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venerdì 27 settembre 2013

Il Re delle cravatte

Maurizio Marinella

Maurizio Marinella è il simbolo di una signorilità tutta napoletana e del successo planetario di un articolo, quando si affianca al genio della imprenditorialità, il rispetto dei propri dipendenti e dei clienti e non si ha paura del lavoro, anche se si è ricchi e celebri. Per convincersene bisogna alzarsi
i presto e vedere all’opera il titolare, mentre apre il suo elegante negozio in piazza dei Martiri alle sette e mezzo in punto per mettere tutto in ordine, come faceva il genitore, che alla cassa era sempre affabile e gentile ed offriva il caffè a mio padre ed a me bambino il gelato, per intrattenerci durante la meticolosa scelta delle sue cravatte.
Maurizio è un vero signore, non ha smanie di protagonismo, sa consigliare senza invadere il gusto del cliente, trattare con il personale e battersi con orgoglio per dare di Napoli l’immagine migliore.
Negli ultimi tempi, con la città invasa dalla monnezza ha fatto sentire alta la sua voce cercando una disperata difesa di un passato glorioso. Racconta che quando aveva otto anni il nonno gli disse che sarebbe dovuto rimanere sempre a Napoli, perché la città sarebbe sempre stata con Parigi e Vienna una delle grandi capitali europee.
I suoi clienti sono stati i più celebri vip della Terra, presidenti di Stato, manager, nobili, ma anche illustri sconosciuti amanti della moda e degli straordinari colori che contraddistinguono una cravatta Marinella. Sfoggiarne una significa fare un figurone in Italia, ma anche e soprattutto all’estero. Personalmente ho ricevuto i complimenti e lo sguardo compiaciuto delle signore a Parigi come a New York, in occasione di importanti ricevimenti.
La storia della famiglia Marinella comincia con il capostipite Eugenio Marinella che a 34 anni e dopo quindici anni nel settore dell' abbigliamento maschile, decise che era giunto il momento di cambiare lo stile ed il modo di vestire di un uomo che conta. E' lui fondatore della "filosofia Marinella": più che un punto vendita un salotto dove le relazioni umane si basano su disponibilità, cortesia e rispetto. Dopo di lui il figlio Luigi ed oggi il nipote Maurizio hanno portato avanti la sua filosofia facendo delle cravatte Marinella un vero e proprio simbolo di eleganza.
Negli anni che precedettero la sua morte, don Eugenio, aveva imposto al nipote Maurizio, che all'epoca aveva circa dieci anni, di trascorrere ogni giorno qualche ora nel negozio perché potesse respirarne l'aria; Maurizio ricevette così due insegnamenti: quello del nonno e delle relazioni con la vecchia clientela e quello del padre che gestisce l'avvento del boom economico. Maurizio ha saputo coniugare lo spirito imprenditoriale con la disponibilità verso la clientela: nel periodo natalizio, per esempio, dove le code davanti al negozio sono interminabili, offre sfogliatelle e caffè alle persone in attesa per farle pazientare.
Se il piccolo negozio di piazza Vittoria è, oggi come ieri, il luogo di incontro delle persone eleganti di tutto il mondo, lo si deve alle tre generazioni di Marinella che da 1914 propongono prodotti di qualità., rendendo il marchio ambasciatore di Napoli nel mondo. La passione per l’eleganza e la qualità continua ancor oggi grazie a Maurizio Marinella, che ha raccolto l’eredità della famiglia. La produzione firmata Eugenio Marinella ha conservato la scrupolosa attenzione alla qualità delle materie prime e la curatissima fattura, rigorosamente artigianale, per queste cravatte napoletane veraci e allo stesso tempo very british. DA sempre le cravatte Marinella sono al collo degli uomini più eleganti e famosi, come dimostra il libro delle firme, custodito gelosamente in bottega. E’ un vero spettacolo osservare la fila di clienti che incurante del sole o della pioggia, attende il proprio turno per godere della cortesia dei Marinella e acquistare un simbolo della Napoli fedele alla tradizione.
E' agli inizi del XX secolo che Eugenio Marinella getta le basi di quella che sarebbe divenuta una delle più favolose "storie di successo" napoletane. Nel 1914, alla vigilia della prima guerra mondiale, Eugenio decise, dimostrando un'innegabile dose di coraggio e intraprendenza, di aprire bottega in Piazza Vittoria sull'elegante Riviera di Chiaia di Napoli, allora come oggi, uno dei più bei lungomare d'Italia. La posizione si rivelò strategica per una botteguccia di soli 20 metri quadrati davanti alla quale passeggiava l'alta società napoletana. Dopo aver effettuato i lavori di ristrutturazione e acquisito i due atelier, uno molto grande per la fabbricazione di camicie e un altro più piccolo, per le cravatte, don Eugenio intraprese il suo primo viaggio a Londra, per incontrarvi i futuri fornitori. Il negozio diventa presto un piccolo scrigno prezioso in cui si possono trovare autentici tesori di raffinatezza e di gusto, un piccolo angolo di Inghilterra a Napoli. In un'epoca in cui lo stile "inglese" è molto di moda, Marinella è il solo a proporre, a Napoli, una vasta gamma di prodotti esclusivi provenienti da Londra, esigendo dai fornitori inglesi l'esclusività. All'inizio, l'attività principale della