più alti in Europa. Alzare la testa, come accadde nel calcio, partendo da quella partita con il Cittadella in uno stadio che seppe entusiasmarsi perfino per i gol di Ignoffo, Savino e Toledo. Rinasceva una squadra, quella che è oggi la pepita d’oro.


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