bottega non è la cravatta ma la camicia, regina del guardaroba maschile. Al fine di essere al top della moda e della qualità, Eugenio induce alcuni artigiani camiciai di livello senza pari a trasferirsi da Parigi per insegnare ai suoi operai l'arte del taglio. Per quanto riguarda le cravatte, sono realizzate esclusivamente in sette pieghe: il quadrato è piegato sette volte verso l'interno così da dare alla cravatta una consistenza incomparabile. È solo molto dopo che fa la sua comparsa la cravatta attuale con la struttura interna. Il negozio è passato attraverso avvenimenti storici importanti che hanno cambiato anche il corso della sua storia: le due guerre mondiali, il declino dell'antica nobiltà e la comparsa della nuova borghesia con l'avvento dei prodotti americani che portano sostanziali cambiamenti della moda. Molto attento alle evoluzioni della società e del costume, Eugenio non si perde d'animo e interrompe la produzione di camicie a favore della cravatta che diventa il prodotto faro della casa Marinella.
La vera ripresa si ha però negli anni Ottanta, quando Francesco Cossiga, allora Presidente della Repubblica e amico di famiglia, diventa un vero e proprio ambasciatore del marchio prendendo l'abitudine di portare in dono ai capi di stato, nelle loro visite ufficiali, una scatola contenente cinque cravatte Marinella. Il marchio comincia così a fare il giro del mondo. Il G7 organizzato a Napoli nel 1994 spalanca definitivamente alla piccola ditta napoletana le porte della cerchia molto esclusiva di fornitori dei grandi del mondo: gli organizzatori decidono infatti di offrire a tutti i capi di stato presenti, una scatola contenente sei cravatte Marinella, portando un'enorme pubblicità al marchio. La passione per l'eleganza e la qualità continua ancora oggi grazie a Maurizio Marinella, terza generazione della famiglia, che ha raccolto l'eredità del marchio con uno spirito imprenditoriale in sintonia con le moderne leggi del marketing riuscendo a far affermare il marchio Marinella anche all'estero, dagli Stati Uniti al Giappone. La produzione firmata Marinella ha conservato la scrupolosa attenzione alla qualità delle materie prime e la curatissima fattura ancora oggi rigorosamente artigianale, per queste cravatte "napoletane veraci".
Nel tempo, si sono avvicendati tra i clienti volti noti e prestigiosi: Luchino Visconti ne ordinava moltissime, tutte con fondo blu o rosso, sfoderate come foulard che coordinava a coloratissimi fazzoletti da taschino di seta indiana; Aristotele Onassis ne comprava dodici per volta, rigorosamente nere in modo da scoraggiare gli interlocutori e non far mai trapelare di che umore fosse. Le cravatte Marinella sono state al collo degli uomini più eleganti e famosi: in bottega è custodito gelosamente il libro delle firme dove sono contenuti gli autografi di molte teste coronate e presidenti di stato, alti esponenti della politica e dell’imprenditoria, della cultura e dello spettacolo. Sono stati al collo di tutti presidenti americani da Kenndy in poi, compreso Bill Clinton al quale le regalò la moglie Hilary. Oggi tra i blasonati clienti ci sono Re Juan Carlos e il principe Alberto di Monaco, diversi esponenti di casa Agnelli, ma anche Berlusconi e D’Alema…Uomini dotati di buon gusto, che non vogliono rinunciare alla cravatta confezionata su misura da mani esperte, uomini per i quali una cravatta Marinella è un vero “nodo d’autore”.
Due illustri blasoni affiancano il marchio Marinella sin dalle origini, a testimonianza del prestigio che il negozio acquisisce da subito: quello dell’Ordine della Giarrettiera, quale fornitore della Casa Reale Inglese, e lo Stemma Borbonico. Nel corso di quasi un secolo di attività, molti sono stati i riconoscimenti ricevuti, culminati lo scorso 2 giugno 2011 con il conferimento, da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, dell’onorificenza di Cavaliere del Lavoro a Maurizio Marinella, esponente della terza generazione della famiglia fondatrice. L’ordine al “Merito del Lavoro”, istituito nel 1901 da Vittorio Emanuele III, premia l’insignito non solo per una specifica attività intrapresa, ma lo vincola anche ad un impegno etico e sociale volto al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro del Paese. A questo importante riconoscimento si sono aggiunti una laurea Honoris Causa da parte dell’Unione delle Università Popolari e, nel mese di gennaio 2012, altri due prestigiosi premi, l’Internationalisation Business Award ed il Premio Leonardo Qualità Italia 2011. L’internationalisation Business Award è stato conferito a Maurizio Marinella dall’UK Trade Investment (UKTI) per il contributo all’innovazione ed all’internazionalizzazione dato dall’azienda napoletana al sistema produttivo britannico. Il Premio Leonardo Qualità Italia 2011, ricevuto ancora una volta dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano, in riconoscimento della “qualità e dell’eccellenza espresse dal suo lavoro e dalla sua azienda che può essere considerata altamente rappresentativa del made in Italy e che condivide la responsabilità di sostenere la posizione e l’immagine dell’Italia nel mondo.”

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